4 apr 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva sulle cosiddette Case green (Direttiva sul rendimento energetico - EPBD).
L'obiettivo è rendere gli edifici meno impattanti sull'ambiente: le nuove costruzioni già nel 2028 dovranno essere a emissioni zero, mentre per il resto si procederà gradualmente iniziando ad aumentare l'efficienza energetica alla classe D entro il 2033.
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Nell'Unione tutti gli edifici già costruiti (salvo deroghe) dovranno essere ristrutturati entro il 2033 per arrivare almeno nella classe con indice di prestazione energetica D.
Le classi energetiche più performanti sono le A4, A3, A2, A1 - cui è assegnato un valore elevato - seguite poi dalle classi B, C, D, E, F e G, quella col punteggio più basso.
La classe D viene attribuita mediamente a case costruite abbastanza di recente, di solito dal 2005 in poi: è caratterizzata da un indice di prestazione energetica compreso tra 1,50 e 2,00 kWh per metro quadro all’anno (quasi la metà rispetto a un edificio in classe G e circa il quadruplo rispetto ad uno in A1).
Per scalare la classifica - ottenendo prestazioni migliori, consumi più bassi e minor impatto ambientale - occorre fare interventi strutturali (infissi isolanti, caldaie, coibentazione delle mura, eccetera) e installare impianti per produrre energia senza combustibili fossili (è il caso dei pannelli solari).
La direttiva Case green prevede inoltre che tutti i nuovi edifici costruiti dal 2028 in poi siano a emissioni zero. Già dal 2026 dovranno esserlo i nuovi edifici utilizzati o gestiti dal pubblico e quelli di proprietà di enti pubblici.
Inoltre, dal 2028 le nuove costruzioni dovranno essere fornite di pannelli solari, purché sia tecnicamente fattibile e sostenibile dal punto di vista economico.
Ovviamente, rispettare queste indicazioni per quel che riguarda gli edifici già esistenti ha un costo, tanto più alto quanto più sono stati costruiti lontano nel tempo.
Oggi il costo medio per passare dalla classe G alla D si collocherebbe, per un appartamento di 105 m2, fra 40.000 e 55.000 euro, sostiene l'Associazione delle società di ingegneria e architettura (OICE) aderente a Confindustria. L'Enea invece ha stimato un po' meno: circa 30.000 euro per singola abitazione.
I costi elevati impongono che ogni Stato provveda a incentivare, fiscalmente e finanziariamente, le ristrutturazioni. Tanto più che a livello nazionale il 75% delle abitazioni appartiene alle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, con una netta prevalenza di quelle in classe G (sono il 55%).
Anche l'Italia dovrà dunque predisporre un piano nazionale di sostegno.
Occorre poi considerare che ogni Stato dell'UE potrà adattare il piano alla situazione e alle esigenze tipiche del Paese. La direttiva europea prevede già deroghe per gli edifici di pregio artistico, storico, per gli edifici di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore a 50 m2.
Il rischio però è che, nel frattempo, il valore delle abitazioni a bassa efficienza energetica possa subire un forte calo.
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