La politica monetaria della BCE e i riflessi sui mutui
21 ott 2025 | 7 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

In uno scenario mondiale caratterizzato da molti fattori di incertezza, guardando al proprio piccolo orto, si sente forte il bisogno di punti fermi, di rassicurazioni e di evitare i contraccolpi, o quanto meno esserne attrezzati. L’obiettivo è ritagliarsi certezze, avere un orizzonte stabile, a maggior ragione se si porta sulle spalle un progetto impegnativo come l’acquisto di un immobile finanziato da un mutuo.
Sommario
Se si rientra tra i proprietari degli oltre 770 mila immobili gravati da un mutuo ipotecario (dato Agenzia delle Entrate 2025), sono diventati familiari alcuni fondamentali vocaboli dell’economia e dell’educazione finanziaria, con cui fare i conti, come inflazione, tassi e domanda interna. Tutti strettamente collegati, come le sfere che fa roteare un giocoliere.
Il giocoliere in questione è colei che indirettamente ha in mano le sorti della nostra piccola ricchezza, agendo sul costo del denaro e, inevitabilmente, sull’andamento dei tassi, delle rate e dei soldi che restano, o meno, sul conto corrente, una volta adempiuta la scadenza del pagamento: la Banca Centrale Europea.
I suoi bollettini periodici sono interpretati, dai mercati e dagli analisti, un po' come gli antichi facevano con il volo degli uccelli o altri elementi naturali. Qui si scompongono i termini dei comunicati e le scelte in prospettiva. L’ultima scelta dell’11 settembre è stata accolta con soddisfazione, una conferma del costo del denaro, senza interventi in aumento o in diminuzione, quindi, di per sé una non notizia, ha avuto l’effetto di consolidare i mercati, piacendo agli osservatori, e ha conferito in una parola certezza e stabilità, quella che ora si cerca. Vediamo perché.
Il punto di arrivo (per il momento)
La scelta della BCE di mantenere i tassi invariati durante l’ultima riunione dell’11 settembre 2025 rappresenta il secondo stop consecutivo dopo un ciclo di otto tagli, prima della pausa di luglio. L’ultima riduzione, di 25 punti base, risale infatti a giugno 2025.
La cosa non ha fatto storcere il naso a chi vuole un colpo di scena a tutti i costi, tutt’altro: gli analisti se lo aspettavano e dunque la conferma non ha provocato riflessi negativi sui mercati che, anzi, hanno dato segno di comprendere e apprezzare questa scelta.
La strategia della BCE
L’impegno della BCE al momento, è non vincolarsi, per avere le mani libere a parare eventuali colpi. Un approccio di intervento dinamico, senza strategie precostituite, mutevole perché mutevole è la realtà economica e politica. L’approccio della BCE è sintetizzato nel comunicato di settembre, simile ai precedenti, con cui fornisce i criteri che hanno guidato la banca di Francoforte nella scelta di lasciare i tassi di interesse invariati.
Lo scenario attuale è quanto di più caotico si possa presentare, agli occhi di un osservatore a cui è stato affidato il compito di fare previsioni economiche attendibili: crescenti tensioni geopolitiche, incertezze commerciali (un termine per tutti: dazi) e le scelte a esse legate della politica statunitense, i rischi correlati a eventi climatici estremi.
Questi elementi metterebbero a rischio una funzione di cui si sente il bisogno: la credibilità, ancora di più, la credibilità di una istituzione come la BCE che, in caso contrario, dovrebbe smentire sé stessa e le sue scelte.
Approccio guidato dai dati
Ecco dunque il primo messaggio che arriva dalla nota della BCE: analizzeremo le informazioni e prenderemo le decisioni, senza fare previsioni a priori. “Il Consiglio direttivo”, enuncia il comunicato di settembre 2025, “seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”.
Più nel dettaglio, la BCE continuerà a osservare la “valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a essa associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
Dunque questo nuovo paradigma non è solo una scelta tattica, ma un potente strumento di politica monetaria a sé stante, che consente alla BCE di gestire le aspettative senza rimanere vincolata a impegni che potrebbero rivelarsi impraticabili.
La presidente della BCE Christine Lagarde, riconoscendo che la banca da lei presieduta non si trova su un "percorso predeterminato", e che le future decisioni verranno prese "riunione per riunione" in base all’evoluzione dei dati macroeconomici disponibili, non è stata giudicata dai mercati debole e senza strategia ma, al contrario, la sua è stata valutata come una risposta strategica a un contesto globale eccezionalmente instabile.
Si punta, dunque, all’analisi del dato giorno per giorno, si abbandona quel ruolo un po' di indovino dei mercati di una strategia prospettica che anticipava le future mosse di politica monetaria.
Le variabili osservate che hanno determinato la scelta della Bce sono dunque:
- Inflazione stabile al 2%;
- Mercato del lavoro forte;
- Domanda interna solida;
- Incertezza commerciale ridotta.
L’inflazione
E veniamo all’analisi dei dati che determinano le scelte. L’origine del tutto: l’inflazione. L’aumento continuo e sostenuto dei prezzi di beni e servizi a fronte di una riduzione di capacità di potere d’acquisto. È lei a determinare i tagli, gli aumenti, lo stallo della politica monetaria. È lei che ci fa sentire più poveri o più ricchi.
Le nuove proiezioni degli esperti della BCE tracciano un quadro dell’inflazione simile a quello dell’esercizio previsivo di giugno. L’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,1% nel 2025, all’1,7% nel 2026 e all’1,9% nel 2027; l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,4% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e all’1,8% nel 2027. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. La decisione dei tassi fermi è stata determinata principalmente dalla fluttuazione stabile dell’inflazione, ma si mantiene la vigilanza delle componenti prezzi ed energia.
Perché questo dato è considerato positivo dalla BCE? È quasi perfettamente in linea con l'obiettivo di stabilità dei prezzi a medio termine del 2% fissato dal consiglio direttivo e, per la Bce, è una conferma che il processo disinflazionistico è ben avviato.
Domanda interna e PIL
L’economia dovrebbe crescere, secondo le stime BCE, dell’1,2% nel 2025, con una correzione al rialzo rispetto allo 0,9% atteso a giugno. La crescita prevista per il 2026 risulta ora lievemente inferiore, all’1,0%, mentre per il 2027 resta invariata, all’1,3%. La BCE ha rivisto al rialzo le stime di crescita del prodotto interno lordo, per il 2025, all’1,2%. Il segnale è letto come resiliente, cioè capace di adattarsi ai cambiamenti e reagire, e unito al dato sul mercato del lavoro, considerato solido, rafforza nella convinzione della stabilità del costo del denaro, senza necessità di ulteriori interventi. Allo stesso tempo, consente di continuare il monitoraggio delle politiche monetarie. Quando si parla di domanda interna si fa riferimento alla richiesta di un singolo paese di beni e servizi che possono essere offerti. Rientrano nelle voci osservate: i consumi privati, gli investimenti privati, la spesa pubblica, le importazioni. La domanda interna indica la propensione e il potenziale consumo, e dunque il benessere, di quel paese.
Mercato del lavoro
La presidente Lagarde nel suo discorso ha attribuito al mercato del lavoro molta solidità. L’affermazione, unita al miglioramento del reddito disponibile reale, è stata interpretata come un fattore che continuerà a sostenere i consumi e, di conseguenza, la crescita. In questo senso, va letta la revisione al rialzo delle proiezioni per il prodotto interno lordo del precedente paragrafo: non è una negazione dei dati deboli, ma una dichiarazione di fiducia nella capacità intrinseca dell'economia dell'Eurozona di superare gli shock temporanei e di mantenere una traiettoria di ripresa.
Le scelte
La decisione della BCE di mantenere i tassi stabili ha implicazioni dirette per le famiglie e per il mercato immobiliare. Per i mutuatari, tassi di riferimento della BCE stabili vuol dire stabilizzazione dei tassi sui mutui a tasso variabile. In Italia, ad esempio, il tasso medio sulle nuove operazioni per l'acquisto di abitazioni si è attestato al 3,31% ad agosto 2025, in leggero aumento rispetto al mese precedente, ma ancora significativamente più basso. In un contesto in cui l'Euribor mostra una tendenza al ribasso, i mutui a tasso variabile potrebbero tornare a essere un'opzione più vantaggiosa rispetto a quelli a tasso fisso per chi intende accendere un nuovo finanziamento nei prossimi rispetto ai massimi raggiunti nel 2023. Inoltre, il mercato immobiliare continua a mostrare segnali di forza, con l'Indice dei prezzi delle case nell'Eurozona che ha raggiunto il suo massimo storico nel primo trimestre del 2025. La politica della BCE si basa in parte sull'ipotesi che la discesa dei tassi e il conseguente aumento del reddito disponibile reale delle famiglie possano stimolare i consumi. Tuttavia, l'efficacia di questo meccanismo è oggetto di dibattito.
In conclusione: per coloro che si accingono ad aprire un mutuo, in questo contesto un mutuo a tasso variabile vuol dire rate per il momento abbastanza stabili e tendenzialmente inferiori rispetto al tasso fisso attualmente praticato, ma nessuno ha la sfera di cristallo e non si possono prevedere con certezza eventuali fluttuazioni nel tempo. Al contrario, un mutuo a tasso fisso significa certezza per il lungo termine, mettersi al riparo dal pensiero fluttuazione. La certezza comporta però un costo più elevato delle rate: come soluzione alternativa, il fisso può essere il riparo per chi sceglie prima il variabile e poi, attraverso le procedure di cambio mutuo, vi approda se la rata si fa troppo alta.

Giornalista professionista dal 2004 e vicecaporedattore per ItaliaOggi, scrive del Fisco in ogni sua forma. Ha fatto incursioni su Classcnbc e Tgcom per raccontare le novità di manovra di bilancio, sanatorie fiscali e storie di elusione.
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