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Ecco perché la BCE ha bloccato i tassi dopo 10 rialzi consecutivi

9 nov 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.

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Il 26 ottobre 2023 la Banca Centrale Europea ha annunciato uno stop all'aumento dei tassi.

I tassi di interesse, che si riflettono sui tassi applicati dalle banche ai cittadini per ottenere mutui immobiliari e altri tipi di finanziamenti, si sono dunque stabilizzati dopo 10 rialzi consecutivi.

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I mutui a tasso variabile

Considerata questa stabilizzazione dei tassi, chi ha un mutuo a tasso variabile non dovrebbe vedere un rincaro delle rate

È la prima volta che la BCE prende questa scelta dopo dieci aumenti consecutivi, attuati a partire da luglio 2022 per rallentare l'inflazione diminuendo la circolazione di denaro. Tutto ciò è merito della forte frenata dell’inflazione a livello UE e pure in Italia.

La presidente della Banca centrale, Christine Lagarde, ha affermato che il fenomeno inflattivo nell’area euro è ancora piuttosto alto, sebbene stia perdendo potenza con gradualità.

Le scelte precedenti

Soltanto poco più di un mese e mezzo fa, il 14 settembre 2023, Lagarde aveva annunciato un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base. Il tasso di rifinanziamento principale era arrivato al 4,5%, i tassi sui depositi e sui prestiti marginali avevano raggiunto, rispettivamente, il 4% e il 4,75%.

Inflazione giù

Durante gli ultimi 12 mesi l'inflazione ha rallentato e il livello medio dei prezzi è lentamente diminuito, a settembre 2023 nell’Eurozona la media dell’inflazione era infatti sul +4,3% (-0,9% rispetto ad agosto 2023).

A ottobre 2023 si è registrata una forte frenata, con un incremento annuale del 2,9% (-1,4% rispetto a settembre 2023), merito soprattutto del calo dei costi di prodotti energetici. Si tratta dei livelli più bassi da luglio 2021.

In Italia crollo record

E la situazione in Italia? L’inflazione a settembre 2023 era salita dello 0,1% rispetto al mese precedente, arrivando al 5,3%

Mentre per quel che riguarda ottobre 2023, i dati preliminari Istat indicano un crollo a +1,8% su base annua, sempre grazie soprattutto al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei prodotti energetici.

La frenata tricolore

La frenata italiana è quasi del tutto spiegabile col forte cedimento del costo dell'energia e delle spese per la casa (-17,6% in un anno), che costituiscono il 12,1% delle uscite familiari

L’inflazione italiana di fondo, senza contare energetici e alimentari freschi, ha registrato un calo da +4,6% a +4,2%; quella al netto dei soli energetici è scesa da +4,8% a +4,2%.

Un po’ di ottimismo

Sembrerebbe che nella sede tedesca della BCE ci sia un relativo ottimismo, sebbene la prudenza non venga persa di vista. Quindi non è impossibile che venga deciso in futuro un ulteriore aumento dei tassi, come ha lasciato intendere la stessa Lagarde. 

Il suo obiettivo è portare l’inflazione al 2%. Quindi, vista l’instabilità della situazione economica e geopolitica internazionale, non si può escludere nulla.

PIL europeo in stallo

Comunque il calo dell’aumento dei prezzi segnala anche un rallentamento dell’economia dell’UE. È una conseguenza della diminuzione del commercio planetario e del calo dello sviluppo cinese. 

Secondo la BCE, a fine 2023 il prodotto interno lordo (PIL) dell’Unione sarà in crescita solo dello 0,7% rispetto al 2022. Nel 2024 arriverà all’1%, nel 2025 all’1,5%.

Crescita zero in Italia

Su questo fronte, la situazione italiana è in linea con quella del resto d’Europa: nel terzo trimestre la crescita è stata pari a zero rispetto al trimestre precedente. 

Nello stesso trimestre il PIL della Germania è sceso dello 0,1%, quello della Francia è aumentato dello 0,1%, mentre in Spagna è andata un po’ meglio: + 0,3%.

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