Mutui: calano quelli a tasso fisso e cresce il variabile
11 ago 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.

L’era dei tassi ai minimi storici è tramontata.
L’Irs, l’indice di riferimento al quale sono agganciati i tassi d’interesse per i mutui a tasso fisso, nel secondo trimestre dell’anno è tornato a salire sino a raggiungere valori molto vicini a quelli di otto anni fa.
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Il forte aumento dell’Irs
Più in dettaglio, l’Irs a 20 anni è passato dall’1,10% medio rilevato nel mese di Marzo al 2,22% nel mese di Luglio dopo aver toccato a fine Giugno una punta del 2,58% e, ora, si sta attestando sul 2,10%.
L’Euribor torna positivo
Anche l’Euribor, il parametro che determina il valore del tasso variabile, se riferito a 3 mesi, dopo 7 anni in terreno negativo è tornato su valori positivi.
Sono i dati relativi al secondo trimestre 2022 emersi dall’analisi della Bussola Mutui Crif, che evidenzia anche come il rialzo dei tassi Bce avvierà una nuova fase di politica monetaria.
Il tasso fisso è meno gettonato
Nel frattempo cala la propensione delle famiglie a stipulare mutui a tasso fisso: da circa il 94% delle preferenze, registrate sul canale online negli ultimi 12 mesi, le richieste scendono al 74% nel secondo semestre 2022.
Più interesse per il variabile
Al contrario, aumentano le richieste di mutuo a tasso variabile che, sempre sul canale online, vale il 18%, mentre il variabile con CAP arriva al 7%.
Quest’ultimo, in particolare, anche grazie a nuove e convenienti offerte delle banche, nel mese di Luglio, sul canale online, si è aggiudicato una quota del 29% sul totale.
In definitiva, dopo che per un paio d’anni il tasso fisso ha fatto la parte del leone, ora il trend sembra invertirsi.
Perché si punta sull’Euribor
Secondo il Crif infatti i nuovi mutuatari si starebbero progressivamente indirizzando verso il variabile sperando in un rialzo moderato dell’Euribor e lasciandosi al contempo la possibilità di una surroga futura verso il fisso in caso di aumenti consistenti.
Una prima conseguenza del forte rialzo degli indici di riferimento ha spinto le banche ad adeguare le offerte di mutuo, oggi meno vantaggiose rispetto al passato recente.
I più penalizzati sono i giovani
I primi a farne le spese sono stati i giovani under 36 dopo che le banche, nel mese di Giugno, hanno sospeso l’offerta di mutui agevolati a tasso fisso garantiti dal Fondo di Garanzia prima casa proprio a causa dell’impennata dell’Irs cominciata all’inizio dell’anno.
Di fatto, con l’aumento registrato dall’Irs, i Taeg (Tasso annuo effettivo globale), cioè i tassi che esprimono percentualmente il costo totale di un finanziamento, hanno superato le soglie limite indicate ogni 3 mesi da Banca d’Italia, impedendo così agli istituti di credito di proseguire con le offerte a tassi agevolati.
Di conseguenza, le richieste di mutuo da parte della fascia di giovani under 36, che negli ultimi mesi hanno trainato il settore dei mutui con una quota superiore al 30% del totale, hanno invertito la rotta cominciando a diminuire.
Le banche ora puntano sul Cap
È in questo contesto che nel secondo semestre 2022 le banche hanno iniziato a lanciare offerte di mutuo a tasso variabile con Cap con rate più leggere e che, anche a fronte di nuovi aumenti dei tassi, assicurano che gli interessi da versare non possano superare il limite fissato nei contratti.
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