7 mar 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
Negli ultimi mesi l’inflazione è cresciuta in modo considerevole, sia a causa della ripresa economica seguita alla pandemia, sia per il rincaro dei costi energetici.
L’aumento del carovita, registrato a febbraio, è, secondo le stime previsionali dell’Istat, del +5,7% su base annua.
Ben oltre l’obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea.
La fiammata registrata dall’inflazione è stata giudicata inizialmente come un fenomeno transitorio che non sarebbe andato oltre il primo semestre 2022. Questa certezza ora non c’è più. Di conseguenza anche l’ipotesi di un rialzo dei tassi di interesse non è da scartare, il che influirebbe sul costo dei mutui e dei finanziamenti. Va però anche detto che l'inizio di una lenta risalita dei valori, a partire dalla fine di quest'anno, era già stato ampiamente previsto dagli analisti nei mesi scorsi.
Quando l’inflazione e troppo alta e corre più veloce dell’aumento dei salari vuol dire che si riduce il potere d’acquisto di famiglie e imprese. Di conseguenza, vengono promosse manovre restrittive che favoriscono il risparmio e limitano gli investimenti, con il risultato che se la domanda diminuisce anche l’aumento dei prezzi tende a rallentare.
Normalmente, per tenere sotto controllo l’inflazione, la Banca centrale europea interviene sui tassi d’interesse, utili a determinare il costo del denaro. Cioè li aumenta se l’inflazione corre e li diminuisce quando si vogliono incentivare gli investimenti e spingere l’economia. Siccome dal costo del denaro fissato dalla Bce dipendono i tassi di interesse applicati dalle banche sui finanziamenti è facile intuire il legame che intercorre tra mutui e inflazione.
Chi sta già ripagando un mutuo a tasso fisso non deve preoccuparsi perché il tasso pattuito rimane invariato sino alla scadenza contrattuale. Chi invece è in procinto di chiederne uno può aspettarsi dei rialzi, come dimostrano i piccoli aumenti già registrati nei mesi scorsi. Tuttavia, gli interessi sui mutui a tasso fisso sono ancora convenienti e certamente più vantaggiosi di quanto potranno essere nei prossimi anni. Gli esperti consigliano tuttora il tasso fisso per non rischiare indesiderati aumenti delle rate negli anni a venire
Attualmente i mutui a tasso variabile sono più convenienti rispetto al fisso perché dipendono dall’indice Euribor che si mantiene ancora su valori negativi. Ma fino a quando? Il variabile presenta infatti margini di incertezza più ampi perché i coefficienti di riferimento sono condizionati dalle oscillazioni del mercato. Se l’inflazione continua a crescere è plausibile un loro aumento che andrà, quindi, a incidere sull’entità delle rate. Pertanto, se si vuole chiedere un mutuo, prima di scegliere è bene farsi due conti in funzione sia della durata del mutuo sia della propria situazione reddituale, valutando la propria capacità di assorbimento di eventuali rincari delle rate.
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