10 giu 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
A dicembre 2021 la Ue ha presentato il piano per l’efficienza energetica degli edifici, parte del programma ‘Fit for 55’, che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 rispetto al 1990.
A che punto sono gli edifici italiani dal punto di vista energetico?
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Gli standard minimi previsti dal piano stabiliscono che:
Il piano comunitario prevede inoltre che gli immobili dovranno essere alimentati, quanto più possibile, da fonti di energia rinnovabili, evitando così le emissioni inquinanti da fonti fossili.
In caso di mancato adeguamento la Ue non ha previsto sanzioni ma saranno eventualmente i singoli Paesi a decidere.
Qualche dato arriva dall’annuale rapporto realizzato da Enea in collaborazione con I-Com (Istituto per la competitività) e Fiaip, la Federazione italiana degli agenti immobiliari professionisti.
Lo studio evidenzia che nel 2021 è cresciuto il numero di immobili ad alta efficienza energetica compravenduti e, in particolare, il 30% degli acquisti di abitazioni nuove ha interessato immobili di classe A1 (la più efficiente).
Tuttavia, la qualità energetica degli edifici si mantiene stabile e ancora distante dagli obiettivi 2030 fissati dalla Ue, nonostante i passi avanti registrati grazie all’introduzione del Superbonus e di altri incentivi edilizi 'green'.
Il rapporto rileva che nel 2021 gli edifici di classe G (la meno efficiente) risultano ancora predominanti, nonostante un aumento della qualità energetica degli edifici usati e ristrutturati, dovuto in larga parte agli incentivi fiscali. In particolare:
Secondo gli agenti immobiliari intervistati, il 60% degli acquirenti ha una sufficiente consapevolezza circa l’importanza dell’efficienza energetica.
Sul fronte della valorizzazione degli edifici efficienti, risulta inoltre che quasi il 40% di chi vende immobili ha una buona (23%) o molto buona (15%) capacità di valorizzare l’aspetto relativo all’efficienza.
A cosa sono più sensibili gli acquirenti?
Secondo gli agenti immobiliari, infine, il settore finanziario non ha sufficientemente compreso il valore aggiunto dato dall’efficienza energetica degli immobili.
Gli istituti di credito e le banche sono ancora cauti perché temono frodi o insolvenze, e sono condizionati da scarse competenze nella valutazione dei progetti di efficienza energetica.
Di conseguenza, si tende a escludere il risparmio energetico dai fattori di garanzia del finanziamento.
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