29 set 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
I tassi di interesse si sono alzati ulteriormente dopo la decisione presa dalla Banca Centrale Europea il 20 settembre 2023.
Un aumento di 25 punti base adottato per contrastare l’inflazione nell’area Euro, con l'obiettivo di riportarla al 2% entro il 2025.
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Così i tassi applicati dalla BCE sulle operazioni principali di rifinanziamento sono arrivati al 4,50%, con un innalzamento di altri 25 punti base. Ciò ha avuto contraccolpi su quelli applicati dalle banche ai mutui immobiliari. La media del tasso effettivo globale (Taeg) il 22 settembre scorso arrivava al 4,05% per quelli fissi, e al 4,60% per quelli variabili: le percentuali più alte dal 2012.
Tuttavia molti si chiedono: la situazione migliorerà oppure no?
Quest’ultimo interrogativo è legittimo, considerato che il capo economista della Banca centrale europea, Philip Lane, ha recentemente affermato: "Le nostre decisioni future garantiranno che i tassi di interesse chiave della BCE siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario".
L'inversione di tendenza dipende dunque dagli effetti sull’inflazione della politica monetaria della BCE. Per questo motivo non è ancora possibile prevedere con certezza quello che accadrà.
Nel frattempo, tantissime famiglie con mutui a tasso variabile hanno visto aumentare le rate fino al doppio. Anche coloro che vorrebbero acquistare in questo periodo si trovano in una situazione complessa, dal momento che il costo dei mutui è cresciuto considerevolmente.
Chi vorrebbe comprare un’abitazione si domanda se è il caso di attendere un calo dei tassi. Come abbiamo visto, la BCE non esclude di procedere con nuovi aumenti, nel caso l’inflazione non dovesse calare adeguatamente.
Questo è il motivo per cui oggi solo 1 aspirante proprietario su 10 sceglie il tasso variabile, che può salire se i tassi BCE aumenteranno ancora (e scendere qualora si dovesse cominciare a intravedere la fine del tunnel inflattivo); 9 su 10 scelgono invece il fisso, che è alto ma al sicuro da eventuali nuovi aumenti.
C’è però quel 10% che scommette ancora sul variabile. Per quale motivo? Chi adotta questa scelta pensa che ormai sia stato raggiunto il picco, quindi gli appare inevitabile, a medio termine, un progressivo calo dei tassi di uno o due punti.
In questo caso, tuttavia, chi accetta la scommessa deve essere sicuro di poter sopportare, per qualche tempo, un eventuale aumento della rata, per poi puntare su un suo progressivo calo sotto il livello degli attuali mutui a tasso fisso.
Chi ha già un mutuo a tasso variabile può passare a tasso fisso senza costi aggiuntivi purché rispetti i requisiti previsti dalla nuova normativa:
La nuova rata potrebbe alzarsi leggermente, rimanendo però bloccata a quel livello.
E chi non possiede le caratteristiche reddituali appena citate?
Può chiedere alla sua banca di rinegoziare il mutuo: di solito si ottengono rate inferiori allungando la durata del prestito, con un aumento dei costi finali.
Si può anche scegliere, gratuitamente, la surroga. Questa consiste nella richiesta di un nuovo mutuo a una banca diversa da quella di cui cui si è già clienti. Lo scopo è quello di ottenere un tasso più basso e un allungamento della rateazione. Se la banca nuova dà il via libera, dopo aver considerato con attenzione le caratteristiche del richiedente, può essere una buona soluzione.
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