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29 giu 2021 | 4 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.

Il bonus facciate fa parte del pacchetto di agevolazioni per l’edilizia che permettono di effettuare lavori di ristrutturazione su immobili di proprietà e non solo, sfruttando i relativi bonus fiscali.

Più in particolare, il bonus facciate è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2020 (art. 1) ed è stato prorogato dalla Legge di Bilancio 2021 sino al 31 dicembre 2021. Consente di realizzare interventi di recupero o di restauro sulle facciate esterne degli edifici, ottenendo uno sconto del 90%.

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Ad esempio, se per rifare la facciata si spendono 10 mila euro, la detrazione è di 9 mila euro e la spesa per il beneficiario è pari a 1.000 euro. Il bonus facciate non prevede inoltre né un tetto massimo di spesa né un limite massimo di detrazione.

Gli interventi ammessi alla detrazione

Usufruiscono della detrazione tutti i lavori effettuati sulle superfici esterne di immobili già esistenti e di qualsiasi categoria catastale, purché visibili da suolo pubblico (ad esempio, la strada).

Sono invece esclusi gli interventi realizzati sulle facciate interne che guardano, ad esempio, su un giardino o su un cortile.

Rientrano nei lavori ammessi in detrazione:

  • la pulitura o la tinteggiatura;

  • gli interventi "su balconi, ornamenti o fregi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura";

  • gli interventi "sulle strutture opache della facciata influenti dal punto di vista termico o che interessino oltre il 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio";

  • i lavori finalizzati al decoro urbano su cornicioni, grondaie, parapetti e pluviali.

Oltre a questi costi si possono portare in detrazione anche:

  • le spese sostenute per la progettazione, per l'acquisto dei materiali, per il loro smaltimento e per le "altre prestazioni professionali" legate agli interventi come, ad esempio, i costi per l’installazione dei ponteggi;

  • le eventuali imposte e tasse.

Un’altra condizione necessaria per l’accesso al beneficio è che l’immobile si trovi nelle zone A e B, individuate dal decreto n. 1444/68 del Ministero dei Lavori pubblici, "o in zone a esse assimilabili".

Chi può usufruire della detrazione

Lo sconto fiscale spetta a chi sostiene le spese e possiede l’immobile sul quale vengono realizzati i lavori, cioè il proprietario o il nudo proprietario, o a chi lo detiene a fronte di un "titolo idoneo" che certifichi un diritto reale. Ad esempio l’usufruttuario o l’affittuario con regolare contratto di locazione che deve però essere autorizzato dal proprietario.

Più in particolare possono beneficiare della detrazione:

  • le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni;

  • gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;

  • le società semplici;

  • le associazioni tra professionisti;

  • i contribuenti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, società di

  • persone, società di capitali.

Come sfruttare lo sconto

Quando la norma sul bonus facciate è stata introdotta, era previsto che l’agevolazione potesse essere sfruttata esclusivamente attraverso una detrazione fiscale, cioè uno sconto sulle tasse.

Il decreto Rilancio (34/2020, art. 121), convertito nella legge 77/2020, ha successivamente esteso anche al bonus facciate, per gli anni 2020 e 2021, la possibilità di usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura.

Vediamo come funzionano le tre opzioni:

Detrazione Irpef

Chi sceglie la detrazione Irpef, in sede di dichiarazione dei redditi, può detrarre il 90% delle spese sostenute ripartite in 10 quote di pari entità e nell’arco di 10 anni. Va ricordato che, se in ciascun periodo d’imposta, l’importo non trova capienza fiscale non può essere recuperato nei periodi successivi e nemmeno chiesto come rimborso. In pratica, se abbiamo sostenuto una spesa di 10mila euro, lo sconto fiscale è pari a 9mila euro (90% di 10mila). Vuol dire che, nell’arco di 10 anni, ogni anno si possono detrarre dalle tasse 900 euro (9mila:10).

Cessione del credito

Con la cessione del credito, il beneficiario, dopo aver saldato l’impresa che effettua i lavori, può trasferire a un soggetto terzo (banche, assicurazioni o altro) il credito fiscale corrispondente e rientrare in possesso del 90% di quanto speso. Da notare che anche il soggetto terzo a cui si cede il credito, a fronte del servizio, realizza un guadagno sull’operazione. Generalmente il rimborso oscilla infatti tra gli 80 e i 90 euro ogni 100 euro di credito ceduto. Per tornare all’esempio di prima: se si cede un credito pari a 9mila euro e il soggetto terzo rimborsa 90 euro ogni 100, vuol dire che l’importo reale che verrà accredito al beneficiario sarà pari a 8.100 euro con un guadagno di 900 euro per il soggetto al quale il credito viene trasferito.

Sconto in fattura

Con lo sconto in fattura, l’impresa che esegue i lavori si accolla il corrispettivo dell’importo da scontare. L'impresa, successivamente, può a sua volta decidere se detrarre tale importo dalle tasse secondo le modalità prestabilite oppure trasferirlo a un terzo soggetto tramite cessione del credito. Il committente dovrà invece pagare esclusivamente l’importo che compare in fattura, pari al costo totale dei lavori diminuito dello sconto previsto. Nel nostro caso, su una spesa di 10mila euro, il fornitore emette una fattura pari a 1.000 euro (10mila – il 90% di 10mila), che sarà pagata dal committente, e recupera i 9mila euro di differenza tramite cessione del credito o attraverso una detrazione fiscale.

Autore
castiglia masella

Giornalista professionista, collabora da diversi anni con il Sole 24 Ore (Casa24Plus, Mondo Immobiliare). In passato ha lavorato, tra gli altri, per Tempo Economico e Tgcom.

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