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Cosa cambia da gennaio per mutui, ristrutturazioni e detrazioni fiscali

13 dic 2024 | 9 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

Consulente che mostra calcoli sul mutuo al cliente

Per i mutui contratti a partire dal primo gennaio 2025 occorrerà tenere conto di un’altra variabile: la riforma delle detrazioni. Lo sconto fiscale del 19% sugli interessi passivi dei mutui dovrà essere sommato alle spese portate in detrazione e confrontato con dei tetti di spesa massimi. Mentre per le detrazioni edilizie si torna al passato, con aliquote di sconto fiscale molto contenute. Archiviata la stagione del 110%, gli interventi saranno agevolati per il 50% se si tratta di abitazione principale e del 36% se si tratta di seconda casa. Nulla cambia, almeno per il 2025, per il bonus mobili. Vediamo le novità in arrivo con la legge di bilancio 2025.

Mutuo casa: trova il migliore
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Riforma delle detrazioni: cosa rimane invariato

La legge di bilancio 2025 opera un intervento di manutenzione su quanto si può richiedere allo stato come sconto fiscale in dichiarazione.

Innanzitutto, la tagliola non si applica, e questo è importante, per i redditi lordi fino a 75 mila euro, per le spese sanitarie e, nel caso dei mutui, per i mutui stipulati fino al 31 dicembre 2024. Dopo però le regole cambiano.

La disposizione della legge di bilancio 2025 sulle detrazioni fiscali

Cosa succede oltre la soglia dei 75 mila euro lordi?

Per i contribuenti, con reddito complessivo superiore a 75.000 euro, gli oneri e le spese per i quali è prevista una detrazione dall’imposta lorda, considerati nel loro insieme, sono ammessi in detrazione fino a un ammontare. Questo ammontare è calcolato moltiplicando l’importo base in corrispondenza del reddito complessivo del contribuente per il coefficiente del numero di figli, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati, presenti nel nucleo familiare del contribuente.

Dal 2020 il problema detrazioni non sussiste se si ha un reddito di importo superiore ai 240 mila euro. Semplicemente non se ne ha diritto; mentre per redditi compresi tra 120 mila euro e 240 mila euro, c’è un andamento calante, fino ad arrivare a zero oltre i 240 mila euro.

Il tetto massimo di detrazioni che si possono scaricare in detrazione nel 2026 (periodo di imposta 2025) è dunque così rimodulato:

a) 14.000 euro, se il reddito complessivo del contribuente è superiore a 75.000 euro;

b) 8.000 euro, se il reddito complessivo del contribuente è superiore a 100.000 euro.

In presenza di figli e coniuge opera una sorta di quoziente familiare. Il coefficiente da utilizzare è pari a:

  • 0,50, se nel nucleo familiare non sono presenti figli;
  • 0,70, se nel nucleo familiare è presente un figlio;
  • 0,85, se nel nucleo familiare sono presenti due figli;
  • 1, se nel nucleo familiare sono presenti più di due figli, o almeno un figlio con disabilità.

La cifra massima è 14.000 euro

Questo specchietto del servizio studi della Camera a corredo della manovra è utile per focalizzare subito i tetti di spesa massimi detraibili per i nuclei familiari.

Per i soggetti percipienti un reddito complessivo compreso tra 75.000 euro e 100.000 euro, il livello massimo di detrazioni percepibili annualmente è pari a:

  • 14.000 euro qualora il nucleo familiare comprenda tre o più figli fiscalmente a carico (o almeno un figlio con disabilità accertata ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992 n. 104);
  • 11.900 euro qualora il nucleo familiare comprenda due figli fiscalmente a carico;
  • 9.800 euro qualora nel nucleo familiare sia presente un figlio fiscalmente a carico;
  • 7.000 euro qualora nel nucleo familiare non siano presenti figli fiscalmente a carico; Per i soggetti percipienti un reddito complessivo superiore 100.000 euro il livello massimo di detrazioni percepibili annualmente è pari a:
  • 8.000 euro qualora il nucleo familiare comprenda tre o più figli fiscalmente a carico (o almeno un figlio con disabilità accertata ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992 n. 104);
  • 6.800 euro qualora il nucleo familiare comprenda due figli fiscalmente a carico;
  • 5.600 euro qualora nel nucleo familiare sia presente un figlio fiscalmente a carico;
  • 4.000 euro qualora nel nucleo familiare non siano presenti figli fiscalmente a carico.

Gli effetti della rimodulazione sulle spese per i mutui

L’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ascoltato in Parlamento sui numeri della manovra ha analizzato gli effetti dell’operazione della legge di bilancio sui contribuenti e sulle singole voci che si portano in detrazione annualmente con la dichiarazione.

Il maggiore gettito derivante dal taglio, cioè quanto risparmia lo stato da questo intervento, si manifesta dal 2026, con un incremento stimato di circa 230 milioni. Tale risparmio è destinato, spiegano i tecnici di Upb, a crescere nel tempo, “poiché si sommeranno i ratei successivi delle spese pluriennali dei contribuenti coinvolti inizialmente con quelli dei soggetti interessati negli anni seguenti, per raggiungere 380 milioni nel 2029 e circa 900 milioni a regime”.

Le detrazioni subiranno un contenimento

Upb ha calcolato (per gli ultimi dati disponibili relativi all’anno d’imposta 2022), la composizione per tipologia delle spese detraibili per il complesso dei contribuenti.

Le spese detraibili, certificate dal dipartimento delle finanze, ammontano a circa 59,1 miliardi e riguardano oltre 25,4 milioni di contribuenti. La parte del leone delle detrazioni è quella legata alle spese sanitarie (per le quali non cambia nulla) con circa 24 miliardi (41 per cento del totale), interessando circa 22 milioni di contribuenti.

Le detrazioni relative alle spese di ristrutturazione e di arredamento rappresentano la seconda voce più importante con 19,5 miliardi (33 per cento) e 11,1 milioni di contribuenti, seguiti delle detrazioni per interessi sui mutui con 4 miliardi (7 per cento) e 3,9 milioni di contribuenti.

Hanno un peso minore le spese per la riqualificazione energetica degli edifici, la cui somma dei ratei annuali detraibili ammonta a circa 3,7 miliardi e riguarda 3,3 milioni di contribuenti. Di importo simile risultano le spese per istruzione (scolastica e universitaria) che ammontano a 3,3 miliardi per 3,9 milioni di contribuenti.

Le voci minori includono altri oneri (1,9 miliardi), assicurazioni (1,5 miliardi), erogazioni (0,4 miliardi) e spese funebri (0,8 miliardi).

Se si elimina l’importo legato alle spese sanitarie che, come detto, non è toccato dalla riforma, il complesso delle spese che saranno rimodulate, secondo i calcoli di Upb, ammonta a 35,1 mld di euro e riguarda 18,2 mln di contribuenti.

Gli effetti della tagliola sono ridimensionati dall’altra condizione della soglia reddituale: fino a 75 mila euro i contribuenti, circa 17,2 mln, potranno continuare ad avere i loro sconti fiscali senza tetti di spesa, portando in dichiarazione richieste di detrazioni pari a 28,6 miliardi di spese detraibili non sanitarie, pari a oltre l’80 per cento del totale.

La tagliola su una platea di circa 1,1 mln di contribuenti

Dunque, la rimodulazione va a toccare una platea di circa 1,1 mln di contribuenti, il 6% del totale, che però incide con il 19% della spesa portata in detrazione. Una media, calcola Upb, di 5.910 euro per contribuente. “Quest’ultima è oltre quattro volte superiore a quella dei contribuenti con reddito fino a 25.000 euro e più che doppia rispetto a quella dei contribuenti nella fascia tra 25.000 e 50.000 euro”.

A questo flusso, pari a 6,5 mld di spesa, spiega Upb, solo una parte sarà interessata dai tagli, poiché la riforma limita la detraibilità esclusivamente per le spese che eccedono determinate soglie, quelle viste in precedenza, stabilite in base al numero dei figli a carico. Inoltre, cosa da valutare bene, la riforma si applica solo alle spese effettuate dal 2025, lasciando inalterata la detraibilità dei ratei relativi alle spese pregresse. L’impatto della riforma a regime, quando tutti i ratei delle spese pluriennali saranno soggetti alle nuove limitazioni, è stato stimato da Upb sempre con riferimento all’anno 2022.

A causa delle soglie più stringenti, la quota dei contribuenti penalizzati, con reddito oltre i 100.000 euro, risulterebbe più elevata (40 per cento). Nel complesso, circa il 49 per cento della spesa risulterebbe indetraibile, per un ammontare di 3,1 miliardi, di cui 0,6 relativi ai contribuenti nella fascia tra 75.000 e 100.000 euro (circa il 28 per cento delle spese) e 2,5 nella fascia superiore (circa il 60 per cento).

Le spese sono sottoposte a diverse percentuali di detraibilità. Il taglio avrebbe, dunque, differenti esiti in termini di impatto sulle detrazioni effettive a seconda della tipologia della spesa interessata. Considerando la situazione più favorevole al contribuente, cioè applicando il taglio a partire dalle spese con quota di detraibilità inferiore, e tenendo conto della progressiva indetraibilità di alcune spese per i redditi a partire da 120.000 euro disposta con la legge di bilancio per il 2020, si stima una riduzione complessiva delle detrazioni effettive a regime di circa un miliardo.

Le spese per la casa le più colpite

Le spese poi si mixano tra di loro. Quindi, quali sono le tipologie di spesa che saranno maggiormente interessate dal taglio?

L’analisi della platea, spiega Upb, dei soggetti interessati dalla riforma evidenzia un aspetto significativo: quasi tutti i contribuenti che subiscono la decurtazione hanno effettuato spese per ristrutturazione edilizia. Tuttavia, la presenza di tali spese non è di per sé determinante per l’applicazione dei tagli, dato che le ristrutturazioni sono frequenti anche tra i contribuenti non penalizzati dalla riforma.

Le spese maggiormente effettuate dai soggetti penalizzati rispetto a quelli non penalizzati sono le spese edilizie (soprattutto nella classe tra 75.000 e 100.000 euro che presenta soglie più ampie) e quelle per i mutui, mentre per le altre spese (in generale meno frequenti), tali differenziali sono più contenuti.

In particolare, i soggetti penalizzati nella classe 75.000-100.000 euro presentano una quota di spesa di istruzione più bassa (19 per cento nel gruppo dei penalizzati contro il 26 dei non penalizzati), anche per effetto della maggiorazione delle soglie per le famiglie con più figli. In assenza delle maggiorazioni, i soggetti esclusi con spese di istruzione nella classe 75.000-100.000 euro sarebbero passati dal 19 al 29 per cento. La maggiorazione delle soglie per le famiglie con figli ha quindi ridotto la quota di contribuenti colpiti dai tagli proprio sulle spese di istruzione, che sono quelle più strettamente correlate alla dimensione familiare.

Dal 2025 i lavori di ristrutturazione edilizia sono meno convenienti, ma non i mutui

La misura è una attuazione della legge di bilancio 2024 e prevede, a far data dal primo gennaio 2025, un abbassamento dell’aliquota della detrazione per i lavori di manutenzione straordinaria al 36% per tutti gli interventi che non siano prima casa e al 50% per quelli che invece sono legati alla prima casa.

Da una prima stima del Caf Acli, il 66,3% degli interventi è legato alla prima casa e sarà dunque con aliquota al 50%, anche se occorre leggere bene la norma, che non consente di applicare la detrazione al 50% se i lavori sono stati avviati prima che l’abitazione diventasse a ogni effetto abitazione principale.

Il consiglio dunque per muoversi in questa cornice normativa, se si deve richiedere un finanziamento, è di massimizzare il risparmio sul mutuo destinato alla ristrutturazione. Uno strumento sempre utile per orientarsi con le offerte presenti e le condizioni applicate è quello del confronto di diverse offerte, che in questo periodo sono già di per sé molto più vantaggiose rispetto al passato grazie al ribasso dei tassi, per scegliere quella più adatta alle proprie esigenze.

Mutuo casa: trova il migliore
Autore
cristina bartelli

Giornalista professionista dal 2004 e vicecaporedattore per ItaliaOggi, scrive del Fisco in ogni sua forma. Ha fatto incursioni su Classcnbc e Tgcom per raccontare le novità di manovra di bilancio, sanatorie fiscali e storie di elusione.

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