Impatto del taglio dei tassi BCE sui mutui fissi e variabili in Italia
12 nov 2025 | 14 min di lettura | Pubblicato da Linda M.

Dopo oltre due anni di rialzi consecutivi, a partire dalla seconda metà del 2024 si è registrata una svolta nella politica monetaria europea: la Banca Centrale Europea ha avviato un ciclo di tagli dei tassi d’interesse per sostenere la crescita economica e allineare l’inflazione all’obiettivo del 2%.
Questo cambiamento ha impattato direttamente i mutui a tasso variabile, che avevano molto risentito dell’aumento dell’Euribor e del conseguente incremento delle rate mensili, e in maniera più indiretta anche i mutui fissi. Vediamo come.
Cos’è il tasso BCE e come influenza i mutui
Il tasso della Banca Centrale Europea (BCE) è uno dei principali strumenti di politica monetaria attraverso cui l’istituto di Francoforte regola il costo del denaro e la liquidità nel sistema bancario dell’area euro.
In particolare, la BCE fissa tre tassi ufficiali:
- il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali;
- il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali;
- il tasso sui depositi presso la banca centrale.
Questi tassi influenzano a cascata il costo a cui le banche ottengono o forniscono denaro.
Quando la BCE abbassa i tassi ufficiali, generalmente il costo del credito per le banche diminuisce e, di conseguenza, diminuiscono anche i tassi applicati ai mutui (in particolare quelli a tasso variabile o indicizzati) e ad altri prestiti. Viceversa, un aumento dei tassi BCE rende più costoso per le banche reperire fondi e può riflettersi in un costo dei mutui più elevato.
In Italia, i mutui a tasso variabile spesso si basano su indicatori come l’Euribor (in particolare a 3 mesi, 6 mesi o 12 mesi) più uno spread bancario. Poiché l’Euribor risente particolarmente della politica monetaria della BCE, ogni variazione del tasso BCE può trasmettersi, con un determinato ritardo, alla rata del mutuo.
Date delle riunioni BCE e come incidono sulle decisioni sui tassi
Le decisioni del consiglio direttivo della BCE sono solitamente comunicate dopo riunioni periodiche fissate ogni sei settimane.
Nell'ultimo comunicato del 30 ottobre 2025, la BCE ha deciso di mantenere invariati i tre tassi chiave al livello attuale:
- 2,15% per le operazioni di rifinanziamento principali;
- 2,40% per le operazioni di rifinanziamento marginali;
- 2,00% per i depositi.
Si tratta della terza volta consecutiva in cui la BCE ha scelto di mantenere invariati i tassi, suggerendo che ulteriori tagli non sono imminenti e che le future decisioni saranno sempre e comunque guidate dai dati.
È quindi importante seguire il calendario delle riunioni (che riportiamo di seguito per il 2025) per capire cosa è già stato determinato e quando sono previste le prossime decisioni sui tassi:
| DATA | DECISIONE |
|---|---|
| 30 gennaio 2025 | Taglio di 25 punti base |
| 6 marzo 2025 | Taglio di 25 punti base |
| 17 aprile 2025 | Taglio di 25 punti base |
| 5 giugno 2025 | Taglio di 25 punti base |
| 24 luglio 2025 | Tassi invariati |
| 11 settembre 2025 | Tassi invariati |
| 30 ottobre 2025 | Tassi invariati |
| 18 dicembre 2025 | Da svolgere |
Quando la BCE si riunisce e decide un taglio dei tassi, le banche e i mercati iniziano ad adeguarsi. Tuttavia, come specificato dallo stesso istituto di Francoforte, è essenziale considerare che:
- le decisioni vengono prese sulla base di dati economici e inflazionistici e non su impegni predefiniti;
- gli effetti sui mutui non sono immediati, poiché servono tempi tecnici affinché le banche riflettano i cambiamenti nei nuovi contratti o nelle revisioni.
Euribor a 3 mesi: previsioni e ruolo nei mutui variabili
L’Euribor (Euro Interbank Offered Rate) è il tasso medio al quale le principali banche europee si scambiano denaro sul mercato interbancario. Viene calcolato su diverse scadenze, tra cui 3 mesi, 6 mesi e 12 mesi.
L’Euribor a 3 mesi è di solito il riferimento più utilizzato per i mutui variabili in Italia.
Nel 2025, l’Euribor ha seguito l’andamento dei tassi BCE, stabilizzandosi dopo la fase di rialzi del biennio 2022-2024. A inizio novembre 2025, l’Euribor a 3 mesi si colloca intorno al 2,02%, valore pressoché invariato rispetto al trimestre precedente.
Questi livelli segnano un ritorno alla stabilità dopo anni di forti oscillazioni. Per i mutui variabili, ciò significa una maggiore prevedibilità delle rate nel breve periodo, pur restando esposti a possibili riduzioni o rialzi futuri in base alle mosse della BCE.
Differenze tra Euribor a 3, 6 e 12 mesi
A differenza dell'Euribor a 3 mesi, gli Euribor a 6 mesi o a 12 mesi implicano scadenze più ampie e sono dunque un po’ più “stabili” rispetto al 3 mesi, sebbene reagiscano a dinamiche di mercato analoghe.
Dal confronto dei valori recenti emerge che, al 3 novembre 2025, l’Euribor a 6 mesi è intorno a 2,14% e quello a 12 mesi a circa 2,20%.
In sintesi, più breve è la scadenza, maggiore può essere la variabilità del tasso e quindi del rischio di oscillazione della rata.
Come l’Euribor trasferisce le decisioni BCE sui tassi dei mutui variabili
Le decisioni della BCE sul costo del denaro influenzano indirettamente l’Euribor: se la BCE taglia i tassi o preannuncia tagli, le condizioni di liquidità bancarie migliorano, il tasso interbancario tende a scendere e di conseguenza anche l’Euribor può calare. A sua volta, per un mutuo variabile indicizzato a Euribor + spread, una riduzione dell’Euribor si traduce direttamente in una rata più bassa.
Tuttavia, va considerato che:
- lo spread bancario resta fisso per la durata del contratto (o fino alla successiva revisione);
- nelle oscillazioni della rata, il tasso può riflettersi con un certo ritardo rispetto alla decisione BCE;
- un mutuo variabile resta esposto al rischio di aumento della rata se l’Euribor risale, anche se la BCE decide di mantenere i tassi stabili per un periodo.
Le previsioni del mercato indicano possibili movimenti al ribasso nei prossimi anni (intorno all’1,76-1,82% nel 2026), ma i margini di incertezza sono ampi.
Impatto del taglio dei tassi BCE su mutui variabili e fissi
Le variazioni dei tassi BCE incidono in modo diverso sui mutui a tasso variabile rispetto a quelli a tasso fisso.
Per i mutui variabili, come abbiamo visto, il legame è diretto: la riduzione dei tassi di riferimento si traduce, seppure con un leggero ritardo, in una rata più bassa. Per i mutui fissi, invece, l’impatto è indiretto: i contratti già stipulati non cambiano, ma le offerte di mercato per i nuovi mutui possono diventare più convenienti.
In un contesto come quello attuale, con tassi BCE stabili e orientamento neutrale, i mutui variabili offrono potenzialmente margini di risparmio nel medio periodo, mentre i mutui fissi garantiscono certezza e protezione da eventuali rialzi futuri.
Sul tasso variabile, si intravede un cambio di strategia anche grazie alla normalizzazione della curva dei rendimenti (i tassi variabili tornano a costare meno rispetto ai fissi). Il progressivo calo dell’Euribor e l’attesa di ulteriori limature moderate stanno rendendo questa tipologia di mutuo più appetibile anche per i nuovi clienti.
Parallelamente, il settore dei mutui fissi, pur muovendosi su logiche diverse, legate agli IRS e ai mercati obbligazionari, sta vivendo una fase di forte competizione tra banche, che si traduce in spread più bassi, soprattutto sulle linee “green”, spinte dai vincoli e dagli incentivi ESG europei.
Da un lato, gli istituti stanno spingendo per raggiungere budget ambiziosi. Considerando che il mercato è in crescita di circa il 30% rispetto allo scorso anno, per ottenere risultati superiori alla media è necessario overperformare rispetto al trend generale.
Dall’altro, la maggiore solidità del funding e la stabilità dei tassi hanno incoraggiato un contesto favorevole alla competizione.
Le banche, poi, vedono sempre più il mutuo come il prodotto di gancio con il quale fidelizzare il cliente e fare cross selling, con un rischio di surroga molto basso ai livelli attuali di tasso. Pertanto, ciò ha portato alcune banche ad uscire con dei listini addirittura sotto IRS.
Calcolo rata mutuo variabile: come stimare il risparmio potenziale
Nel caso di un mutuo variabile indicizzato a Euribor + spread, si può stimare il risparmio potenziale considerando la variazione del tasso.
Ad esempio: se oggi l’Euribor a 3 mesi è 2,02% e in uno scenario di futuri ribassi si ipotizza una riduzione a 1,70%, il tasso complessivo passerà da (2,02% + spread) a (1,70% + spread). Su un mutuo di 200.000 € a durata 20 anni con spread all’1,20%, una riduzione di 0,32 punti percentuali potrebbe tradursi in una rata mensile di circa 30 euro più bassa.
Se invece si ha un mutuo a tasso fisso, la riduzione della BCE non modifica direttamente il tasso già fissato, ma può influenzare indirettamente le condizioni offerte dalle banche per i nuovi contratti o le surroghe.
Analisi ABI sui tassi mutui e dinamiche del credito in Italia
Secondo l’ultimo Rapporto Mensile ABI (ottobre 2025), il tasso medio applicato dalle banche italiane sui nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni si è attestato al 3,25% a settembre 2025, in leggera diminuzione rispetto al 3,31% registrato in agosto. Il dato conferma i segnali di allentamento dei costi di finanziamento dopo oltre due anni di rialzi consecutivi, in linea con le recenti decisioni della BCE di ridurre e stabilizzare i tassi di riferimento. (Fonte: ABI, Comunicato Stampa – Rapporto Mensile, ottobre 2025)
Il rapporto sottolinea inoltre una stabilizzazione della domanda di credito da parte delle famiglie, favorita dal rallentamento dell’inflazione e dal progressivo miglioramento del potere d’acquisto. Nel complesso, la quota di mutui a tasso fisso rimane maggioritaria, ma cresce nuovamente l’interesse per il tasso variabile, soprattutto nelle operazioni di surroga e rinegoziazione, grazie alle prospettive di ulteriori ribassi del costo del denaro nei prossimi trimestri.
L’analisi ABI evidenzia come la trasmissione del taglio dei tassi BCE al mercato del credito stia iniziando a produrre effetti concreti, seppur graduali: i mutui si stanno leggermente alleggerendo, i flussi di nuove erogazioni mostrano segnali di ripresa e la fiducia dei consumatori torna a crescere, pur in un contesto di cautela da parte degli istituti di credito.
Opportunità per chi ha già un mutuo o intende stipularne uno
Il contesto attuale offre opportunità sia per chi desidera stipulare un nuovo mutuo, sia per chi ne ha già uno in corso. Da un lato, l’attesa di una possibile riduzione dei tassi BCE nel 2026 potrebbe rendere vantaggiosi i mutui variabili; dall’altro, i tassi fissi oggi risultano già più bassi rispetto a inizio 2024, grazie all’allentamento delle tensioni inflazionistiche.
Vediamo quali sono le principali alternative.
Surroga mutuo: costi e vantaggi in un contesto di tassi in calo
La surroga (cioè cambiare banca trasferendo alla nuova l’importo residuo) può risultare conveniente se le condizioni offerte sono significativamente migliori rispetto al contratto in essere. In uno scenario di tassi in calo, la surroga offre la possibilità di approfittare di un nuovo tasso, più basso, e risparmiare sulla rata.
Se i tassi riprendessero a scendere, o se si fosse già sottoscritto un mutuo nel momento di massimo picco dei tassi, la surroga potrebbe rappresentare una buona strategia per assicurarsi un certo risparmio.
Rinegoziazione del mutuo dopo un taglio dei tassi
Oltre alla surroga, chi ha un mutuo in essere può valutare con la propria banca la rinegoziazione del tasso, specialmente se ha sottoscritto un variabile e le condizioni sono mutate. In un contesto di tassi in calo, la banca potrebbe proporre la riduzione dello spread o la revisione delle condizioni. Tuttavia, queste operazioni dipendono dal profilo del cliente, dalle clausole contrattuali e dalla volontà della banca: non sono automatiche.
Va inoltre considerato che la rinegoziazione può prevedere dei costi e che le condizioni favorevoli sono tanto più probabili quanto più il cliente è in grado di presentare un buon merito creditizio e garanzie solide.
Effetti del taglio dei tassi BCE sulle diverse tipologie di mutui
Come abbiamo già anticipato, i tagli dei tassi BCE non producono lo stesso effetto su tutte le tipologie di mutuo. Mentre i mutui variabili reagiscono in modo diretto, i mutui fissi risentono solo indirettamente delle condizioni macroeconomiche e delle politiche commerciali delle banche.
Conoscere queste differenze aiuta a scegliere il prodotto più adatto in base al proprio profilo e ai propri obiettivi di lungo periodo.
Mutui variabili: benefici e rischi legati ai tagli dei tassi
Per i mutui variabili, un taglio dei tassi da parte della BCE comporta una diminuzione della rata: in altre parole, il mutuatario potrà beneficiare del ribasso non appena la banca recepirà la riduzione e la applicherà al contratto.
Il lato positivo è quindi un risparmio sulla rata e una maggiore flessibilità. I rischi sono invece che l’Euribor possa risalire, in caso di un cambiamento nella politica monetaria europea, e quindi la rata aumenti, oppure che la banca non trasmetta immediatamente o integralmente la variazione favorevole. Inoltre, se lo spread della banca è elevato, il risparmio reale potrebbe non essere molto significativo.
Mutui a tasso fisso: come si comportano in fase di riduzione del costo del denaro
I mutui a tasso fisso garantiscono stabilità della rata, indipendentemente dalle oscillazioni dei tassi di mercato. In un contesto di tassi in calo, ciò significa che chi ha sottoscritto un fisso a condizioni non ottimali potrebbe trovarsi con un tasso più elevato rispetto al mercato corrente. Tuttavia, non subisce l’effetto della variabilità e della potenziale risalita.
Inoltre, quando i tassi scendono, le banche possono offrire nuovi prodotti a tasso fisso più competitivi: chi ha già un fisso non beneficia automaticamente della riduzione, ma può approfittarne tramite una surroga o una rinegoziazione.
Mutui per under 36 e mutui green: come i tassi BCE influenzano agevolazioni e incentivi
In Italia esistono agevolazioni specifiche, in particolare grazie ai mutui under 36 e ai mutui green (per abitazioni ad alta efficienza energetica). Tali prodotti spesso godono di tassi più bassi o condizioni favorevoli.
In un contesto di tassi BCE in calo, le banche possono essere incentivate a offrire condizioni ancora più vantaggiose su questi segmenti per attirare la clientela. Pertanto, per chi rientra nelle categorie agevolate può essere utile monitorare l’evoluzione dei tassi e valutare subito le varie opportunità.
Prospettive future della politica monetaria BCE
Il livello attuale dei tassi di interesse è ritenuto coerente con gli obiettivi di inflazione e con un’economia stabile. Non emergono al momento segnali di ulteriori ribassi nel breve, a meno che i dati macro dell’Eurozona non peggiorino sensibilmente, scenario in cui Francoforte potrebbe intervenire per stimolare la crescita (come avverrebbe in caso di recessione tecnica).
Sul fronte dei tassi fissi, i mercati swap e obbligazionari europei restano stabili: gli IRS a 20 e 30 anni oscillano in un movimento laterale e non mostrano segnali di tensione. Questo indica che il costo dei mutui a tasso fisso dovrebbe mantenersi sui livelli attuali, salvo shock esterni o variazioni inattese sui dati di inflazione.
Guardando al futuro di medio-lungo termine, la BCE ha ribadito che le sue decisioni saranno sempre e comunque “data-driven”, cioè basate sui dati economici e sull’andamento dell’inflazione.
Le previsioni di mercato indicano che il primo nuovo taglio dei tassi potrebbe arrivare non prima del secondo trimestre 2026, se il tasso d’inflazione dell’Eurozona continuerà a convergere intorno al 2%.
Gli analisti della Commissione Europea prevedono per l’Italia un’inflazione in discesa all’1,5% nel 2026.
In questo contesto, la BCE potrebbe adottare un atteggiamento più accomodante, ma senza tornare ai tassi zero del passato. Per i mutuatari, il messaggio è chiaro: il ciclo dei rialzi è terminato, e futuri tagli, se ci saranno, saranno molto graduali.
La strategia più prudente resta quella di scegliere il tipo di mutuo in base alla propria tolleranza al rischio e all’orizzonte temporale, valutando con attenzione le opportunità offerte dalle surroghe e dai prodotti agevolati. Per chi pensa di stipulare un mutuo oggi, diventa quindi fondamentale non solo guardare l’andamento attuale, ma integrare una visione prospettica: quanto margine di riduzione posso realisticamente aspettarmi? E quanto sono disposto a tollerare l’eventuale rialzo?
Scenari possibili per i tassi nei prossimi anni
Proviamo a definire tre possibili percorsi che la politica monetaria della BCE potrebbe seguire, a seconda dell’evoluzione dell’inflazione, della crescita economica e di accadimenti geopolitici.
Il primo scenario prevede che l’inflazione rimanga stabile sotto al 2% in modo sostenuto e che la BCE commuti l’orientamento in una serie di tagli calibrati: i mercati attualmente prezzano una riduzione complessiva modesta entro la metà del 2026 (ordine di grandezza: poche decine di punti base), con l’Euribor che potrebbe scendere gradualmente dall’area del 2,0% del 3 mesi verso livelli intorno all’1,6 - 1,8% nel corso del 2026, se i dati di disinflazione lo confermeranno.
Il secondo scenario è quello di breve periodo, che i mercati hanno valutato dopo l’ultima riunione: la BCE potrebbe mantenere i tassi fermi per un periodo prolungato se l’economia mostra segnali di resilienza e l’inflazione rallenta lentamente ma resta instabile. In questo caso, i tagli diventerebbero molto graduali o verrebbero rimandati, e l’Euribor resterebbe sostanzialmente sui livelli osservati nell’autunno 2025 (intorno al 2% per il 3 mesi), con ripercussioni limitate sulle rate nel breve termine. Le attese di mercato pubblicate dopo il meeting del 30 ottobre mostrano una probabilità ridotta di ampie riduzioni nel 2026, confermando una maggiore cautela.
Il terzo scenario si attiverebbe se nuovi shock geopolitici (ad esempio un’impennata dei prezzi energetici o tensioni commerciali) riportassero la pressione sui prezzi verso l’alto. In quel caso, la BCE potrebbe sospendere i tagli o addirittura tornare a inasprire la politica, spingendo i tassi nuovamente verso l’alto. Alcune grandi banche e analisti, benché più orientati al mantenimento dei tassi nel breve, mantengono aperture a scenari differenti nel 2026 a seconda della lettura dei dati economici.
Al netto delle oscillazioni, il messaggio per i mutuatari è concreto: pianificare tenendo conto di almeno due possibili esiti (tagli graduali o stabilità prolungata), utilizzare simulazioni di rata con più scenari di Euribor e valutare strumenti di protezione (cap, conversione a fisso, surroga) se la tolleranza al rischio è bassa.
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