12 ott 2017 | 2 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori sulla questione dei tassi usurari applicati dalle banche sui finanziamenti e, dunque, anche sui mutui.
Con l’ordinanza numero 23192 del 4 ottobre scorso, la Suprema Corte ha confermato che nel calcolo degli tassi usurari vanno escluse le imposte e i bolli ma vanno inclusi, oltre agli interessi corrispettivi, anche quelli di mora, le penali, le spese e gli altri oneri. Se, nel momento in cui si sottoscrive un contratto di mutuo, la somma delle voci precedenti supera il valore dei tassi soglia di usura, allora – ha ribadito la Cassazione - il contratto si deve ritenere illegittimo e il mutuatario ha il diritto di rimborsare alla banca solo la quota capitale ma non la quota interessi.
Ma come verificare se il tasso di un mutuo supera o no i valori dei tassi soglia fissati dalla legge antiusura 108/96? Un volta fatta la somma delle voci sopraccitate, basta confrontare i valori ottenuti con i dati pubblicati ogni tre mesi dalla Banca d’Italia, suddivisi per ‘categoria di operazioni’ e per ‘classi di importo’, e contenenti i Tassi effettivi globali medi (Tegm) e i tassi soglia. L’ultima rilevazione, che si riferisce al periodo 1° ottobre – 31 dicembre 2017, stabilisce che per i mutui a tasso fisso, il Tegm deve essere pari al 2,91% mentre il valore del tasso soglia di usura al 7,63%. Le stesse voci, per i mutui a tasso variabili, sono invece state quantificate rispettivamente nel 2,45% e nel 7,06%.
Di conseguenza, per i mutui richiesti tra ottobre e fine dicembre i Tegm e i tassi soglia non devono superare i valori riportati dalla tabella pubblicata dalla Banca d’Italia. In caso contrario, il contratto è da ritenersi nullo e si è tenuti a rimborsare alla banca solo la quota capitale.
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