31 mag 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
E’ tempo di dichiarazione dei redditi. Come in molti sanno, se si sta rimborsando un mutuo, è possibile detrarre dalla dichiarazione Irpef gli interessi passivi riferiti al finanziamento o, meglio ancora, il 19% degli interessi versati alla banca durante l’anno fiscale di riferimento.
La stessa cosa vale anche per i prestiti? La risposta è no tranne che in presenza di determinati requisiti. Vediamo quando è possibile e perché.
Gli interessi passivi sono il costo a carico di chi richiede il prestito e vanno pagati alla banca o all’intermediario che ha erogato il finanziamento. Rappresentano la remunerazione a favore del soggetto creditore. I fattori che incidono sull’ammontare degli interessi passivi sono:
Più lunga è la durata del rimborso, più elevati saranno gli interessi passivi.
La detrazione fiscale è una somma, che i contribuenti possono sottrarre dall’ammontare delle tasse da pagare, riferita ad alcune spese ammesse all’agevolazione e sostenute durante l’anno fiscale d'interesse. Come, ad esempio, gli interessi passivi nel caso dei mutui ipotecari per l’acquisto della prima casa e le spese mediche.
In pratica se le tasse da pagare ammontano a 1.000 euro e si ha diritto a una detrazione di 200 euro, l’importo finale da versare è pari a 800 euro.
Secondo quanto previsto dall’Agenzia delle Entrate i prestiti personali non hanno diritto ad alcuna detrazione. Il motivo è che, secondo il Fisco, i prestiti personali vengono erogati e richiesti per soddisfare esigenze del tutto individuali e/o familiari. Tali finanziamenti devono poi essere rimborsati dal cliente secondo le condizioni e le modalità pattuite contrattualmente.
Di conseguenza, un privato non ha diritto ad alcuna agevolazione perché la liquidità così ottenuta non serve a finanziare un progetto prestabilito. I prestiti personali sono infatti finanziamenti non finalizzati e, quando si richiedono, non c’è la necessità di spiegare come verrà impiegato il denaro ottenuto.
Appurato che i privati non possono detrarre gli interessi passivi pagati a fronte di un prestito personale ottenuto, vediamo come e quando la detrazione è possibile.
L’unico caso in cui gli interessi riferiti a un prestito possono essere portati in detrazione è quando il finanziamento viene richiesto da un’azienda, da una ditta individuale, da un libero professionista o da un lavoratore autonomo, con lo scopo di sostenere delle spese legate alla propria attività lavorativa.
Tuttavia l’operazione è abbastanza complessa perché bisogna dimostrare che la somma ottenuta in prestito sia stata effettivamente spesa per ragioni professionali. E non è sempre così semplice farlo.
Quando si richiede un finanziamento per ristrutturare la propria abitazione o per sostenere interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio, allora è possibile usufruire delle detrazioni previste per legge. Gli sconti, in questo caso, non hanno però niente a che vedere con gli interessi passivi. La detrazione ammonta infatti al 50% dell’importo pagato per i lavori e si può scontare dalle tasse in 10 anni e in 10 quote di pari importo ognuna. L’importo massimo di spesa ammissibile in detrazione è pari a 96mila euro.
Ad esempio, se per ristrutturare una casa si spendono 50mila euro, ogni anno e per 10 anni, si ha diritto a una detrazione sulle tasse di 2.500 euro.
Se però le spese sono pari a 150mila euro, si potrà scontare solo il 50% di 96mila euro e sempre in 10 anni. Mentre sui 54mila euro di differenza (150mila-96mila) non si ha diritto ad alcun bonus.
Giornalista professionista, collabora da diversi anni con il Sole 24 Ore (Casa24Plus, Mondo Immobiliare). In passato ha lavorato, tra gli altri, per Tempo Economico e Tgcom.
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