9 giu 2021 | 4 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
I prestiti infruttiferi sono finanziamenti che avvengono tra privati: amici, conoscenti, parenti oppure colleghi e soci di lavoro. Insomma, tra persone che si conoscono. Si chiamano così perché non prevedono l’applicazione di alcun tasso di interesse e, pertanto, sono appunto infruttiferi. Ad esempio, se un amico vi presta 1.000 euro, dovrete rimborsare solo 1.000 euro, senza alcuna maggiorazione che determini un profitto per il finanziatore.
Le somme erogate tramite prestito infruttifero sono solitamente di piccola entità e occasionali. Il rimborso può avvenire in un’unica soluzione oppure a rate, a seconda degli accordi presi inizialmente dalle due parti. Al contrario, è vietato prestare soldi agli sconosciuti oppure con regolare periodicità.
Il Fisco potrebbe insospettirsi e avviare degli accertamenti per verificare l’eventuale esistenza di pratiche usurarie o finalizzate al riciclaggio di denaro sporco.
In poche parole, l’Agenzia delle Entrate potrebbe pensare di trovarsi di fronte a veri e propri reati come:
Inoltre, se nella causale non si specifica chiaramente che il prestito è infruttifero, il Fisco potrebbe ipotizzare che il finanziatore tragga un profitto dall’operazione e, a quel punto, si può rischiare una sanzione per non aver dichiarato il guadagno e, di conseguenza, non aver pagato le rispettive tasse.
Per tutelarsi, evitando gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e l’accusa di aver commesso reati penali, come usura e riciclaggio di denaro, basta rispettare alcune regole che variano, seppur di poco, in base alla tipologia del prestito infruttifero.
Questo tipo di finanziamento si suddivide infatti in quattro categorie:
Questa modalità prevede un contratto scritto tra chi eroga il finanziamento e chi lo riceve, cosa che consente di tutelarsi nei confronti del Fisco. In caso di accertamenti, è sufficiente esibire il contratto per dimostrare che l’operazione è stata fatta nel rispetto delle regole.
Nella scrittura privata vanno specificati:
Ricordiamo poi che è opportuno registrare la scrittura privata presso l’Agenzia delle Entrate, soprattutto se l’importo prestato è consistente.
In tal caso sono previste due imposte:
Nella scrittura va inclusa infine la dicitura "contratto di finanziamento redatto secondo le norme dell’art 1813 del codice civile e seguenti", indicando la presenza di eventuali garanzie e la finalità del prestito.
Se il trasferimento del denaro e la sua restituzione avviene tramite bonifico bancario, si consiglia di specificare nella causale che si tratta di un prestito infruttifero, indicando anche il motivo del finanziamento, cioè la finalità.
Ad esempio l’acquisto di un’auto o di un elettrodomestico.
Il bonifico è uno strumento tracciabile e, di conseguenza, utile a garantire sia il finanziatore, sia il debitore.
Il prestito infruttifero garantito da cambiali tutela il creditore ed è a tutti gli effetti uno strumento utile a risarcire il finanziatore in caso di inadempienze. Se infatti il debitore non paga, il creditore può chiedere l’esecuzione forzata per tornare in possesso della somma prestata. Anche questa tipologia richiede il pagamento diun’imposta di bollo pari al 12 per mille dell’importo della cambiale.
In questo caso, il prestito infruttifero viene gestito per corrispondenza. Il contratto che regola il finanziamento deve essere redatto per iscritto da una delle due parti e inviato per posta all’altra parte interessata. Quest’ultima deve firmare e rispedire tutto al mittente. La registrazione non è obbligatoria e di conseguenza non si devono pagare imposte.
In caso di insolvenza da parte del debitore nei tempi e nelle modalità concordate, il creditore ha il diritto di rivolgersi al Giudice per ottenere un decreto ingiuntivo. Se dopo 40 giorni il debitore non rimborsa (e non si oppone), si può arrivare all’esecuzione forzata.
Giornalista professionista, collabora da diversi anni con il Sole 24 Ore (Casa24Plus, Mondo Immobiliare). In passato ha lavorato, tra gli altri, per Tempo Economico e Tgcom.
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