13 mag 2022 | Pubblicato da Marco B.
Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe della Federazione russa, l'Unione europea vuole cercare, con gradualità, di non dipendere più dal gas russo (oltre che dal petrolio, sebbeneil nostro Paese su questo fronte rischi meno).
Quali saranno le conseguenze?
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Però fare questa scelta per quel che riguarda il gas avrà conseguenze. Tanto più che queste rischiano di essere improvvise, visto che la stessa Russia, colpita da una raffica di sanzioni europee, potrebbe tagliarci di sua iniziativa i rifornimenti, come ha già fatto con Polonia e Bulgaria. Vediamo come l'Italia si sta preparando a questa emergenza e quali potranno essere le ricadute, soprattutto tra 2022 e 2023, sui cittadini.
Le conseguenze in Italia potrebbero arrivare fino alla possibilità di dover razionare il gas fornito alle imprese e soprattutto alle famiglie. Su QuiFinanza si legge che tra gli scenari contenuti nell’ultimo Documento di economia e finanza del Governo, ce n’è uno in cuisi ipotizza per l’Italia lo stop degli approvvigionamenti di gas e petrolio dalla Russia. Si stima una carenza pari al 18% delle importazioni complessive nel 2022 e al 15% nel 2023. I primi effetti? Il razionamento e l'aumento ulteriore dei prezzi di gas e carburanti.
Nell'ipotesi più severa, si potrebbe passare dal prezzo di €100 per 1 Megawattora (MWh prodotto col gas) di fine Marzo scorso a €220 per MWh tra Novembre 2022 e Febbraio 2023. Aumenterebbero, in questo caso, tutti i prezzi, con conseguenze su attività economiche, consumi e occupazione (circa 293.000 persone perderebbero il posto di lavoro quest’anno, altri 272.000 nel 2023).
L’inflazione rischia di arrivare al 7,6%. A fine 2002 il Prodotto interno lordo (Pil) crescerebbe solo dello 0,6%; nel 2023 dello 0,4%. Insomma, si perderebbero tutti i vantaggi che sembrava garantire la forte crescita economica italiana che si era verificata prima dell'inattesa esplosione del conflitto russo-ucraino e che era prevista anche per il prossimo anno.
Il ministro della Transizione ecologia, Roberto Cingolani, recentemente ha affermato che servirebbe un semestre, da adesso, per raggiungere il 90% di stoccaggio di gas (in sostanza, parte di quello importato finirebbe in depositi sotterranei italiani). Quella quota è necessaria per superare il prossimo inverno con una certa tranquillità, mentre rinunciare subito alle forniture russe, quindi agli stoccaggi, renderebbe la situazione critica, in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda.
Per riuscire a gestire senza troppi ulteriori contraccolpi la rinuncia al gas di Mosca in teoria bisognerebbe arrivare allo stop totale non prima di 2 anni e mezzo, alla fine del 2024. A sostituire quel gas come fonte di elettricità ed energia contribuirebbero pure l’incremento delle fonti rinnovabili (equivalenti a 0,7 miliardi di metri cubi di gas) e il taglio di 1 grado delle temperature di riscaldamento e condizionamento (altri 2 miliardi di mc). Inoltre il Ministero della transizione ecologica calcola che imporre un prezzo limite (price cap) a €80 per il gas taglierebbe la bolletta del gas di un quarto e ancor di più quella dell'energia elettrica.
Insomma, la carta del drastico razionamento si dovrebbe giocare solo se le forniture di gas russo cessassero nel mese di Maggio 2022. Perché, ha detto Cingolani, ciò renderebbe critico il superamento del prossimo inverno. Quindi Cingolani, alla Camera, ha sostenuto che, tra le previsioni, sono già presenti, in caso di necessità, rilevanti misure di contenimento della domanda di gas.
Nel frattempo, il ministro ha spiegato, in un'intervista a la Repubblica, che questi saranno i passi che farà l'Italia per liberarsi dalla dipendenza russa:
È pure vero che l'Unione europea dovrebbe essere una garanzia in più per quel che riguarda la capacità di reagire. Allo studio dell'UE c'è un piano di emergenza sul gas, in caso di tagli improvvisi da parte di Mosca. Il quotidiano spagnolo El Paìs ha appena scritto che il 18 Maggio l'Unione varerà misure adeguate all'eccezionalità della situazione. Tra l'altro, si prevederà che i Paesi muniti di altre fonti di approvvigionamento dovranno condividere il loro gas con i Paesi colpiti dai tagli russi. Vedremo se questa clausola di solidarietà, in caso di emergenza, funzionerà davvero.
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