7 dic 2016 | 2 min di lettura | Pubblicato da Raffaele D.
Le ultime settimane dell'anno sono particolarmente calde dal punto di vista fiscale e i prestiti alle imprese sono spesso l'unica soluzione per onorare gli impegni con l'erario, tanto che ben cinque aziende su otto chiedono finanziamenti alle banche per pagare le tasse.
L'allarmante dato viene fuori da un sondaggio del Centro studi di Unimpresa: oltre il 62% delle micro, piccole e medie imprese italiane è costretto a ricorrere a un prestito per onorare le scadenze fiscali, che tra novembre e dicembre prevedono il pagamento di Irap, Ires, Irpef, Imu e numerosi altri balzelli. I settori produttivi più esposti con le banche, a causa dei versamenti fiscali sugli immobili e, più in generale, per tutti gli adempimenti con l’erario, sono gli operatori turistici, le piccole industrie e la grande distribuzione.
In totale oltre 68 mila e 700 pmi associate a Unimpresa hanno chiesto soldi alle banche nel primo semestre del 2016 per rispettare le scadenze tributarie. Oltre all’imposizione tributaria che colpisce gli immobili (Imu e Tasi in particolare), è l’Irap l’altra tassa che mette in difficoltà gli imprenditori italiani, tenuto conto che l’imposta regionale sulle attività produttive si paga anche quando i bilanci sono in perdita, dunque in assenza di utili. Pesano, poi, sui bilanci delle imprese, i versamenti riguardanti Irpef e Ires.
E se a novembre l’imposta più impegnativa da onorare è risultata l’acconto Ires, pagato dalle società di capitali, mentre lavoratori autonomi e imprese hanno versato l’Iva, i collaboratori e i lavoratori dipendenti le ritenute e le aziende l’acconto Irap, a dicembre la voce più importante è rappresentata dalle tasse sulla casa: saldo Tasi e Imu. E a dicembre è previsto anche il versamento dell’acconto Iva.
Tutto ciò, sempre secondo il Centro studi di Unimpresa, genera un triplo effetto negativo sui conti e sulle prospettive di crescita delle aziende: il primo è l’apertura di linee di credito destinate a coprire le imposizioni fiscali invece di nuovi investimenti, il che limita la natura stessa dell’attività di impresa. Il secondo problema sorge, poi, alla chiusura degli esercizi commerciali, quando il valore degli immobili posti a garanzia va decurtato in proporzione al valore dell'ipoteca, con una consequenziale riduzione degli attivi di bilancio. Il terzo fattore negativo è relativo a eventuali altri prestiti imprese per i quali si devono affrontare due tipi di problemi: meno garanzie da presentare in banca e un rating più alto che fa inevitabilmente impennare i tassi di interesse.
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