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27 giu 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Sentiamo sempre più spesso parlare di prestazioni e classificazioni energetiche.
Soprattutto negli ultimi mesi, dopo la notizia che riguarda il cambiamento della classificazione degli immobili, che dovranno essere sempre più performanti e meno inquinanti.
Ma quanto vale avere una classe energetica più alta?
Ne parliamo su Facile.it, leader nel confronto di offerte luce e gas.
Gli immobili in classe G succhiano oltre 160 kWh all’anno per ogni metro quadrato, tra 5 e 10 volte in più di quelli maggiormente efficienti, in classe A (15-30 kWh/mq).
Un esempio ancora più concreto? Un appartamento medio grande 100 metri quadrati può consumare più di 192.000 kWh di energia in un anno. Uno identico in classe A arriva al massimo a 36.000.
Nel caso (teorico) in cui i due alloggi siano alimentati soltanto da elettricità, siccome a giugno 2023 il suo prezzo nel mercato tutelato (è la tariffa regolata da Arera) è pari a 0,067€/kWh (al netto delle spesa per trasporto, degli oneri di sistema e delle imposte), nel primo caso si arriva a 10.720 euro l’anno, nel secondo a 2.412.
È opportuno ricordare che le classi energetiche stabilite per gli edifici sono dieci, così suddivise dal DM n° 162/15, che ha introdotto il nuovo APE (Attestato di Prestazione Energetica), in ordine decrescente rispetto all’efficienza: A4 (la classe migliore), A3, A2, A1, B, C, D, E, F e G (la peggiore).
Quindi l’87% è in classe D o G. Perché?
Perché, su 12,5 milioni di edifici residenziali italiani, più della metà (7.1600.000) hanno più di mezzo secolo, essendo stati costruiti prima del 1970, quindi l’efficienza energetica è pressoché nulla; in tutto, hanno più di 30 anni 11.230.000 edifici.
Come sono suddivise le abitazioni italiane per quel che riguarda le categorie citate?
Siccome soltanto una parte dispone di un Ape, non è possibile fornire numeri precisi, però si possono fare stime molto attendibili in base ai dati di Istat ed Enea.
Ebbene, il 37,5% è in G; seguono F (25,3%) ), E (16,9%), D (10,2%), C (4,2% ), B (2,3% ), A (5,4%, suddiviso in 4 sottocategorie).
Per migliorare l’efficienza energetica di edifici costruiti in modo antiquato soprattutto tra anni Quaranta e anni Novanta del XX secolo (ci sono deroghe per quelli più antichi, che di solito sono tutelati) si può intervenire in vari modi:
Va tenuto presente che, se si arriverà all’approvazione finale della direttiva europea sull’efficienza energetica (Epbd, Energy Performance of Building Directive) e alla sua ratifica da parte dei singoli Stati dell’UE, saranno previste emissioni zero per tutti gli edifici (a parte alcune eccezioni) e quindi ristrutturazioni obbligatorie per quelli che non sono a norma.
La direttiva Epbd prescrive che gli immobili residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033; gli altri edifici dovranno rientrare nella E a partire dal 2027 e nella D dal 2030; tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.
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