14 set 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
La riforma fiscale potrebbe porre fine al cosiddetto "superbollo". È un’imposta erariale addizionale che si aggiunge alla tassa automobilistica.
Tocca i proprietari di auto e di veicoli per il trasporto promiscuo di cose e di persone con una potenza superiore a 185 kW.
La tassa dovrebbe essere gradualmente ridotta e poi eliminata.
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La novità è tra quelle destinate a riorganizzare le tasse automobilistiche, anche per semplificare la riscossione. Tuttavia, questa prospettiva non trova tutti d’accordo, per questioni che riguardano la giustizia fiscale, l'ambiente e le conseguenze per l'industria automobilistica.
In sintesi, c’è chi vede l'abolizione come un favore agli automobilisti più benestanti, chi teme contraccolpi sulla tutela ambientale, chi teme altre tasse per compensare quella in via di abolizione. In compenso, la riduzione dei costi di mantenimento potrebbe incentivare la vendita di veicoli di lusso.
Dal 2011, quando è stato concepito, il superbollo ha fatto spendere a chi ha auto di lusso 100 milioni l’anno. In tutto, lo Stato ha incassato 1,2 miliardi di euro. Il costo dipende dall'auto: chi ne acquista una con una potenza sopra i 185 kW (252 CV) deve pagare 20 euro per ogni kW che eccedente.
Siccome il bollo per 185 kW costa 586,95 euro, basta aggiungere 23,87 euro per ogni kW in più. Tale importo, però, diminuisce all’aumentare dell’anzianità dell’auto, azzerandosi dopo 20 anni dalla data di costruzione.
Come succede con la tassa automobilistica sono obbligati al pagamento i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto di riservato dominio, gli utilizzatori a titolo di locazione finanziaria (leasing). Si applicano al superbollo le esenzioni previste, per i veicoli storici oppure per furto, o demolizione.
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