23 nov 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Castiglia M.
Il prestito in doppia mensilità è una forma di finanziamento che permette di ottenere una somma di denaro pari al doppio dello stipendio medio netto per ogni anno di durata del contratto. Ad esempio: il signor X guadagna 2mila euro netti al mese. Attraverso il prestito in doppia mensilità, il signor X può ottenere 4mila euro se il finanziamento dura un anno, 8mila euro se la durata è di due anni e così via. I prestiti in doppia mensilità sono conosciuti anche come prestiti con cessione del doppio quinto.
Questa tipologia di finanziamento fa parte dei cosiddetti piccoli prestiti, è a tasso fisso e ha una durata che va solitamente dai 12 ai 48 mesi. Non sono richieste garanzie perché la busta paga è già di per sé sufficiente a tutelare la banca da eventuali future insolvenze.
Sempre a tutela della banca, o dell’intermediario che eroga il prestito, è in genere necessario che il Tfr (Trattamento di fine rapporto) maturato al momento della richiesta non sia inferiore a 12 mesi. Questo perché se il dipendente dovesse interrompere il rapporto di lavoro a causa di un licenziamento, o per altri motivi, il creditore può recuperare quanto vantato prelevandolo dal Tfr.
Proprio per le sue caratteristiche, il prestito in doppia mensilità, oltre a essere uno strumento che permette di ottenere un certo importo in poco tempo, può essere erogato anche ai cosiddetti ‘cattivi pagatori’, a chi ha avuto problemi di insolvenza nel passato o a chi, per le più svariate ragioni, potrebbe facilmente vedere rifiutata la sua richiesta di credito.
A differenza della normale cessione del quinto, i prestiti in doppia mensilità possono essere richiesti esclusivamente dai lavoratori dipendenti (sia pubblici, sia privati) ma non dai pensionati. Sono inoltre esclusi i liberi professionisti, i lavoratori con Partita Iva e, più in generale, gli autonomi.
Un altro requisito necessario per l’ottenimento del prestito con cessione del doppio quinto è che il richiedente non abbia in corso altri finanziamenti. In tal caso, infatti, le rate mensili da pagare potrebbero generare una situazione di indebitamento non sostenibile. Un rischio difficilmente accettabile dal soggetto che deve erogare il prestito.
Analogamente alla cessione del quinto, anche il prestito in doppia mensilità viene rimborsato con rate mensili trattenute direttamente in busta paga e l’entità della rata non può essere superiore al 40% (o ai due quinti) dello stipendio.
A questo proposito, bisogna ricordare che il datore di lavoro, cioè il soggetto che materialmente procede al rimborso, tramite una trattenuta in busta paga da trasferire al creditore, ha il diritto di rifiutare la richiesta di prestito con doppia cessione del quinto. E questa è un’altra differenza sostanziale tra un prestito con cessione del doppio quinto e una normale cessione del quinto, alla quale l’azienda non si può opporre perché la Legge Finanziaria del 2005 ha stabilito che è un legittimo diritto del dipendente.
Per quanto riguarda l’importo che si può richiedere, molto dipende dall’anzianità di servizio del lavoratore. In pratica, più elevata è l’anzianità di servizio, tanto più alto è il Tfr maturato e, di conseguenza, maggiore è la tutela per il creditore. Oltre a questo, viene valutata anche l’età del richiedente e, soprattutto, l’ammontare dello stipendio mensile, perché è evidente che un lavoratore che guadagna 5mila euro al mese ha un potere contrattuale molto più alto rispetto a chi ne guadagna, ad esempio, solo mille.
Da ricordare che, analogamente a quanto avviene con la cessione del quinto, contraendo un prestito con doppia cessione è obbligatoria la stipula di una polizza assicurativa i cui costi sono compresi nelle rate mensili.
Giornalista professionista, collabora da diversi anni con il Sole 24 Ore (Casa24Plus, Mondo Immobiliare). In passato ha lavorato, tra gli altri, per Tempo Economico e Tgcom.
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