4 lug 2023 | 5 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.
Inizia una stretta sul credito. I segnali arrivano dall’associazione bancaria italiana (Abi) che, nell’ultimo bollettino, diffuso a giugno, ha evidenziato una flessione nei depositi correlati alle operazioni di cessione dei crediti.
Questo influirà certamente con la richiesta di prestiti personali.
In maggio per Abi, i depositi da clientela residente (depositi in conto corrente, depositi con durata prestabilita al netto di quelli connessi con operazioni di cessioni di crediti, depositi rimborsabili con preavviso, pronti contro termine al netto delle operazioni con controparti centrali) hanno registrato, nello stesso mese, una variazione tendenziale pari a -3,7%, con un calo in valore assoluto su base annua di 69,3 miliardi di euro, portando l’ammontare dei depositi a 1.789,1 miliardi. Sul fronte prestiti alle famiglie, l’Abi certifica che: I prestiti a famiglie e società non finanziarie sono pari a 1.312 miliardi di euro con una variazione annua , calcolata includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni (ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni), pari a -1,1% e in calo rispetto alla dinamica del mese precedente. La fotografia scattata da Abi segna una flessione dunque che potrebbe accentuarsi nei mesi successivi complice l’aumento del costo del denaro.
Un segnale questo già incassato dal ministero dell’economia che non ha mancato di manifestare preoccupazione. Proprio il ministro Giancarlo Giorgetti ha paventato durante il comitato esecutivo dell’associazione delle banche.
Secondo il ministro «esiste complessivamente la necessità del sistema bancario di aiutare in questa fase di incertezza e di transizione l’economia italiana e soprattutto l’economia reale».
A provare a rispondere alla domanda è Facile. It che segnala per maggio che l’ importo medio richiesto alle società di credito per un prestito personale sia stato pari a 10.474 euro, valore in calo del 4% rispetto allo stesso mese del 2022. I tassi, invece, sono aumentati notevolmente arrivando a +31% se confrontati con quelli di dodici mesi prima quando, per un prestito personale da 10.000 euro in 5 anni erano pari a 6,28%, a maggio 2023 il tasso medio online (TAN) è arrivato a 8,24%. In sostanza si chiede credito ma per importi più bassi .
L’analisi, realizzata su un campione di oltre 35 mila richieste di prestito personale raccolte online da Facile.it e Prestiti.it, ha evidenziato come la prima motivazione per cui si chiede un prestito personale è l’esigenza di liquidità, finalità indicata a maggio 2023 da quasi 1 richiedente su 3 (32%).
Seguono, in termini percentuali, le richieste di prestito personale per l’acquisto di auto usate (16%) e quelle per il consolidamento debiti (15%). In aumento il peso percentuale delle richieste dei prestiti per le vacanze, cresciuti del 3% rispetto allo scorso anno, e di quelli per spese mediche(+7%). Dopo il boom del 2022, invece, calano le richieste di prestiti personali per matrimoni(-7%).
Chi richiede un prestito di solito ha un'età media di 42 anni, un dato in aumento rispetto allo scorso anno mentre gli under 35 rappresentano un terzo dei richiedenti (33,5%), aumenta anche la quota dei richiedenti over 54, passata dal 16% al 19% del totale.
Le motivazioni del prestito variano al variare dell’età. Le fasce più giovani ricorrono a richieste di liquidità per auto, formazione, viaggi e vacanze. Chi è un giovane adulto (tra i 25 e i 34 anni) chiede un prestito per sposarsi mentre i più anziani puntano a avere risorse economiche liquide per ristrutturare casa e per le spese mediche sono più richiesti dagli over 54. I prestiti per liquidità, che rappresentano la tipologia di prestito personale più diffusa in assoluto, sono più frequenti tra gli over 45.
Tornando a un possibile credit crunch con riferimento a una analisi dello stock dei cosiddetti Npe (non performing exposure, Crif ha confermato la tendenza avviata nel 2022 di un passaggio di attenzione del mercato dalle sofferenze ai crediti classificati in UTP (Unlikely To Pay o inadempienze probabili) Stage 2 (crediti performing che manifestano un incremento significativo del rischio di credito).
Per quanto riguarda i crediti che rappresentano un elevato rischio (Stage2) sono arrivati a superare la quota di 263 miliardi e a rappresentare circa il 13,1% del totale degli impieghi bancari. Rischiano di più le società di capitali che si attestano a quasi il 70% del totale dei finanziamenti in questo stato di iniziale allerta.
Tra i settori produttivi quelli più rischiosi risultano essere costruzioni e infrastrutture (24,4% delle esposizioni), insieme ai servizi (18,8% delle esposizioni totali) con logistica, food & beverage a registrare gli incrementi maggiori.
Al contrario, i settori con una quota ridotta di esposizione rimangono quelli di estrazione olio e gas e chimica e farmaceutica. Per quanto riguarda le inadempienze probabili (UTP), l’analisi conferma i trend degli ultimi anni confermando ancora tra i settori più rischiosi quelli legati al settore immobiliare e delle costruzioni, l’intrattenimento (alloggio, ristorazione e agenzie di viaggio) e il commercio.
Infine si segnala che Il 2022 ha visto lo stock di crediti affidati per il recupero alle imprese associate a Unirec raggiungere la cifra record di circa 200 miliardi di euro rispetto ai circa 160 miliardi del 2021. Il trend di crescita degli importi gestiti subisce una forte accelerazione rispetto all’anno scorso attestandosi a circa +26% (rispetto al 7%) tornando così ai livelli registrati prima della pandemia.
Giornalista professionista dal 2004 e vicecaporedattore per ItaliaOggi, scrive del Fisco in ogni sua forma. Ha fatto incursioni su Classcnbc e Tgcom per raccontare le novità di manovra di bilancio, sanatorie fiscali e storie di elusione.
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