13 mar 2024 | 3 min di lettura
Gli appassionati di trading hanno certamente notato che la finanza istituzionale ha iniziato a guardare con occhio diverso le criptovalute.
I nuovi ETF sul Bitcoin di grandi player e altre società hanno superato i 16 miliardi di dollari di asset in gestione dal loro lancio all'inizio di gennaio. La cifra per tutti gli ETF Bitcoin (compreso il gigantesco Grayscale Bitcoin Trust GBTC) ammonta a più di 40 miliardi di dollari.
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Wall Street potrebbe conferire alla criptovaluta quella legittimità quasi perduta dopo le note controversie giudiziarie che hanno dovuto affrontare Sam Bankman-Fried e Changpeng Zhao, i rispettivi fondatori di FTX e Binance, che non gestiscono più le loro società. Molti altri promotori di criptovalute sono scomparsi quando le loro aziende sono fallite o sono crollate sotto l'assalto delle autorità di regolamentazione, lasciando un vuoto che Wall Street sta colmando.
L'impatto di nomi finanziari affidabili che parlano di Bitcoin però è enorme. Franklin, per esempio, è stata tra le società che hanno emesso un ETF sul Bitcoin a gennaio 2024 .
I piani degli operatori finanziari per le criptovalute vanno comunque ben oltre gli ETF. Le grandi società finanziarie potrebbero infatti tokenizzare le attività finanziarie - trasferendo azioni e obbligazioni o interi fondi su blockchain.
Questa strategia consentirebbe di ridurre i costi amministrativi dei fondi e di muovere sulla blockchain alcune attività illiquide, come gli immobili o le azioni di società non quotate. Strumenti che non possono rientrare facilmente nelle strutture dei fondi tradizionali.
L'entusiasmo di Wall Street per le criptovalute non ha comunque fermato i problemi normativi del settore. Coinbase Global infatti è sotto osservazione, la Securities and Exchange Commission ha citato in giudizio la società sostenendo che opera come una borsa valori non registrata. Coinbase sta cercando di ottenere l'archiviazione delle accuse.
Coinbase, pur traendo vantaggio dagli ETF Bitcoin, deve anche affrontare minacce alla sua attività di trading principale. L'azienda percepisce una commissione dalla custodia degli asset della maggior parte degli ETF Bitcoin, e ha anche dichiarato di considerare questi titoli un vantaggio netto poiché suscitano maggiore interesse per le criptovalute.
Il rovescio della medaglia è che gli ETF possono essere negoziati senza commissioni presso la maggior parte dei broker, il che li rende meno costosi per gli investitori rispetto alla negoziazione di Bitcoin direttamente presso Coinbase, che applica commissioni e guadagna uno "spread" sui prezzi bid/ask.
Con l'interesse delle società finanziarie tradizionali per altri prodotti, i margini da commissione per Coinbase potrebbero diminuire. Tuttavia gli investitori sembrano non preoccuparsene al momento, infatti il titolo Coinbase è salito del 55% a febbraio 2024, toccando i massimi da un anno a questa parte finendo per superare i guadagni del Bitcoin.
La prossima grande incursione di Wall Street negli asset digitali avverrà probabilmente a maggio. La SEC ha infatti una scadenza per approvare o rifiutare i primi ETF che detengono Ether, la seconda criptovaluta più grande.
Il Gruppo Vanguard ha dichiarato che non offrirà un proprio ETF sui Bitcoin e non permetterà ai propri clienti di negoziarli. Le criptovalute sono più una speculazione che un investimento, ha dichiarato Janel Jackson, responsabile globale di Vanguard per i mercati dei capitali degli ETF, citando la mancanza di flussi di cassa o di altri attributi di investimento di questa asset class.
I sostenitori degli investitori avvertono infatti che, sebbene Wall Street possa trarre profitto, i guadagni potrebbero non essere uniformi. Secondo alcuni commentatori, i grandi operatori guadagneranno indipendentemente dal fatto che il prezzo del Bitcoin salga o scenda.
Il profitto delle società finanziarie in questo caso scaturisce tanto dal loro ruolo di intermediari quanto nella loro fiducia nel mercato del Bitcoin. Ciò però amplifica il rischio delle valute digitali.
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