Il progetto del prestito della speranza nasce da un'idea del CEI, Conferenza Episcopale Italia, nel 2009. In seguito, visti i risultati positivi che ha ottenuto, è stato appoggiato, in virtù di collaborazione, dall'ABI, Associazione Bancaria Italiana.
Il prestito della speranza è un fondo sociale costituito su offerte solidali, messo a disposizione delle famiglie o delle microimprese indigenti che, per mancanza di requisiti basilari, non sono considerati idonei ad accedere ad un prestito bancario o finanziario tradizionale. È riservato, principalmente, a disoccupati, giovani in cerca di primo lavoro, giovani coppie, anziani con minimo reddito, persone che hanno perso il lavoro o titolari di microimprese che versano in difficoltà economiche. Il prestito della speranza viene elargito, a tassi e rateizzazioni agevolate, solo in caso di comprovata necessità, e per scopi di prima necessità. Ad esempio per lavori urgenti di sanificazione di case fatiscenti, per l'acquisto di oggetti di assoluta necessità per un bambino in arrivo, per l'acquisto di materiale di prima necessità per rimettere in piedi una microimpresa.
Il fondo destinato all'erogazione di prestiti della speranza si basa sulla solidarietà. Tutti i cittadini possono contribuire e fare dei versamenti liberi. I soldi accumulati vengono utilizzati per concedere prestiti alle persone più in difficoltà, che hanno urgente bisogno di liquidi per potersi garantire una soglia di vivibilità accettabile nell'immediato futuro.
Questo prestito può essere concesso a persone fisiche o giuridiche, nella fattispecie esclusivamente microimprese. Le persone fisiche che vogliono chiedere questo prestito devono presentare: un ISEE che certifichi la situazione di grave indigenza, l'eventuale certificato ASL che attesti una condizione di invalidità e la lettera di licenziamento, per quanto riguarda i disoccupati. Le microimprese, invece, per accedere alla domanda di prestito della speranza, devono presentare: il numero di iscrizione alla Camera di Commercio ed il numero di Partita Iva, il DURC cioè il documento che attesti il regolare pagamento delle tasse durante tutto l'arco della vita dell'attività, il bilancio degli ultimi anni dell'impresa ed il progetto previsto per il rilancio.
Gli ultimi aggiornamenti parlano della possibilità di ottenere un massimo di 7.500 euro per le persone fisiche, da rimborsare a tasso agevolato non superiore al 2,5% di TAN. Per le piccole imprese, invece, si possono concedere fino a 25.000 euro, rimborsabili a tasso agevolato entro il 4,5% di TAN.
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