Pensione integrativa, allarme adesioni: ecco quanto perdi se inizi tardi
13 nov 2025 | 4 min di lettura | Pubblicato da Carmela D.

In Italia la previdenza integrativa è ancora un tabù, e il tempo gioca contro chi rimanda. Oggi il 62% degli italiani nati tra il 1961 e il 2000 non possiede un fondo pensione, nonostante siano passati diciotto anni dal silenzio-assenso. Le simulazioni Moneyfarm lo dimostrano con chiarezza: iniziare a 30 anni può significare arrivare alla pensione con 131.000 euro, mentre chi comincia a 60 anni accumula appena 62.730 euro.
Un divario enorme, che mette in luce l’urgenza di agire e di incentivare l’adesione ai fondi in un Paese dove il sistema pubblico è sempre più fragile. Con una popolazione che invecchia e pochi giovani lavoratori a sostenerla, la pensione integrativa non è più un’opzione, ma una necessità.
L'urgenza di integrare: tasso di sostituzione e TFR
I dati emersi dalle audizioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) sulla Manovra 2026 confermano la gravità della situazione previdenziale futura.
- Perdita di un terzo: il tasso di sostituzione lordo (il rapporto tra l'ultima retribuzione e il primo assegno pensionistico) è previsto rimanere attorno al 66-68% almeno fino al 2031. Ciò implica che, in media, un lavoratore subirà una perdita di circa un terzo del proprio reddito mensile al momento del pensionamento.
- Bassa adesione: nonostante questo divario, l'adesione resta critica, solo il 38,8% dei lavoratori dipendenti e il 23,7% degli autonomi risulta iscritto a un fondo pensione. Se si considera solo chi ha versato contributi nell'ultimo anno, le percentuali calano rispettivamente al 30,5% e al 13,3%.
Anche l’impiego del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) come strumento previdenziale è marginale. Tra il 2007 e il 2024, solo il 23,8% del TFR generato dalle imprese è stato effettivamente destinato a forme di previdenza integrativa, con il restante capitale che è rimasto nelle aziende o è confluito nel Fondo di Tesoreria INPS.
Analisi Moneyfarm
L’analisi di Moneyfarm evidenzia come, su oltre 31,4 milioni di italiani nati tra il 1961 e il 2000, il 63% sia ancora senza previdenza integrativa o inoccupato.
Divario Regionale
A livello territoriale, il divario è netto. Ad eccezione del Trentino-Alto Adige, con quasi il 63% di adesione, nessuna regione supera la metà degli iscritti. In fondo alla classifica si trovano Campania (28,5%) e Sicilia (28,9%).
Divario di Genere
Solo il 39% degli iscritti ai fondi pensione è donna, contro il 61% degli uomini. Questo riflette il divario occupazionale (tasso di occupazione 58,1% per le donne vs 77,3% per gli uomini). La situazione più preoccupante è tra le giovani donne (25-34 anni), dove il tasso di adesione crolla al 25,5%, contro il 33,2% dei coetanei uomini.
Quanto si accumula a 30 e 60 anni: le differenze
Le simulazioni di Moneyfarm dimostrano in modo inequivocabile che il fattore tempo è l'alleato cruciale per l'accumulo previdenziale. Le cifre si riferiscono a versamenti con modalità attuali in un fondo pensione aperto, ipotizzando un rendimento pari al tasso di inflazione (scenario prudenziale).
| Età di inizio del versamento | Capitale stimato a 67 Anni |
|---|---|
| 30 anni | 131.000 euro |
| 40 anni | Circa 115.490 euro |
| 50 anni | Circa 93.010 euro |
| 60 anni | Circa 62.730 euro |
La differenza tra iniziare a 30 anni e iniziare a 60 anni supera i 68.000 euro. Ogni anno di ritardo comporta una significativa perdita in termini di accumulo di capitale e di crescita composta degli interessi.
Perché conviene fare da giovani un fondo pensione
Iniziare presto, dunque, conviene per una ragione semplice ma potente: il tempo moltiplica i rendimenti. Versare anche piccole somme a 25 o 30 anni permette di sfruttare appieno l’interesse composto, ossia gli interessi che generano altri interessi anno dopo anno. Più lungo è l’orizzonte temporale, maggiore sarà la crescita del capitale accumulato, anche a parità di contributi versati.
Oltre al vantaggio economico, non bisogna dimenticare il beneficio fiscale: i contributi al fondo pensione sono deducibili fino a 5.164 euro l’anno, riducendo immediatamente le imposte da pagare.
In altre parole, iniziare da giovani significa risparmiare oggi e garantirsi un futuro più sereno domani, senza dover contare solo su una pensione pubblica sempre più incerta.
Anche chi inizia tardi può trarre vantaggio da un fondo pensione
Anche chi si avvicina ai 50 o ai 60 anni può trarre vantaggio dall’apertura di un fondo pensione. Sebbene il tempo giochi un ruolo chiave, non è mai troppo tardi per costruire una rendita aggiuntiva o per beneficiare delle agevolazioni fiscali previste: basta sapere quale fondo pensione scegliere in base all'età.
Chi inizia tardi può infatti versare importi più consistenti o sfruttare strategie di investimento più prudenti, pensate per orizzonti temporali più brevi. Inoltre, la deduzione fiscale immediata consente di recuperare parte di quanto versato già nella dichiarazione dei redditi, riducendo l’impatto economico dell’investimento.
In un contesto di pensioni pubbliche sempre più basse, anche una rendita integrativa modesta può fare la differenza: un piccolo fondo oggi può tradursi in maggiore libertà e sicurezza domani.
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