9 feb 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Giorgia N.
Da mesi sentiamo parlare di aumenti illegittimi in bolletta sulle tariffe di luce e gas, di altolà e diritto al rimborso. Ma come stanno realmente le cose?
E soprattutto, chi ha diritto a vedersi restituire il denaro speso per eventuali rincari non dovuti? Purtroppo, dopo le novità di inizio anno, solo una piccolissima parte degli utenti potrà farsi valere.
Ma andiamo con ordine. Il decreto Aiuti bis del governo Draghi stabiliva per i fornitori di luce e gas il divieto di ritoccare le tariffe in corso fino al 30 aprile 2023, per tutelare i consumatori alle prese con il caro energia. Con la misura, in sostanza, veniva impedito alle compagnie di attuare le cosiddette "variazioni unilaterali del contratto", che consentono di intervenire sui prezzi variando le condizioni iniziali, in cambio della possibilità, per il cliente, di recedere gratuitamente.
In linea di principio la prescrizione del governo Draghi sarebbe dovuta valere a partire dal 10 agosto per tutti i tipi di contratto: quelli a prezzo fisso, quelli a prezzo libero ( per le componenti della tariffa diverse dalla materia prima), e per i contratti a prezzo bloccato con scadenza. In questo caso le società venditrici non avrebbero potuto rivedere le tariffe al momento del rinnovo.
Nei fatti, le aziende hanno però interpretato la legge in modo più "elastico", dando inizio a una pioggia di aumenti, soprattutto a spese di chi aveva contratti in scadenza. Sono così arrivate una serie di segnalazioni all'Antitrust da parte di consumatori e associazioni, che è difatti intervenuta aprendo istruttorie nei confronti di diverse società e intimando di prorogare i contratti in scadenza alle stesse condizioni. Tutto finito? Nient'affatto, perché alcune aziende sono ricorse al Tar, e sulla vicenda è intervenuto a dicembre il Consiglio di Stato. Il giudici amministrativi hanno dato ragione ai gestori, annullando nella sostanza il provvedimento dell' Authority.
Per mettere fine alla vicenda, il governo ha quindi deciso di inserire un articolo ad hoc nel decreto Milleproroghe di fine anno, che modifica a favore delle compagnie quanto aveva stabilito il decreto Aiuti bis. La nuova norma consente ai venditori di aggiornare le condizioni economiche al momento del rinnovo. In compenso, per tutti gli altri tipi di contratto, il blocco degli aumenti viene prorogato fino al 30 giugno.
Cosa succede ora? A conti fatti tutti coloro che si sono visti o si vedranno annunciare entro tre mesi dalla scadenza rinnovi contrattuali con aumenti, non potranno obiettare, salvo che esercitare il diritto di recesso. Si tratta purtroppo della maggioranza dei clienti del libero mercato, i quali non hanno altra scelta che accettare o cambiare gestore.
Il discorso cambia per i clienti che hanno un contratto a prezzo fisso. "In questo caso sono bloccate tutte le variazioni degli elementi di prezzo dell’offerta. Di conseguenza non sono valide le comunicazioni ricevute nei mesi scorsi che prevedono un aumento della tariffa dal 10 agosto in avanti", scrive l'associazione Altroconsumo sul suo sito.
Per i contratti a prezzo libero, dove per natura la componente della materia prima è variabile, il divieto di rincari riguarda invece le voci di costo diverse dall'energia, come per esempio, chiarisce ancora Altroconsumo, le quote fisse dell’offerta, o eventuali costi a consumo accessori (per esempio eventuali spread da aggiungere al prezzo della materia prima).
Le società che hanno applicato aumenti illegittimi dovrebbero automaticamente mettere in atto le disposizioni del Garante, dunque applicare le condizioni corrette ed eventualmente restituire ai clienti le somme pagate indebitamente. Ma, come suggeriscono le associazioni di consumatori, i clienti farebbero bene a controllare le comunicazione del gestore e le proprie bollette, per verificare che tutto stia avvenendo correttamente. Nel caso in cui qualcosa non tornasse, o se si notasse un aumento ingiustificato, è consigliabile sollecitare l'operatore con un reclamo.
Pugliese trapiantata in Emilia, giornalista professionista dal 2005, laurea in filologia romanza e master in giornalismo all’Università di Bologna.
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