24 mar 2022 | 3 min di lettura
Le accise sul carburante sono al centro dell'attenzione, vista la battaglia al caro benzina che ha investito il 2022.
Ma sapevi che tra queste sono ancora in vigore alcune introdotte addirittura nel 1935? OK, calma. Ti spieghiamo tutto meglio.
Premesso che non esistono soltanto nel nostro Paese e che non riguardano solo i carburanti, il loro nome deriva dal latino accidere, che significa cadere sopra. Sono state introdotte gradualmente fin dagli anni Trenta del Novecento, per rastrellare risorse destinate a fronteggiare emergenze, dovute per lo più a disastri naturali o a eventi bellici.
In Italia, si legge su Treccani.it, la prima accisa sui carburanti fu introdotta da Mussolini nel 1935, per finanziare la guerra coloniale in Africa; i governi successivi hanno poi utilizzato tale tributo per fronteggiare diverse emergenze. Le accise più importanti nel nostro Paese sono quelle relative ai prodotti energetici, all’energia elettrica, agli alcolici e ai tabacchi.
Per quel che riguarda i carburanti, dal 1995 non esistono più le singole accise, che da aumenti straordinari sono stati resi ordinari e strutturali. Da allora, l'accisa è definita in modo unitario e il gettito che ne deriva finanzia il bilancio statale nel suo complesso. Quindi un aumento può essere legato alla necessità di finanziare una situazione particolare (dalle ricostruzioni dopo un terremoto o un'alluvione al sostegno per l'acquisto di bus ecologici, per esempio), ma l'incremento rientra nell'importo complessivo. Può capitare pure che sia stabilito un calo.
Insomma, oggi esiste una sola aliquota, che non fa distinzioni tra le diverse componenti. Dagli anni Novanta, il suo valore è stato cambiato varie volte. Per esempio, in base ai dati dell’Unione petrolifera italiana, nel 1995, l’accisa sulla benzina era di 0,518 euro, prima di salire a 0,542 euro nel 1999 e riscendere a 0,520 euro nel 2000. Come si legge sul Pagellapolitica.it, dal 2000 il valore di questa imposta indiretta è sempre salito, fino a toccare il massimo storico nel 2014, quando si pagavano 730,80 euro di accisa per 1.000 litri di carburante.
Le accise attualmente in vigore si applicano solo su alcuni beni, quali:
oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano)
bevande alcooliche (liquori, grappe, brandy)
fiammiferi
tabacchi lavorati (sigarette)
energia elettrica
oli lubrificanti
Ma quelle più tristemente famose sono le accise su benzina gasolio e gpl. E sono tante, ben 19 le accise sui carburanti che gravano sulle tasche degli automobilisti italiani. Nel 1995 sono state inglobate in un'unica imposta indifferenziata, per finanziare il bilancio statale. Di seguito ecco l’elenco completo di quelle poste sui carburanti in Italia, con l’anno e il motivo di introduzione:
1) Guerra d’Etiopia (1935-1936) - 0,000981 euro;
2) Finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro;
3) Ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro;
4) Ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro;
5) Ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro;
6) Ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro;
7) Ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro;
8) Finanziamento missione ONU in Libano (1982 - 1983) – 0,106 euro;
9) Finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro;
10) Rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) - 0,020 euro;
11) Acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro;
12) Ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro;
13) Finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071;
14) Finanziamento crisi migratoria libica (2011) - 0,040 euro;
15) Ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro;
16) Finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro;
17) Finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro;
18) Finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro;
19) Finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024
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