20 ott 2021 | 4 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
Un evento spiacevole che può accadere a chi contrae debiti: è il pignoramento del conto corrente.
Al contrario di quanto molti possano pensare, si tratta di un evento per nulla raro in quanto il proprio conto corrente non è immune da rischi e a confermarlo è stata proprio la corte di Cassazione in una recente sentenza. È possibile, dunque, bloccare un conto corrente e trasferire le cifre presenti ad un altro soggetto creditore.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire quali sono le diverse fasi, in quali casi si può evitare e cosa accade se il conto è cointestato.
Sicuramente non si tratta di un procedimento semplice e veloce: il creditore deve prima di tutto essere in possesso di un titolo esecutivo valido per poter procedere al pignoramento.
Tale titolo si avrà a seguito di sentenza di un giudice o un decreto ingiuntivo che stabiliscono la situazione di debito del proprietario del conto corrente nei confronti del creditore.
L’obiettivo di chi chiede il pignoramento del conto è, ovviamente, quello di recuperare il credito perso. Naturalmente il conto corrente, ad esempio, non potrà essere pignorato se non si paga una bolletta. Per ottenere un titolo esecutivo è necessario, infatti, che avvengano tutta una serie di passaggi che portano alla procedura di pignoramento.
E questa ovviamente, visti anche i tempi della giustizia italiana, non è una procedura veloce, anzi. Si tratta di un percorso particolarmente lungo, ecco perché spesso e volentieri si cerca di trovare un accordo prima.
Nel momento in cui viene pignorato un conto corrente il correntista viene avvisato tramite, ad esempio, una sentenza, che il conto sarà bloccato. Il pignoramento inoltre sarà comunicato alla banca o alla posta dove è situato il conto corrente: da quel momento in poi non sarà più possibile effettuare prelievi.
Se il debitore, inoltre, possiede più di un conto corrente, il pignoramento di solito verrà applicato su tutti i conti.
Se però, un conto è intestato ad un lavoratore dipendente o a un pensionato non sarà possibile pignorare il conto per l’intero credito presente, ma potrà essere pignorato solo una parte.
Ma attenzione ai tempi e ai conti cointestati. Con una recente sentenza la Corte di Cassazione (la n. 30332 del 4 agosto 2021) ha permesso il sequestro preventivo del conto corrente di uno studio associato dove prestava lavoro un singolo professionista.
La Corte di Cassazione in questo è stata chiara: se un singolo professionista commette il reato di evasione fiscale e fa parte di un’associazione, è possibile disporre del sequestro preventivo del conto corrente intestato allo studio.
Dunque, anche se un conto è cointestato tra più persone tutti gli intestatari devono essere considerati debitori o creditori del saldo finale.
La procedura si potrà dire conclusa quando avverrà l’accredito delle somme al creditore. Il giudice, in una udienza ad hoc, disporrà che le somme stabilite vengano versate al creditore aggravato degli interessi di mora.
Ovviamente un conto corrente pignorato non può essere chiuso perché non appena verrà notificato l’atto di pignoramento alla banca questa provvederà a bloccare il conto corrente del debitore che quindi non potrà più usufruirne.
Il pignoramento del conto corrente non avviene solo da parte di privati o attendendo una sentenza di un giudice. Può accadere, infatti, che sia la stessa Agenzia delle Entrate a notificare il pignoramento in caso di mancato pagamento di cartelle esattoriali.
In questo caso non aspettatevi tempi lunghi, anzi la procedura è molto più veloce. Infatti, nel momento in cui la cartella esattoriale viene emessa dall’ex Equitalia, viene eguagliata al titolo esecutivo. Questo significa che produce gli stessi effetti di una sentenza emessa da un giudice.
Anzi, dallo scorso 1° settembre l’attività di riscossione, dopo uno stop di oltre un anno dovuto all’emergenza Covid, è ripresa a tamburo battente. La macchina delle tasse è ripartita a pieno regime ricominciando a pignorare i conti correnti e non solo, anche stipendi e pensioni.
Il recupero dei crediti attraverso il pignoramento dovrà comunque essere comunicato in anticipo a mezzo di notifica dell’ex Equitalia in un periodo precedente a un anno. Dal momento della notifica di intimazione al pagamento si hanno a disposizione sessanta giorni per mettersi in regola o pagando l’intera somma o chiedendo la rateizzazione delle somme.
Il conto corrente resterà bloccato finché il creditore o l’ente non accetterà il piano di ammortamento e finché non sarà pagata la prima rata.
Sono tanti i contribuenti che erano in attesa di una proroga, che però ad oggi non è giunta né è all’orizzonte.
Giornalista professionista, Giusy Iorlano è laureata in Scienze politiche presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma con una tesi in studi strategici.
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