11 ago 2021 | Pubblicato da Giusy I.
Da oggi niente più scuse per gli esercenti che non vogliono (sebbene sia obbligatorio dal 2020) ancora dotarsi di un Pos per consentire ai clienti di pagare in modalità elettronica.
Il governo Draghi ha, infatti, introdotto il Bonus Pos con l’azzeramento delle commissioni (uno dei principali motivi di lamentele dei commercianti) addebitate per i pagamenti elettronici.
Non solo, dal decreto Sostegni Bis è stato introdotto anche il credito di imposta per l’acquisto o il noleggio e l’installazione di Pos (compresi quelli smart) o comunque di tutti quegli strumenti elettronici che consentono di accettare pagamenti con bancomat e/o carte di credito e la successiva trasmissione telematica dei dati degli incassi quotidiani.
Con la sospensione del cashback si è, dunque, pensato di introdurre un nuovo strumento per incentivare le transazioni elettroniche, assicurare la massima tracciabilità dei pagamenti e di conseguenza diminuire il rischio di evasione. Questa volta però l’incentivo punta a chi sta dall’altra parte della ‘cassa’, dunque, agli esercenti e non più ai clienti come è stato, invece, con l’operazione cashback. Misure queste che vanno ad aggiungersi alla prossima riduzione, dal 1 luglio 2022, della soglia per l’utilizzo dei contanti a 999,99 euro dagli attuali 1999,99. Il punto di partenza è sempre lo stesso: l’utilizzo delle carte elettroniche è il metodo di pagamento preferito, perché più semplice, più veloce e più sicuro, utilizzato già da 8 italiani su 10 ed è sicuramente quello più tracciabile. Vediamo di cosa si tratta e come funziona questo nuovo bonus.
Dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 per tutti i pagamenti tracciabili effettuati, sia gli esercenti che i professionisti possono fruire di un credito d'imposta fino al 100% (prima era pari al 30%) delle commissioni sostenute per l’utilizzo dei Pos. È quanto previsto dal decreto legge n. 99/2021. Che si tratti di carte di debito o di credito non fa differenza, l’importante è che consentano di memorizzare i dati da poter inviare telematicamente all’Agenzia delle Entrate. A indicarlo è la stessa Agenzia di Ernesto Maria Ruffini con l’ultimo provvedimento del 6 agosto 2021 dove indica proprio quelle che sono le regole tecniche per collegare gli strumenti del pagamento elettronico a quelli necessari per trasmettere i dati in via telematica dei corrispettivi giornalieri.
Entro il giorno 20 del mese successivo a quello di riferimento si riceverà una comunicazione telematica da parte degli intermediari finanziari con il totale delle commissioni addebitate. L’Agenzia delle Entrate, allo stesso modo, riceverà tutte le informazioni sulle transazioni effettuate. Il credito di imposta potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione nell’F24 dal mese successivo. Ma non solo, a favore dei commercianti o professionisti che effettuano “cessioni di beni o prestazioni di servizi nei confronti di consumatori finali”, verrà riconosciuto un ulteriore credito di imposta per il noleggio, l’acquisto o l’utilizzo di strumenti che consentono forme di pagamento elettronico e per il collegamento con i registratori di cassa. Dunque, non uno, ma gli esercenti possono usufruire di ben due crediti d’imposta. Il primo credito d’imposta (massimo 160 euro a soggetto) è previsto per tutti gli esercenti che dal 1 luglio 2021 al 30 giugno 2022 acquistano, noleggiano o utilizzano appunto questi strumenti che permettono di pagare con bancomat o carta di credito. L'importo massimo che si può ottenere con il bonus è però parametrato con le seguenti percentuali: si otterrà il 70% della spesa effettuata per ricavi e compensi inferiore a 200 mila euro; il 40% per ricavi e compensi compresi tra 200 mila euro e 1 milione di euro e iI 10% per ricavi e compensi compresi tra 1 milione di euro e 5 milioni di euro. Nel caso in cui, invece, si acquistino o si noleggino strumenti di pagamento che permettano di memorizzare i dati e trasmetterli per via telematica all'Agenzia delle Entrate, il limite massimo del bonus bancomat salirà a 320 euro. Anche in questo caso l’importo della percentuale varia a seconda dei compensi: 100% per ricavi e compensi inferiori a 200 mila euro; 70% per ricavi e compensi compresi tra i 200 mila euro e 1 milione e 40% per ricavi e compensi compresi tra 1 e 5 milioni di euro.
Il rimborso dei pagamenti POS può riguardare, dunque, come detto, anche professionisti e imprenditori. L’importante è che i pagamenti vengano effettuati e ricevuti attraverso sistemi totalmente tracciabili e il totale dei ricavi o dei compensi non sia inferiore ai 400 mila euro. Non verrà incassata alcuna somma di denaro ma si maturerà un credito d’imposta che potrà essere fruito in compensazione e indicato nella dichiarazione dei redditi. Potrà, dunque, essere usato per pagare altre imposte visto che non concorrerà, nemmeno in questo caso, a formare reddito ai fini Irap.
Le transazioni effettuate con le carte aziendali non rientrano nel bonus Pos. Nell’agevolazione rientrano solo i seguenti strumenti di pagamento: carte di credito, di debito, carte prepagate, applicazione su smartphone. I pagamenti devono essere tracciabili e si possono detrarre anche i costi fissi composti da un canone. Il calcolo del credito d’imposta sarà effettuato dagli stessi gestori dei servizi di pagamento elettronici dopo che è stato rilasciato il prospetto periodico degli importi che riguardano il bonus Pos.
Richiedere il bonus Pos è abbastanza semplice. Basta compilare il modello F24, e inviarlo in via telematica. Il codice tributo indicato dall’Agenzia delle Entrate dovrà essere inserito nella sezione “Erario”. Poi bisognerà inserire il mese e l’anno di addebito della commissione in quelli che sono i campi di riferimento mese e anno. Trattandosi di documentazione informatica che potrebbe essere sottoposta a controllo fiscale, gli esercenti che usufruiranno di questa agevolazione dovranno conservare per 10 anni (dall’anno in cui il credito d’imposta è stato utilizzato) tutte le ricevute riguardanti le commissioni addebitate per l’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento..
Giornalista professionista, Giusy Iorlano è laureata in Scienze politiche presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma con una tesi in studi strategici.
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