
Cashback tributario: potrebbe partire dal 2023
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I controlli fiscali sui conti correnti operati dall’Agenzia delle Entrate alla ricerca di irregolarità si sono rafforzati negli ultimi anni attraverso sistemi più veloci e accurati, che si avvalgono della possibilità di conoscere saldi e movimenti incrociando telematicamente i dati dei contribuenti con l’Anagrafe dei Rapporti Finanziari implementata dagli istituti di credito. Ma cosa può verificare il fisco e con quali tempistiche?
L’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli fiscali sui conti correnti procedendo retroattivamente fino ai 5 anni precedenti per tutti coloro che hanno presentato regolare dichiarazione dei redditi, fino ai 7 anni precedenti per coloro che non presentano dichiarazione dei redditi.
I controlli possono avvenire sui conti correnti di chiunque, lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati. Dal momento che spetta a chi è sottoposto a indagine l’onere della prova e in caso siano rilevate irregolarità andrà comunque dimostrato di avere agito correttamente nella gestione delle entrate e nelle dichiarazioni al fisco, è bene sapere quali comportamenti possono fare emergere sospetti e far scattare le verifiche.
L’elemento principale a cui fare attenzione sono le entrate, ovvero i bonifici in entrata o i versamenti di contanti in conto corrente. Se le entrate coincidono con quanto indicato in dichiarazione dei redditi il problema non si pone, se invece c’è una discrepanza sarà necessario dimostrare che si tratta di entrate già tassate alla fonte o esenti da tassazione. Sarà in pratica necessario dimostrare che la fonte è lecita e non si tratta ad esempio di reddito da lavoro non dichiarato.
Per dimostrare di essere in regola sarebbe buona norma, in caso di scambi di denaro per ragioni che esulano dal lavoro e dal reddito e che non necessitano di dichiarazione al fisco, creare un documento scritto, dettagliato e datato, che ne attesti l’origine. Non sono invece previsti controlli del fisco rispetto ai prelievi dal conto corrente. Utilizzando le banconote prelevate va comunque tenuta presente la necessità di rispettare il tetto massimo per gli scambi di denaro contante, attualmente fissato a 3.000 euro.
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