8 set 2022 | 2 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Sono sempre meno i negozi che accettano i buoni pasto. Così c'è chi suggerisce - anche a livello sindacale - di risolvere il problema accreditando la somma corrispondente sullo stipendio del lavoratore, mantenendo le agevolazioni fiscali.
Così si potrebbe scegliere come e quando usare l'importo, senza essere vincolati dalle scadenze che hanno i buoni.
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Intanto anche Altroconsumo di recente ha fatto partire una petizione per chiedere all’esecutivo, quello ancora in carica o il futuro che si insedierà da Ottobre, di rivedere la normativa sui buoni pasto in questo senso, affinché si possa far fronte al rifiuto che molti esercenti stanno attuando ai danni dei consumatori.
Il buono pasto è un titolo di pagamento con valore predeterminato che è consegnato dalle aziende ai dipendenti del settore pubblico o privato (o a collaboratori esterni) come servizio sostitutivo di mensa, in base ad accordi con i lavoratori.
L'accredito del valore dei buoni sulle buste paga dovrebbe comunque continuare a essere del tutto (o quasi) deducibile (Irap e Ires) e detraibile (Iva) per le aziende.
Mentre per il lavoratore, entro un certo limite, i ticket non sarebbero soggetti a tassazione: per un buono cartaceo la detassazione può arrivare ad un importo giornaliero massimo di 4 euro; nel caso di quello elettronico (caricato su una specie di carta di debito) può arrivare a 8 euro.
L'importo eccedente invece viene tassato.
La proposta di versare gli importi sugli stipendi è legata al fatto che i commercianti (bar, ristoranti, supermercati) sempre più spesso rifiutano i buoni a causa delle commissioni troppo elevate incassate dallesocietà che gestiscono i vari marchi di ticket: dal 10 al 20% del valore del buono.
Tanto che il 5 Giugno scorso, per protesta, molti negozi hanno aderito a uno sciopero, rifiutando i buoni per un'intera giornata.
Nel Decreto Aiuti, approvato il 12 Luglio scorso, è stato fissato un tetto massimo del 5% alle commissioni che gli esercenti devono pagare, però vale solo per i buoni forniti ai dipendenti pubblici.
Ora si spera che anche le gare d'appalto per i buoni pasto delle aziende private si adatteranno agli sconti applicati per i lavoratori del settore pubblico.
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