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6 mar 2013 | 2 min di lettura | Pubblicato da Raffaele Dambra

acqua sul parabrezza

Gli ultimi dati Istat registrano un tasso di disoccupazione in Italia pari all’11,7%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre 2012 e di 2,1 punti nei precedenti dodici mesi. Addirittura agghiacciante il dato relativo alla fascia di età tra i 15 e i 24 anni, salito al 38,7%. Sono numeri che si commentano da soli e che indicano quanto sia spaventosamente cresciuto il numero di persone senza lavoro, spesso con famiglia a carico, costrette ogni giorno a fare i salti mortali per sostenere tutte le spese necessarie alla propria sopravvivenza. E se oltre al danno della mancanza del lavoro interviene anche la beffa, sotto forma di regole e norme inique che complicano ulteriormente la vita delle persone in difficoltà economica, il quadro è completo.

Prendiamo per esempio le assicurazioni. Sappiamo che una cifra spropositata di persone, calcolata in poco meno di quattro milioni, non paga il bollo. Certo, fra questi ci saranno molti furbetti a cui piace circolare a sbafo, ma è plausibile che il numero comprenda anche una buona percentuale di automobilisti che non riescono più a coprire la spesa. Molti hanno optato addirittura per la drastica soluzione di non utilizzare più l’auto pur di non pagare la responsabilità civile obbligatoria. Anche perché, ed è proprio qui il paradosso, per i disoccupati la polizza auto costa molto di più!

La singolarità di questo dato trae origine dalle “variabili” che le compagnie assicurative inseriscono per determinare il costo dell’assicurazione auto, e tra quelle che vanno a incidere più di tutte c’è il mestiere del cliente. Ad ogni categoria professionale corrisponde infatti una tariffa diversa e chi sta peggio di tutte, incredibile ma vero, è proprio la categoria dei disoccupati i cui sfortunati appartenenti possono arrivare a pagare anche 200 euro in più all’anno rispetto a un contraente occupato. Per sincerarsi di ciò basta simulare un preventivo online su qualunque sito web del settore.

La discutibilissima “ratio” su cui si basano le imprese d’assicurazione consiste nella maggior probabilità di un disoccupato di incorrere in un incidente stradale, potendo contare su più tempo libero a disposizione in confronto a chi svolge quotidianamente un regolare lavoro. Peccato però che non siano stati tenuti in debita considerazione altri significativi dettagli: per esempio, chi non lavora ha meno necessità di muoversi rispetto a chi prende l’auto tutti i giorni per recarsi in ufficio. E, soprattutto, con il prezzo del carburante schizzato a livelli indecenti e con la nostra RC auto che è la più alta in Europa, la maggior parte dei disoccupati neanche si sogna di avvicinarsi alla propria automobile, ammesso che ce l’abbia ancora.

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