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Tax Freedom Day: nel 2022 in Italia arriva il 7 Giugno

5 mag 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Marco B.

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Nell'UE, l'Italia è tra i Paesi in cui si versano più tasse. Nel 2020, ultimo anno in cui si hanno dati omogenei a livello dell'Unione, gli italiani per liberarsi dalle imposte hanno lavorato fino al 5 Giugno: 6 giorni in più rispetto alla media dei 27 Stati che oggi fanno parte dell'UE.

Arriva infatti un momento dell'anno in cui - idealmente - non si pagano più le tasse.

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Ci stiamo riferendo al giorno della liberazione dalle tasse (Tax Freedom Day, TFD): è quello a partire dal quale ciò chesi guadagna ci resta del tutto in tasca, senza finire nelle casse statali. Nei giorni precedenti invece incassa tutto il Fisco. In termini più tecnici, il TFD rappresenta la chiusura del periodo di tempo durante il quale i cittadini di un Paese devono lavorare per pagare il carico fiscale della nazione. È ovvio che, nella vita reale, le imposte si pagano percentualmente per tutto l'anno.

Il record storico nel 2021

L'Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato (CGIA) ha calcolato che nel 2021 la pressione fiscale in Italia è arrivata al record storico del 43,5% del Prodotto interno lordo (PIL), mentre nel 2022 parrebbe destinata a scendere al 43,1%. Quindi, svela la CGIA, nel 2022 il Tax Freedom Day per gli italiani è il 7 Giugno, mentre nel 2021 era caduto il giorno successivo, l'8.

L'aumento delle entrate

Il livellomolto elevato di carico fiscale dell'anno scorso non è legato a un aumento del prelievo, ma allaforte crescita del Pil (+6,6%) avvenuta dopo la caduta nel 2020 (-9%): ha contribuito ad aumentare notevolmente le entrate. Nel 2022 il peso fiscale dovrebbe diminuire di 0,4 punti percentuali, visto il 3% di crescita previsto (sono da valutare però gli effetti negativi legati al perdurare della guerra in Ucraina) e la riduzione delle imposte e dei contributi decisa dal Governo Draghi.

Per saldare i debiti tributari

Comunque, quest'anno sono serviti 157 giorni, inclusi sabati e domeniche, perché il contribuente medio italiano smettesse di lavorare solo per saldare tutti i debiti fiscali annuali; dal 7 giugno in poi inizierà a guadagnare, sempre teoricamente, solo per se stesso. Dal 1995 il giorno di liberazione fiscale più ''precoce'' per gli italiani risale al 2005 (con pressione fiscale al 39%): smisero di lavorare solo per pagare le tasse il 23 maggio (dopo 143 giorni). Il periodo più lungo è stato invece quello registrato lo scorso anno.

Dalla Danimarca all'Irlanda

Nell'UE del 2020 il Paese con la pressione fiscale più elevata era la Danimarca (48% del PIL), seguita da Francia, Belgio e Svezia; poi c'è l'Italia. Quella più bassasi riscontra in Irlanda (20,7%). Siccome molto dipende anche dallivello di reddito dei cittadini, il Tax Freedom Day non segue lo stesso andamento della pressione fiscale.

Chi detiene il record

Nella classifica europea, se in Italia il TFD nel 2020 cadeva 6 giorni dopo (6 giugno) quello medio (30 maggio), la Francia, con la Danimarca, lo raggiungeva con 19 giorni in più (24 giugno) rispetto al nostro Paese; ci superavano anche il Belgio (+10) e la Svezia (+3). Tutti gli altri avevano un TFD inferiore a quello italiano, con il record irlandese: cadeva 81 giorni prima del nostro, il 16 marzo.

Quantità e qualità dei servizi

È ovvio che questa classifica va considerata anche in base ad altri parametri, per esempio la quantità e la qualità dei servizi offerti, che si ripercuote sulle pretese fiscali da parte dello Stato. Per esempio, se - come capita in alcuni Paesi europei diversi dall'Italia - l'assistenza sanitaria è in gran parte a carico dei cittadini (in Irlanda quelli sopra un determinato reddito, il 63%), alcuni costi ricadono sul contribuente in forma diversa da quella fiscale.

L'evasione fiscale

Vale per il servizio sanitario come per altri servizi, forniti di più o di meno a seconda deivari sistemi statali. Come è pure ovvio che sulla qualità dell'investimento delle risorse tributarie influiscono altre circostanze: per esempio il tasso nazionale di evasione fiscale (che limita gli introiti fiscali nonostante aliquote spesso alte) e/o il frequente cattivoutilizzo dei soldi pubblici, che si trasforma in una scarsa qualità dei servizi. Questi ultimi due fenomeni, purtroppo, spesso riguardano proprio l'Italia.

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