Il mondo delle auto storiche è da sempre circondato da un alone di nostalgica riverenza, e sono ben pochi gli automobilisti che riescono a rimanere immuni al fascino che queste vetture sono in grado di suscitare.
Sommario:
Usata e storica, infatti, sono ben lungi dall’essere sinonimi e la seconda, anzi, deve rispondere a dei criteri ben specifici per potersi dire tale. Il rispetto o meno di queste norme determina il valore di ogni singolo pezzo, insieme alle caratteristiche proprie del modello. Alcuni, infatti, sono piuttosto diffusi, mentre altri rappresentano delle vere rarità. Ecco dunque che le quotazioni delle auto storiche variano moltissimo in base al tipo di vettura, all’anno di produzione e alla provenienza. Alcune di esse sono talmente preziose da essere ambite dai collezionisti, e richiedono grandi attenzioni per svolgere la manutenzione in modo ottimale così da conservarne tutto l’originario splendore. Ci sono poi auto più economiche, che richiedono meno cura da parte del proprietario, ma che comunque possono essere arricchite da un immenso valore affettivo. È forse proprio qui che sta il segreto della curiosità che le auto storiche destano: nella loro capacità di travalicare il tempo e di avere sempre qualcosa da raccontare.
In questo articolo entreremo più approfonditamente nel merito dell’argomento, e troveremo una definizione precisa che delimiti in modo chiaro il concetto di auto storica.
Se si cerca di stabilire un principio universale che individui in maniera oggettiva quali auto possono essere definite storiche e quali invece no, possiamo affermare che il modo più semplice per farlo sia un criterio temporale: in tal modo, si parla di vetture storiche quando queste compiono 30 anni dall’anno in cui sono state prodotte. Compiuto il trentesimo anno di vita, possono venire iscritte regolarmente ai registri ASI (Automotoclub Storico Italiano).
Questo limite è stato recentemente accresciuto: fino a pochi anni fa, l’attestazione di storicità si raggiungeva dopo 20 anni. È bene porre una distinzione, inoltre, tra anno di immatricolazione e anno di produzione: per calcolare il momento in cui una macchina diventa storica, si deve fare riferimento alla seconda. Questo punto è fondamentale, perché permette ai registri storici di annoverare tra i loro elenchi anche vetture che sono state radiate dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico), oppure non sono in possesso della regolare documentazione per poter circolare liberamente su strada, e anche alcune che avrebbero necessità di una nuova targa.
Oltre a questo requisito temporale, ve ne sono anche alcuni stabiliti dall’ASI che una macchina deve rispettare per poter essere catalogata come storica. Il concetto fondamentale è quello del mantenimento, quanto più possibile, della vicinanza all’idea originaria proposta dalla casa produttrice. Quindi, in sostanza, il veicolo deve presentare un design che ricordi quello con il quale è nata, senza stravolgerlo in nessun aspetto, ma anche il motore deve conservarsi in perfetto stato di funzionamento, in modo da garantire delle prestazioni che soddisfino le aspettative in base a quanto dichiarato dal costruttore o, in caso di auto sportive, ai successi riscossi. Quindi, anche se una macchina ha compiuto i suoi primi 30 anni di vita, non è detto che sia ascrivibile al registro delle vetture storiche, poiché questo processo non avviene in automatico. Anzi, tale passo può essere compiuto soltanto dai prodotti che possono vantare un buono stato di conservazione e siano rimaste in possesso di ricambi, appendici e altri particolari che rispecchino in modo fedele il modello originale.
Insomma, le regole sono piuttosto stringenti, e allo stesso tempo ben esplicitate, in modo da evitare che chiunque possa fare richiesta di attestazione di storicità solo per il semplice fatto di possedere un’auto vecchia: come si diceva all’inizio dell’articolo, non è affatto la stessa cosa.
Addirittura esiste un’ulteriore modalità per avere conferma della possibilità che la propria macchina entri a far parte dei registri o meno: si tratta di un elenco che cita, uno per uno, i 340 modelli che appartengono alla categoria (o che entreranno a breve a farne parte), il cui possesso concede il diritto a godere di alcune agevolazioni. Questo si rivela molto utile per superare la possibile contestabilità dei criteri ASI, che peccano di una certa soggettività. L’elenco rappresenta insomma, un modo più semplice per capire se la vecchia vettura che si trova in garage da 30 anni è semplicemente datata o nasconde qualche piacevole sorpresa.
Passati i 30 anni dalla produzione, se una macchina soddisfa i requisiti per entrare nei registri storici, può fruttare diversi tipi di agevolazioni, sia in termini pratici che in termini più strettamente economici.
Prima di tutto, ad esempio, l’importo di bollo e quello dell'assicurazione per un'auto storica risulterà ridotto per interesse, appunto, storico.
La tassa di possesso, invece, varia a seconda della regione, e quindi non può essere identificata a priori in una cifra universalmente valida, neanche in modo grossolano, poiché questa somma varia considerevolmente a seconda delle aree geografiche e, anzi, in certe regioni si è addirittura esenti dal pagamento.
Per quanto riguarda l’assicurazione, invece, esistono delle tariffe speciali appositamente pensate per le auto storiche, proposte che variano ovviamente tra le differenti compagnie. Ci sono anche dei casi in cui il proprietario può ottenere un risparmio ancora maggiore, poiché non vengono considerate classi di merito e franchigia.
A differenza delle auto considerate d’epoca, come dicevamo in precedenza, quelle storiche possono liberamente circolare su strada, ammesso che si trovino in possesso di tutta la regolare documentazione necessaria e siano in grado di rispettare le normative europee in fatto di emissioni inquinanti in modo da non gravare troppo sull’ambiente. Per questo motivo, anche le macchine di interesse storico hanno l’obbligo di effettuare periodicamente delle revisioni, che devono avvenire con cadenza biennale.
Una volta su strada, invece, le vetture di interesse storico non godono di alcun privilegio né differenziazione rispetto a quelle che quotidianamente si vedono transitare nelle città. In tutti i casi, il Codice della Strada sancisce delle norme uguali per qualsiasi veicolo, con due uniche eccezioni. La prima riguarda la cintura di sicurezza. Ci sono, infatti, dei modelli che originariamente sono stati costruiti senza questo dispositivo. Solo ed esclusivamente in questi casi il non esserne provvisti a bordo è giustificato, e quindi non si è tenuti a indossarle. La seconda eccezione coinvolge l’utilizzo delle luci diurne, che su alcune vetture datate non sono equipaggiate in sede di produzione.
La questione che fa riferimento all’inquinamento, invece, è piuttosto lineare. Tutte le auto storiche appartengono alla categoria Euro 0 e, come tali, il loro accesso alle aree con ingressi controllati è precluso, come lo è per tutti i mezzi particolarmente inquinanti. Tuttavia, anche in questo campo esistono degli strappi alla regola: certi comuni consentono alle macchine storiche di circolare in zone ad accesso limitato proprio per esaltarne l’unicità dello stile e la bellezza d’altri tempi. Per poter usufruire di questo diritto, è necessario richiedere una deroga.
È interessante considerare che esistono dei modelli di vetture che ancora non sono annoverati tra le voci dei registri storici, ma promettono di entrarvi a far parte presto, e quindi rappresentano dei pezzi degni di essere monitorati per il valore che potenzialmente potrebbero acquisire. Infatti, dopo che un’auto diventa storica, il suo prezzo di mercato aumenta in ragione del fatto che assume un pregio molto maggiore, e questo fatto rappresenta una sfida per i collezionisti più ambiziosi.
Parte del gusto della ricerca del modello perfetto da inserire nella propria collezione, infatti, per alcuni risiede anche nella capacità di individuare vetture che attualmente non sono considerate pregiate ma che hanno buone possibilità di diventarlo a breve. In tal modo l’acquisto di una macchina si trasforma in un vero investimento, orientato verso la prospettiva del limite dei 30 anni, passato il quale si sarà in possesso di un’auto storica, con tutti i privilegi che ne conseguono.
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