1 feb 2021 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
Non bastavano i danni causati dalla pandemia da Coronavirus ai conti correnti degli italiani.
Con l’arrivo del 2021 sono entrate in vigore anche le nuove regole europee (decise in un contesto decisamente diverso e in tempi lontani dal Covid) sulla gestione dei default, sugli sconfinamenti e sulle sofferenze di piccole e medie imprese e famiglie.
Sparisce, dunque, la possibilità di andare in rosso sui conti correnti e niente più flessibilità degli istituti bancari nella gestione dei piccoli sconfinamento dei risparmiatori. Le nuove norme dell’Autorità Bancaria europea (Eba) parlano chiaro: dal 1 gennaio 2021 sono entrati in vigore dei "criteri più stringenti", come li ha definiti la stessa Bankitalia.
Una vera e propria mannaia, insomma, per le Pmi e le famiglie, che arriva proprio in un momento difficilissimo per l’economia, fortemente condizionata dagli effetti della pandemia.
E così il rischio di ritrovarsi morosi molto più velocemente di prima e di avere il proprio conto corrente bloccato, anche per un solo mancato pagamento, è oggi più alto.
E’ stata però la stessa Banca d’Italia a gettare acqua sul fuoco delle polemiche innescate da questa nuova gestione dei default sottolineando che per essere considerati in ‘rosso’ dovranno verificarsi determinate condizioni. Si tratta dunque di tecnicismi che riguardano il modo in cui le banche classificano i clienti a fini prudenziali.
Il nuovo default (cioè l’incapacità patrimoniale di un debitore di soddisfare le proprie obbligazioni), nello specifico, scatterà, quindi, in almeno due casi: se il debito arretrato è scaduto da oltre 90 giorni (per le amministrazioni pubbliche i giorni sono 180) e se la banca ritiene improbabile riaverlo senza intentare procedure straordinarie.
Riguardo la prima condizione, il debito scaduto viene considerato rilevante quando supera tutte e due le soglie previste dal regolamento: la prima è di 100 euro per le esposizioni al dettaglio (quelle cioè di un privato) e 500 euro per le esposizioni diverse (quindi delle imprese) e la seconda è misurata nell’1% dell’esposizione complessiva verso una controparte.
Per essere classificati un cattivo pagatore bisogna, dunque, che lo sconfinamento superi la soglia di rilevanza e prosegua per oltre 90 giorni consecutivi. La banca può considerare quindi incapace di ripianare un debito chi ha il conto in rosso di almeno 100 euro per 90 giorni consecutivi e se lo scoperto in banca è superiore all’1 per cento del credito totale concesso dalla banca: per chi ha un mutuo da 100mila euro parliamo di una cifra pari a 1000 euro per intenderci.
Proprio l’ipotesi di ritrovarsi più in fretta con la patente di cattivo pagatore è il timore soprattutto delle imprese che, invece, in questo delicato momento economico chiedono flessibilità oltre che liquidità. Anche per questo tutte le associazioni di imprese e banche, tra cui Confindustria e Abi, hanno chiesto alle istituzioni europee di intervenire con urgenza su alcune norme in materia giudicate "sproporzionate, inadeguate ed inopportune", che mettono a rischio l'accesso al credito di imprese e famiglie e compromettono quindi, "irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea".
E un calcolo è già stato fatto da Unimpresa: le nuove regole bancarie europee sui conti correnti in rosso e sui default delle imprese "potrebbero avere effetti negativi su 31,8 miliardi di euro di liquidità", sostiene l’Unione sottolineando che "la cifra corrisponde all'ammontare degli sconfinamenti registrati nei bilanci di tutte le banche italiane e riferiti a settembre 2020".
E ciò si va ad aggiungere ad un quadro già a tinte fosche dipinto dalla stessa Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto su 'I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19' che mostra un Paese duramente colpito dagli effetti del Coronavirus, nonostante gli aiuti elargiti a cittadini e aziende.
Pandemia e lockdown hanno, insomma, travolto famiglie e imprese italiane. Nel famigerato primo semestre 2020, durante il quale è esploso anche in Italia il Coronavirus, i redditi privati non finanziari hanno registrato la contrazione più forte degli ultimi 20 anni, mentre il valore aggiunto delle imprese è diminuito del 15%, quasi il doppio rispetto a quanto accaduto durante la crisi del 2009.
Palazzo Koch sottolinea che in realtà molti istituti hanno già aggiornato i criteri e, nonostante questi siano più stringenti rispetto al passato, non viene introdotto un vero e proprio divieto per lo sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto. Questo rimane sempre una facoltà che rientra nella policy decisa da ogni banca con i propri clienti.
È quindi la banca a decidere, rassicura Bankitalia.
Se nel contratto stipulato c’è la possibilità dello sconfinamento sarà consentito andare in rosso per pagare utenze di luce e gas, altre bollette, stipendi o mutui. Se invece non sussiste questa clausola tra la banca e il correntista rischiano di non andare in pagamento gli addebiti automatici se non c’è denaro disponibile sul conto. Una situazione questa che, secondo gli analisti, difficilmente si potrà realizzare perché di solito, un conto resta in rosso per meno di 90 giorni e lo scoperto viene subito ripianato all’arrivo di pagamenti o stipendi.
A questo punto potrebbe essere conveniente per i clienti avere un fido sul proprio conto corrente, cioè una quota di denaro a disposizione, su cui fare affidamento in caso di rosso temporaneo sul proprio conto corrente.
Non è comunque solo con uno sconfinamento o con un ritardo che si viene segnalati come in sofferenza bancaria o cattivi pagatori dalla Centrale Rischi della Banca d’Italia. Via Nazionale spiega che la definizione della sofferenza bancaria non è cambiata: un cliente è in sofferenza solo se gli intermediari, dopo una valutazione della situazione bancaria complessiva, ritengono che abbia gravi difficoltà prolungate nel tempo nella restituzione di un debito.
Sugli effetti delle nuove regole il Codacons chiede comunque al Governo "di tutelare le famiglie in difficoltà che potrebbero essere danneggiate dalle nuove misure".
Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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