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Pagamenti digitali: qual è il costo che sostengono i commercianti?

19 gen 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.

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Sembrava che i pagamenti digitali sotto i 60 euro non dovessero più essere accettati obbligatoriamente a partire da quest’anno. Invece il Governo, pressato dall’Unione europea, ha fatto marcia indietro. Così anche nel 2023 i cittadini potranno usare la moneta elettronica (come carte di credito, debito e prepagate) per pagare qualsiasi importo. Commercianti, professionisti e artigiani dovranno accettarla, altrimenti saranno multati (con una sanzione di 30 euro più il 4% del costo della transazione).

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Chi ha ragione?

Ma sorge una domanda: è vero che le commissioni a carico di chi riceve i pagamenti sono troppo alte, come hanno sostenuto soprattutto i negozianti?

Altroconsumo ha indagato, dando ragione soprattutto ai piccoli commercianti. Vediamo perché.

Piccoli esercenti sfavoriti

Secondo la rivista online di Altroconsumo, "il problema delle commissioni c’è e riguarda soprattutto i piccoli esercenti”, perché “non hanno la forza contrattuale delle catene della grande distribuzione che possono giocare sull’elevato volume di transazioni per contrattare la riduzione delle commissioni”.

Tra commissioni e Pos

Così risulta che, “se paghiamo con il bancomat la colazione al bar (4,50 euro), il negoziante può lasciare alla banca in commissioni anche fino a 50 centesimi, più del 10% della cifra incassata. Una cena da 90 euro pagata con carta di credito può costare alla gastronomia quasi 4 euro di commissioni”.

Tuttavia “alle commissioni sul singolo pagamento si aggiungono le diverse centinaia di euro versate ogni anno per la gestione e la locazione del Pos” (il dispositivo elettronico che consente di effettuare i pagamenti).

Il credito d’imposta

Con lo scopo di contenere i costi da sostenere, ai commercianti da Luglio 2020 è consentito ricorrere al “bonus Pos”: un credito d’imposta del 30% sulle spese pagate per accettare pagamenti digitali. È un’agevolazione valida solo per chi fattura meno di 400.000 euro l’anno.

Tuttavia, la trafila burocratica è molto macchinosa. Inoltre, il credito di imposta riduce le tasse da pagare nell’anno fiscale successivo, quindi non allevia i costi subito.

Favorire la diffusione

Secondo Altroconsumo, “la soluzione potrebbe essere azzerare le commissioni di incasso per i pagamenti inferiori ai 10 euro. In questo modo si favorirebbe l’accettazione dei pagamenti digitali dando una scossa al mercato”.

Tanto più che, si legge sul suo magazine, “non esiste la diffusione dei pagamenti digitali senza la loro accettazione da parte di negozianti e professionisti".

I circuiti di pagamento

Il Governo, dopo il suo cambio di rotta, sta cercando una soluzione: nella legge di bilancio 2023 è stata inserita una norma secondo la quale, se non sarà trovato entro Aprile 2023 un accordo per il taglio dei costi del Pos sulle transazioni digitali sotto i 30 euro, coloro che prestano i servizi di pagamento e i gestori dei circuiti dovranno pagare una tassa straordinaria sugli introiti derivanti da quelle operazioni.

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