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Assicurazione sanitaria per il personale scolastico: le novità e cosa cambia

23 set 2025 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy Iorlano

lezione a scuola

Negli ultimi mesi si è iniziato a parlare sempre più spesso di una novità in ambito assicurazioni che riguarda da vicino chi lavora nel mondo della scuola. A partire dal 2026, infatti, sarà introdotta una forma di assicurazione sanitaria integrativa per il personale scolastico. Una misura importante, che promette di affiancare la sanità pubblica con servizi aggiuntivi pensati proprio per chi ogni giorno lavora tra aule, laboratori e uffici scolastici. Ma di cosa si tratta esattamente? Chi ne avrà diritto? Come funzionerà? E soprattutto: che impatto avrà davvero sulla vita quotidiana di docenti e personale Ata (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario)?

Assicurazione sanitaria: proteggi la tua salute
Assicurazione sanitaria: proteggi la tua salute

Una novità attesa da tempo

Che il mondo della scuola avesse bisogno di una maggiore attenzione anche sotto il profilo del benessere del personale era evidente da tempo. Finora, infatti, chi lavorava nella scuola – docente o Ata – aveva diritto all’assistenza sanitaria garantita dal Sistema Sanitario Nazionale, come tutti. Tuttavia, non esisteva una copertura integrativa pubblica, strutturata, che alleggerisse le spese mediche non coperte dal SSN o che permettesse di accedere in tempi rapidi a prestazioni specialistiche.

Dal 2026 le cose inizieranno a cambiare. Il Governo ha deciso di puntare su una misura che va proprio in questa direzione. Grazie a uno stanziamento annuale di 65 milioni di euro per ciascun anno dal 2026 al 2029, verrà avviata una polizza sanitaria integrativa dedicata esclusivamente al personale scolastico. Una misura, questa, che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha definito “di grande rilevanza”, stimando che beneficerà circa un milione tra insegnanti e dipendenti scolastici, garantendo diverse tipologie di sostegno medico integrativo.

A chi è rivolta la nuova assicurazione

La nuova copertura partirà nel gennaio 2026 e sarà rivolta inizialmente a chi lavora nella scuola con un contratto a tempo indeterminato. In altre parole: tutti i docenti di ruolo e il personale Ata stabilizzato potranno beneficiarne, così come chi ha un incarico annuale, cioè con scadenza al 31 agosto.

Il Ministero ha lasciato intendere che si sta lavorando anche per includere i supplenti con contratto fino al termine delle attività didattiche, cioè al 30 giugno. Per loro il Mim si è impegnato a reperire entro l’anno ulteriori risorse. Insomma, la platea iniziale è ampia ma non ancora completa. E questa sarà una delle prime questioni da affrontare in futuro.

Come funzionerà la copertura

Entrando nel merito, si tratterà di una assicurazione sanitaria integrativa, e le prestazioni previste riguarderanno sia i grandi interventi (che possono riguardare ambiti come quelli oncologici e cardiologici, e altre affezioni gravi) che le prestazioni ad elevata frequenza (tra cui i trattamenti odontoiatrici, le misure di prevenzione oncologica, i costi sostenuti per il parto - sia naturale che cesareo, etc).

Non è ancora stato pubblicato il dettaglio delle prestazioni rimborsabili o convenzionate: questo sarà definito all’interno della contrattazione collettiva e le prestazioni verranno definite in modo definitivo con una gara d'appalto pubblica. Il progetto potrebbe essere ampliato per includere l’implantologia dentale e altre cure specialistiche. Quel che è certo è che ogni lavoratore potrà usufruire di un massimale annuo, che – secondo le prime anticipazioni – dovrebbe aggirarsi attorno ai 3.000 euro. Un importo che, se ben gestito, può coprire gran parte delle spese sanitarie ordinarie e alcune straordinarie.

Il progetto potrebbe essere ampliato per includere l’implantologia dentale e altre cure specialistiche. Le prestazioni verranno definite in modo definitivo con una gara d'appalto pubblica e a un'ulteriore consultazione con le organizzazioni sindacali. Tra le proposte avanzate ci sono: visite preventive generali, cure dentistiche, visite oculistiche e interventi chirurgici.

Non sarà tutto automatico, ma quasi

Un aspetto interessante della nuova misura è che non ci sarà bisogno di attivarsi in modo complicato per accedervi. Il personale che rientra nei requisiti (tempo indeterminato o incarico annuale) sarà automaticamente incluso nella platea dei beneficiari. In ogni caso, si prevede comunque la necessità di presentare una semplice domanda per formalizzare l’adesione.

L’idea è quella di rendere tutto il più snello possibile, evitando procedure macchinose e favorendo l’accesso anche a chi non ha particolare dimestichezza con la burocrazia.

Come sarà finanziata

Per dare concretezza a questo progetto, il Governo ha già previsto uno stanziamento di 20 milioni di euro nel 2025 (necessario per avviare la macchina organizzativa) e di 50 milioni all’anno dal 2026 fino al 2029. Alcune fonti parlano addirittura di una cifra maggiore, fino a 65 milioni annui, in caso di ulteriori integrazioni.

I fondi proverranno in parte dal cosiddetto “Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”, una voce normalmente utilizzata per le spese di gestione delle scuole. Ed è proprio questo uno degli aspetti che ha suscitato qualche critica: togliere risorse alle scuole per finanziare una polizza potrebbe avere effetti collaterali, soprattutto se non si trovano fondi aggiuntivi.

Più tutela, più benessere

Per chi lavora nella scuola, questa polizza sanitaria rappresenta una novità significativa. Finalmente si riconosce che la salute del personale scolastico non può essere lasciata solo all’iniziativa del singolo. La scuola è un ambiente complesso, spesso stressante, dove il rischio di burnout, malattie croniche e problemi legati allo sforzo fisico e mentale è alto. Offrire un sistema di welfare sanitario significa non solo tutelare il lavoratore, ma anche contribuire a una scuola più sana, efficiente, capace di valorizzare chi ci lavora.

Molti docenti, per esempio, rinunciano a visite specialistiche per i lunghi tempi d’attesa o per i costi troppo alti. Lo stesso vale per il personale Ata, spesso costretto a gestire mansioni fisiche intense senza il supporto medico adeguato. Una copertura che permette di accedere più facilmente a visite, cure e prevenzione potrebbe migliorare concretamente la qualità della vita di chi lavora nella scuola.

Dubbi e questioni ancora aperte

Ovviamente, come tutte le novità di questo tipo, ci sono ancora aspetti da chiarire. Il primo riguarda, come detto, l’effettiva estensione della misura ai supplenti con contratti brevi, che oggi restano fuori. C’è poi la questione della contrattazione collettiva, che dovrà stabilire nel dettaglio le modalità di erogazione delle prestazioni: quali cliniche saranno convenzionate? Ci saranno limiti territoriali? Quali documenti serviranno per ottenere i rimborsi? Verranno coperte anche le cure psicologiche?

Anche la sostenibilità della misura nel lungo periodo è una domanda che merita attenzione. Le risorse ci sono, ma sarà importante che il finanziamento diventi strutturale, e non soggetto a tagli o rimodulazioni future. Non sarà, dunque, una rivoluzione immediata, ma è comunque un primo passo atteso da tempo dal personale scolastico.

Autore
foto Giusy Iorlano

Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma.

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