17 nov 2020 | 7 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
C’è chi ignora di essere il beneficiario di una polizza o semplicemente chi si dimentica di averne una.
E non sono pochi i risparmiatori a trovarsi in questa condizione se si pensa che l'Ivass ha portato in questi anni in Italia al risveglio di ben 240mila polizze vita, per un controvalore di 4,4 miliardi. A dare le cifre del fenomeno è stato lo stesso Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni.
Grazie all’attività di incrocio dei dati effettuati (tra codici fiscali degli assicurati italiani e i dati sui decessi dell’Anagrafe tributaria) l'Ivass prosegue nell’impegno per il risveglio delle cosiddette ‘polizze dormienti’.
Si tratta di polizze che non sono mai state riscosse dai beneficiari (stipulate magari dai loro genitori) e che, appunto, ‘dormono’ nelle casse degli intermediari (banche, compagnie di assicurazione, ecc.) in attesa di prescrizione, perché non reclamate da nessuno. In questi casi, quando, appunto, dopo 10 anni nessuno ne reclama il premio, il proprietario diventerà direttamente il ministero delle Finanze. Tutte queste polizze verranno trasferite dall’intermediario al Fondo Rapporti Dormienti, presso la Consap, la concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici, che lo gestisce.
Una volta andate in prescrizione non si potranno più riscuotere. Anzi, fino al 2012 sono stati migliaia i beneficiari che non hanno potuto riscuotere le polizze perché trascorsi più di due anni dalla morte dell’assicurato. I loro soldi erano stati appunto trasferiti dalle compagnie al Fondo dormienti, senza possibilità alcuna di essere risvegliate.
Nel 2012 un provvedimento legislativo ha allungato il termine di prescrizione per le polizze vita da 2 a 10 anni. Così resta più tempo per recuperare i soldi legati a una polizza vita scaduta e "dimenticata", prima che la compagnia giri i soldi allo Stato. Ma il problema non è del tutto risolto perché la nuova normativa si applica solo alle nuove polizze. Per quelle già emesse, scadute e già devolute al Fondo, nel corso degli anni ci sono state ben sei chiamate per il "risveglio". L’ultima è arrivata qualche mese fa. Si è potuto spedire le richieste di rimborso fino al 15 settembre 2020.
È stata la stessa Ivass, in una lettera al mercato inviata lo scorso 14 ottobre, a sottolineare come l'Istituto è da tempo impegnato in una approfondita indagine presso le compagnie italiane che in questi anni "ha già portato al risveglio di 240mila polizze vita per un controvalore di 4,4 miliardi. Il nuovo incrocio interessa anche le polizze infortuni che assicurino un capitale in caso di decesso per infortunio".
I dati raccolti dall'Ivass "aiuteranno le imprese a individuare e contattare i beneficiari per una pronta liquidazione dei capitali assicurati. Tale incrocio - scrive l'Autorità guidata da Daniele Franco - potrebbe risultare particolarmente utile nel momento storico attuale, in cui, purtroppo, i 35mila decessi dovuti al Covid-19, anche per le drammatiche circostanze in cui sono avvenuti, potrebbero non essere stati tutti segnalati alle compagnie di assicurazione dai familiari".
L'Ivass perciò "sprona le compagnie di assicurazione" ad una nuova verifica sulle polizze dormienti a beneficio dei consumatori". Ma il problema guarda anche oltre confine con tantissime polizze estere dormienti. Dall’indagine avviata nel 2018, è emerso che sono oltre 23mila le polizze 'dormienti', per un totale di ben mezzo miliardo di euro fermo, per le quali Ivass sta collaborando con le autorità di vigilanza dei Paesi di origine per acquisire i dati necessari per trovare i beneficiari. Nella newsletter di settembre l’Istituto sottolinea che "ammonta a 492 milioni di euro, di cui circa 400 milioni già liquidati ai beneficiari, l'importo delle polizze dormienti risvegliate dall'Ivass presso le compagnie estere operanti in Italia".
Anche in questo caso l’emergenza coronavirus "ha rallentato la ricerca e il contatto dei beneficiari per cui non è stato ancora liquidato l'intero importo risvegliato. Si tratta - spiega l'istituto - di oltre 23 mila polizze vita che, per varie ragioni, non erano state pagate ai beneficiari e che giacevano presso le imprese di assicurazione". Per "risvegliarle" c’è voluto appunto l’intervento dell’Ivass che in questo caso ha collaborato con le Autorità di vigilanza dei Paesi di origine delle compagnie riuscendo a sbloccare e far arrivare a destinazione 400 milioni di euro nonostante "alcune difficoltà legali riguardanti imprese di assicurazione con sede in Lussemburgo che operano in Italia senza sede stabile".
Una "parte significativa" delle 23mila polizze oggetto dell’indagine proviene proprio da queste imprese con sede in Lussemburgo. Ma l’Ivass fa sapere che "è impegnato con i competenti organi italiani e lussemburghesi per assicurare tutela anche ai cittadini italiani che hanno sottoscritto polizze con queste imprese".
L’obiettivo è unico, e cioè "quello di garantire uguale tutela ai cittadini italiani indipendentemente dalla compagnia italiana o estera con cui si sono assicurati – spiega l’Ivass - consentendo che le relative somme siano pagate ai legittimi beneficiari e non finiscano in prescrizione". Azione questa portata avanti dall'Ivass ovviamente sostenuta anche dalle associazioni dei consumatori "per scongiurare il rischio che i beneficiari, dopo 10 anni, perdano il diritto alla riscossione e l'importo confluisca in un fondo del Ministero delle Finanze", sottolinea Federconsumatori auspicando che anche Poste Italiane "attui una operazione simile per rintracciare le polizze che fanno capo all'azienda".
È lo stesso Ivass sul suo sito a suggerire i passi da compiere. In particolare l’Istituto suggerisce sul suo sito web (dove è possibile anche scaricare un facsimile di richiesta) due azioni da portare avanti:
Per evitare che le polizze non siano riscosse è lo stesso Ivass a dare sul proprio sito web dei "suggerimenti da adottare alla stipula del contratto per agevolare la riscossione delle prestazioni da parte dei beneficiari". Vediamo quali sono: "Quando si stipula una polizza sulla vita – scrive l’Ivass - si compie un atto previdenziale o di risparmio pensando al proprio futuro e a quello dei propri cari. Per fare in modo che i beneficiari ricevano le somme dovute è preferibile indicarli nella polizza con il proprio nominativo senza utilizzare formule generiche (come ad esempio eredi legittimi, coniuge e figli nati e nascituri….) fornendo all’impresa tutte le informazioni (indirizzo, recapito telefonico e/o indirizzo e-mail) utili a rintracciarli in caso di decesso dell’assicurato.
Qualora non si voglia che i beneficiari vengano a conoscenza in anticipo dell’esistenza della polizza, può essere utile informare una terza persona che possa attivarsi, al verificarsi dell’evento assicurato, informandone i beneficiari". La procedura per il rimborso è tutta telematicaattraverso il portale unico Consap. Per prima cosa il richiedente deve registrarsi al Portale con i propri dati anagrafici e poi bisogna chiedere alla compagnia assicurativa l’attestazione in cui dichiara di aver devoluto la polizza al fondo dormienti. Senza questo documento, infatti, non è possibile richiedere il rimborso. Nella domanda va anche indicato l’Iban su cui poter effettuare il rimborso. L’ultima finestra per richiedere il rimborso è scaduta lo scorso giugno. Chi lo ha fatto entra tale data ora dovrà aspettare almeno fino al 31 dicembre 2020 quando si concluderanno le istruttorie delle richieste di rimborso da parte di Consap (il pagamento avverrà entro fine maggio 2021).
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Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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