6 mar 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Tra i lavoratori dipendenti italiani gli stipendi sono, a parità di mansioni, sempre uguali?
Non proprio.
Dove si percepiscono gli stipendi più alti? E dove quelli più bassi?
Tra 2019 e 2021 gli stipendi sono diminuiti in 22 province italiane.
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Gli stipendi più alti si prendono a Milano, quelli meno ricchi a Rieti.
Per tanti le buste-paga valgono sempre meno: cresce l'inflazione, in compenso il valore dei salari spesso scende.
Lo rileva una ricerca svolta dal Centrostudi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne che si occupa del reddito disponibile a prezzi correnti.
In altre parole, per la valutazione dei beni e servizi prodotti iricercatori hanno fatto ricorso ai prezzi vigenti sul mercato nel periodo in cui si effettua la valutazione.
Nel triennio citato, lo stipendio di un lavoratore dipendente nelle 22 Province svantaggiate ha perso in media 312 euro, mentre c'è stata una crescita nazionale media di circa 301 euro.
Nel comunicato del Centro studi si legge che sono notevoli le differenze a livello territoriale.
Salari più magri di oltre 1.000 euro si registrano a Venezia, Firenze e Prato.
Mentre crescite notevoli si rilevano a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282).
Se quella milanese è la prima provincia (e area metropolitana) italiana per valore pro-capite dei salari, Savona (+14,3%), Oristano (+11,8%) e Sud Sardegna (+11,2%) presentano i maggiori incrementi delle retribuzioni.
A livello pro-capite, il peso del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile (l'insieme delle risorse a disposizione delle famiglie per soddisfare i bisogni attuali o futuri, per acquistare beni e servizi e per risparmiare) è rimasto stabile intorno al 63%.
In 42 province su 107 (solo 6 nel Sud), è aumentato, passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7% nel 2021.
Nell'area metropolitana milanese i dipendenti sono anche i meglio pagati d’Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti,in coda nella classifica retributiva.
Ma, va detto, che nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale. Inoltre, il costo della vita però è tra i più elevati a livello nazionale.
Nel complesso, si legge nel report del Centro studi, l’incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rivela più marcata nelle città metropolitane (71,3%), meno nelle province (57,6%).
Ai due estremi di questa forbice, come abbiamo visto, si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7%. Tanto che, se stilassimo una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa.
L'analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud.
L'ha sostenuto Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro studi, che ha aggiunto: Se confrontiamo la graduatoria del Pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord.
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