5 giu 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Il protesto è un atto pubblico che tutela il creditore nei confronti di un debitore insolvente che non copre l’importo previsto da un assegno o da una più rara cambiale (oggi si usa poco perché esistono titoli simili, come l’assegno postdatato, la Rid e la Ri.ba) entro i termini previsti, ovvero due giorni feriali dopo la scadenza per le cambiali a data certa e tra 8 e 15 giorni per gli assegni.
Ma c'è un modo per cancellarlo?
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La procedura permette di inserire il debito, come cattivo pagatore, nel Registro Informatico dei Protesti, aggiornato mensilmente a cura delle Camere di commercio.Circostanza che di fatto gli impedisce di acquistare a credito.
Come si fa per rimuovere questa iscrizione? Per cancellare un protesto, non basta pagare il debito in ritardo. Per esempio, il nome resta sul registro per un anno anche se salda l'assegno entro 60 giorni dalla scadenza.
C’è però la possibilità di richiedere alla Camera di commercio del proprio territorio di annotare una dicitura: "Pagato dopo il protesto".
Per riuscirci va chiesta, dopo aver pagato, la riabilitazione da parte del Tribunale che ha la competenza territoriale. Il Tribunale, nel caso non sia passato almeno un anno da un eventuale protesto precedente, fornisce un decreto che va consegnato all’Ufficio protesti della Camera di commercio.
Per ottenere il decreto bisogna fornire dati anagrafici, copia di un documento di identità, atto di protesto, originali o copie autenticate dei titoli protestati, visura aggiornata personale dei protesti. La procedura va avviata entro 5 anni. Se il Tribunale rigetta la richiesta, si può fare ricorso in Corte d'appello entro 10 giorni dalla decisione.
Una volta ottenuto il decreto dai giudici, si presenta un’altra domanda in Camera di commercio, per mezzo di un modulo apposito e pagando marca da bollo (16 euro) ed eventuali commissioni.
Entro una ventina di giorni saranno effettuate la cancellazione e poi la riabilitazione, pubblicata sul Registro dei protesti. Alla fine l’ex debitore perderà l’etichetta di cattivo pagatore.
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