6 lug 2023 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
Il conto corrente è uno strumento finanziario intestato ad uno o più titolari per la gestione del denaro. Come sappiamo è identificato dalle coordinate bancarie Iban che permettono di gestirlo agevolmente.
La vita è comunque imprevedibile, ed è bene sapere cosa fare in caso di morte del correntista, o di uno dei correntisti ( in caso di conto cointestato).
Gli adempimenti da seguire, infatti, sono diversi così come le pratiche fiscali e burocratiche da portare avanti dopo la morte di una persona per permettere la successione dell’eredità. Tra questi ci sono, appunto, diverse procedure che riguardano il conto corrente proprio perché anche quest’ultimo rientra nell’asse ereditario. L’eredità, infatti, è composta da tutto il patrimonio del defunto, quindi sia i debiti che i crediti. Nel patrimonio rientrano anche i cosiddetti beni mobili, come il conto corrente che il più delle volte costituisce una parte importante di un’eredità. Il contenuto, quindi, insieme ad eventuali titoli, spetta, in proporzione alla quota ereditaria, a tutti gli eredi.
Allora quali sono i passaggi da seguire subito dopo la morte del correntista? E cosa fare nel caso in cui il conto corrente è cointestato?
Sicuramente tra le diverse procedure da compiere la prima in assoluto e forse la più urgente è quella relativa alla comunicazione in banca del decesso del correntista.
Una volta ricevuta questa comunicazione l’istituto di credito dovrà attenersi a delle regole molto precise, così da assicurare che la successione avvenga nel modo più corretto possibile e senza alcun errore.
La comunicazione alla banca della morte del correntista va fatta nel tempo massimo di un anno. La normativa parla chiaro: quando muore una persona entro 12 mesi dalla data del decesso bisogna recarsi all'Agenzia delle Entrate e compilare un apposito modulo da consegnare all’istituto di credito in cui la persona morta era titolare di conto corrente.
La comunicazione alla banca della morte del correntista può essere fatta sia di persona che attraverso l’invio di una raccomandata a/r.
Bisogna distinguere due casi: se la persona scomparsa è l’unica intestataria del conto corrente oppure se il conto era cointestato.
Nel primo caso la normativa prevede che i conti correnti del defunto e gli altri eventuali patrimoni in banca vengano subito ‘congelati’ finchè l’erede o gli eredi non presentano la dichiarazione di successione fatta. Si tratta di un ‘blocco cautelativo’, per la banca stessa ma anche per gli eredi per evitare eventuali rischi di appropriazioni indebite di denaro da parte di un erede piuttosto di un altro o per scongiurare rischi di frodi.
In caso di conto corrente cointestato quando muore uno dei titolari, il titolare superstite dovrà sempre comunicare alla banca l’avvenuto decesso.
Bisogna però a questo punto distinguere due ipotesi e cioè se si tratta di conto corrente cointestato a firma congiunta o disgiunta. E questo perché l’iter che la banca dovrà seguire sarà diversa a seconda dell’uno o dell’altro caso.
Se a firma disgiunta la banca ‘congelerà’ la quota riconducibile al correntista defunto in attesa dell’individuazione degli eredi. L’altro correntista, invece, potrà continuare a fare operazioni, ma entro i limiti della quota di patrimonio che gli spetta. Dopo la presentazione della dichiarazione di successione e dell’accettazione di eredità, la banca potrà avviare l’iter di trasferimento delle quote del conto a favore degli aventi diritto.
Se, invece, il conto corrente cointestato è a firma congiunta, quando cioè tutte le operazioni possono essere messe in atto solo con la sottoscrizione di entrambi i titolari, nel momento in cui viene a mancare un titolare le somme contenute nel conto saranno ‘congelate’ dalla banca stessa e, in questo caso, neppure il correntista superstite potrà eseguire alcuna operazione. Lo scopo è chiaro: la banca dovrà prima individuare chi sono gli eredi e le relative quote che spettano a ciascuno.
Anche quando i conti correnti sono cointestati dovrà essere effettuata la dichiarazione di successione, da parte degli eredi, sempre entro il limite massimo di un anno dal giorno della morte del de cuius. C’è, però, un’eccezione: la dichiarazione non sarà necessaria quando, trattandosi del coniuge o di parenti in linea retta, il patrimonio ereditario complessivo non supera i 100mila euro.
Il blocco diventerà definitivo quando la banca riceve il certificato di morte originale, che si può richiedere e ottenere in Comune, in attesa di verificare gli eredi.
Gli altri passaggi necessari in questa fase saranno:
la consegna alla banca di tutti i prodotti correlati e quindi de egli eventuali assegni non utilizzati, della carta bancomat e della carta di credito.
La divisione dei fondi presenti sul conto segue esattamente la successione ereditaria, così come prescritta dalla legge o dal testamento del defunto.
Sarà necessario notificare alla banca una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, che risulta essere necessaria per stabilire chi siano gli eredi ed in quale misura. Questa documentazione può essere richiesta direttamente all’anagrafe del Comune di appartenenza.
Inoltre, qualora ci siano, andranno allegate alla dichiarazione anche le disposizioni testamentarie. In questo modo si fornirà alla banca tutte le indicazioni precise sulla successione.
In caso di eredità particolarmente cospicue, parliamo di cifre che superano il milione di euro, la banca potrebbe richiedere anche la dichiarazione di successione. Si tratta, quest’ultimo, comunque di un parametro che può variare tra i diversi istituti di credito.
Ottenere lo sblocco del conto corrente da parte della banca è importante perché, come ben si può immaginare, senza di esso non si potrà effettuare alcuna operazione. Si manterranno attive, invece, solamente quelle operazioni che erano state autorizzate in vita dal titolare, come ad esempio il pagamento delle bollette.
Dopo aver presentato tutta la documentazione con la quale si attesta chi siano gli eredi e le rispettive quote, l’istituto di credito provvederà a liquidare direttamente gli eredi, laddove si proceda con la chiusura del conto, secondo le tempistiche contrattuali previste. Come stabilito dal Codice Civile l’operazione si dovrà concludere nel tempo massimo di sei mesi.
Tutta questa serie di precauzioni che vengono adottate dalla banca hanno un unico scopo: quello, cioè, di assicurare che l’eredità presente sul conto corrente venga divisa in maniera equa tra i vari eredi. A seguito dello sblocco, gli eredi possono prendere diverse decisioni: possono richiedere la chiusura del conto corrente con la relativa liquidazione oppure possono scegliere di mantenerlo in vita. In quest’ultimo caso, è bene ricordare che devono essere d’accordo tutti gli eredi: ognuno di loro, infatti, subentra nella posizione del defunto rispetto alla propria quota e ognuno dovrà avere cura di utilizzare solo e soltanto quanto gli spetta.
Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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