20 nov 2012 | 2 min di lettura | Pubblicato da Raffaele D.
Nell’ambito della nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense, approvato con modifiche dalla Camera dei Deputati lo scorso 31 ottobre 2012 e che ha istituito a carico degli avvocati l’obbligo di stipulare polizze assicurative a copertura della responsabilità per eventuali danni arrecati alla clientela nell’esercizio della professione, tale obbligo deve ritenersi esteso anche alla attività dei collaboratori e dei praticanti che operino in nome e per conto del titolare.
Lo specifica, in maniera opportuna e doverosa, la Guida al Diritto de Il Sole 24 Ore, ricordando che non di rado le pratiche legali sono seguite non direttamente dai titolari degli studi professionali ma da terze persone, anche a titolo occasionale come nel caso di trasferte, accessi alle cancellerie e sostituzioni d’udienza. In qualunque caso il termine ultimo per adeguarsi all’obbligo assicurativo imposto agli avvocati è il 15 agosto 2013 (un po’ bizzarra come data…), salvo possibili proroghe in attesa di un provvedimento ministeriale di validità quinquennale che, sentito il parere del Consiglio Nazionale Forense, indichi le condizioni essenziali per la stipula della polizza (c’è per esempio la proposta di escludere dall’obbligo di assicurazione determinate prestazioni professionali marginali) e i massimali minimi di legge.
Una cosa è al momento certa, ovvero che spetterà al titolare dello studio legale, sentito eventualmente l’Ordine degli Avvocati e al netto di particolari convenzioni stipulate dal C.N.F., l’onere di reperire sul mercato l’offerta assicurativa più idonea al proprio rischio d’impresa. E non ci sono dubbi che, dovendo coprire infortuni derivanti a sé e ai propri collaboratori, dipendenti e praticanti in conseguenza dell’attività svolta nell’esercizio della professione anche fuori dei locali dello studio legale, la Responsabilità Civile per gli avvocati avrà una certa influenza negativa sull’economia di molti studi professionali.
La riforma forense è in questi giorni in discussione al Senato per l’approvazione definitiva e la discussione si preannuncia incandescente. Non è detto infatti che il testo venga ulteriormente modificato con conseguente ritorno alla Camera.
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