6 nov 2023 | 4 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Le "vecchie" connessioni Internet - via cavo telefonico - sono ancora il 56,1% di quelle a banda larga fissa (broadband, con una grande capacità di trasportare e ricevere dati digitali simultaneamente) usate in casa nei Paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse).
L'utilizzo della fibra ottica ad alta velocità (ultrabroadband) a che punto è?
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Nell’Ocse (riunisce 36 Stati con economie avanzate) la fibra ottica fa costanti progressi, ma è ancora al 37,7%. Sommandolo all’utilizzo tramite cavo del telefono, si arriva una copertura del 93,8%. In Italia però siamo sotto la media: a fine 2022, nell'uso della fibra eravamo al 18,7%.
Va chiarito che ci sono anche altri tipi di connessione. È il caso di Internet satellitare (una parabola posta sul tetto e connessa con i satelliti), Internet wireless fisso (un’antenna posta sul tetto rileva il segnale trasmesso da un hub) e Internet cellulare (il gestore di telefonia mobile collega il router o l’hotspot alla torre cellulare più vicina). Infine si può usare il cellulare come modem, col segnale dal cellulare trasferito in Wi-Fi verso altri dispositivi (pc, tablet, smartphone).
La parte del leone comunque la fanno ADSL e fibra. L’ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line) trasporta la connessione con il doppino in rame del normale telefono fisso, ma è molto più rapida rispetto a quelle vecchie ottenute con un "antico" modem dial-up, ormai in disuso (era collegato alla spina della rete telefonica).
Però la velocità dell’ADSL è inferiore rispetto a quella garantita dalla ultrabroadband, che garantisce molta più efficienza e velocità; arriva negli appartamenti o nei palazzi tramite un cavo in fibra ottica. Un esempio? Consente di scaricare un film in HD che dura 2 ore in meno di un minuto. Inoltre il traffico di dati via fibra riduce moltissimo la distorsione del segnale.
Ebbene, secondo l'Ocse alla fine del 2022 la quota di collegamenti domestici in fibra costituiva, nei Paesi aderenti, in media il 37,7% rispetto a tutti quelli a banda larga, con un aumento del 12,4% in un solo anno.
La Corea del Sud ha registrato il tasso di penetrazione più elevato, con l'88%, seguita dall'84,8% in Giappone. Gli Stati Uniti sono al 20,4% di collegamenti in fibra, in vantaggio non solo rispetto all'Italia (18,7%), ma anche rispetto a Germania (9,2%) e Belgio (5%).
Va sottolineato che la copertura con la fibra di un’area non significa che tutti coloro che sono in quella zona la adottino, anche se è più veloce. Questo spiega perché non ci sia uno sviluppo delle utenze in fibra pari alla copertura offerta.
Per esempio l’Italia è molto in ritardo sul fronte dell'adozione della connettività al 100% in fibra ottica - Ftth (Fiber to the home, "fino a casa", che garantisce prestazioni più elevate) e Fttb (to the building, "fino al palazzo", arriva alla base di un edificio in uno spazio comune) - anche dove questa modalità è disponibile.
Perché? Il fenomeno sarebbe dovuto a un peso eccessivo delle offerte Fttc (Fiber To The Cabinet, “fibra fino all'armadio”) con connessione mista fibra/rame: la prima arriva fino alla cabina stradale, da cui parte il rame fino all’interno delle abitazioni) e all'attrattiva da parte delle alternative con connessione mobile.
Lo afferma l’Ftth Council Europe, in uno studio preparato da Plum Consulting e dedicato alla situazione dell’Ftth/b in otto mercati europei – Danimarca, Germania, Francia, Italia, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito - esaminando la differenza tra disponibilità della fibra e tasso di utilizzo effettivo. Ebbene, la copertura Ftth/b ammonta al 57% e sta progredendo costantemente; però il tasso di utilizzo deve ancora raggiungere il 50%, con grandi diversità tra i vari Paesi.
In pratica, solo il 27% della popolazione è davvero connesso a una rete interamente in fibra. L’Italia, in base al report, è il mercato con i maggiori problemi rispetto agli altri: la rete Ftth/b nel Belpaese è passata da 2 milioni di case raggiunte nel 2012 a 12,5 milioni nel 2021, tuttavia l’adozione è andata e sta andando al rallentatore, come dimostrano i dati dell’Ocse.
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