8 nov 2021 | 2 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
In media le famiglie italiane, durante l'emergenza sanitaria del 2020, hanno messo da parte 1.700 euro.
Lo ha evidenziato la Nota Covid elaborata dalla Banca d’Italia, che ha analizzato le transazioni finanziarie svolte l'anno scorso.
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Bankitalia chiarisce che nel 2020 la crescita dei depositi bancari è stata da record, se si valuta il quadro dalla nascita dell'euro a oggi. Mediamente sono stati risparmiati e investiti 2.000 euro per famiglia, nell'Unione Europea; in Italia si è arrivati, appunto, a 1.700.
Certo, si tratta di statistica. Quindi vale la cosiddetta media di Trilussa, secondo la quale, se io mangio due polli al giorno e il mio vicino di casa fa la fame, insieme mangiamo in media un pollo a testa. Cosicché nel 2020 parecchie famiglie non hanno risparmiato, a causa della crisi economica provocata dalla pandemia; altre - con basi occupazionali e finanziarie meno precarie - hanno messo da parte un gruzzolo, anche in seguito alla diminuzione dei consumi durante il lockdown, con un conseguente aumento dei depositi.
Fatto sta che i 1.800 miliardi (200 dei quali frutto dello stress da emergenza sanitaria dello scorso anno) tenuti fermi nelle banche dagli italiani dovrebbero essere in parte smobilitati: per favorire la ripresa economica e gli investimenti. Sarebbe un utilissimo sostegno per l'Italia, al fianco dei miliardi investiti grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Come si può fare? Secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, affinché il risparmio possa essere efficacemente indirizzato al sostegno dell’attività delle imprese residenti, è necessario agire soprattutto sul fronte dell'offerta di strumenti finanziari.
Il riferimento è al fatto che in Italia siamo arretrati rispetto alla media nell'UE: le famiglie del Belpaese investono poco i loro risparmi nei fondi pensione; preferiscono i fondi comuni, che però finanziano le imprese italiane soltanto col 5% dei soldi che amministrano. Per esempio, in Francia, grazie a forme di investimento più efficienti, alle aziende locali è destinato il 34%; in Germania il 14%.
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