23 apr 2020 | 4 min di lettura | Pubblicato da Giorgia N.
Chiuse le porte di casa, in queste settimane di emergenza coronavirus il web è diventato per la quasi totalità degli italiani il solo mezzo – o quasi - per avere relazioni, lavorare, studiare, fare acquisti e svolgere decine di altre attività che fino a ieri erano "off line".
Non stupisce allora che tra gli effetti del lockdown si conti anche l’esplosione dei consumi di traffico dati, con picchi mai visti prima.
Un fenomeno, questo, rilevato da diversi gestori di telefonia, e certificato a livello internazionale da Akamai, uno dei principali provider mondiali, che tra fine febbraio e fine marzo ha registrato a livello globale un’impennata del traffico web con un aumento complessivo del 30% sul mese precedente. L’incremento, se si paragonano i dati di marzo con quelli dello stesso mese del 2019, schizza a + 100%, con picchi di consumo fino a 167 terabit al secondo nel 2020, contro i 82 terabit del 2019.
L’Italia, che assieme a Cina, Corea e Giappone è nel gruppo di Paesi che per primi sono stati travolti dall’emergenza Covid-19, ha fatto rilevare nell'ultimo mese variazioni del traffico in media del 25% più elevate rispetto al resto del mondo. L’aumento delle connessioni è rimasto costante per tutto il mese di marzo, con un picco registrato proprio nella giornata del 31, a confermare come, progressivamente, tutte le attività outdoor si siano andate spostando in ambito domestico, a cominciare da quelle lavorative e scolastiche.
Non è difficile immaginare come l’esplosione dei consumi domestici sia diventato presto un problema per molte famiglie, alle prese con videconferenze multiple, piattaforme online, video in streaming e videogiochi online consumati H24. Se da una parte i dati dell’Agcom ci dicono che circa il 50,3% degli utenti italiani ha una connessione che "corre" oltre i 30 Mb/s, ed è quindi in grado di sostenere più collegamenti impegnativi contemporaneamente, a ottobre 2019, data della pubblicazione dell’ultimo Osservatorio trimestrale dell'Authority, nel Belpaese il 21,1% delle linee broadband complessive viaggiavano con velocità inferiore ai 10 Mb/s, a riprova del fatto che almeno un utente su cinque non ha accesso alla linea ultraveloce.
Non solo. Stando sempre ai dati dell’ultimo Osservatorio sulle telecomunicazioni, tra settembre 2018 e settembre 2019 le connessioni da postazione fissa si sono ridotte di 780 mila unità: equivale a dire che molte famiglie non hanno una linea fissa, e per connettersi usano quella del cellulare.
Che fare, allora? Per aiutare le famiglie a tagliare i consumi e fare sì che la banda sia sufficiente per tutti, l’Agcom ha pubblicato una serie di consigli su come ridurre il traffico casalingo.
1) Il primo, e più semplice, è quello di disattivare le connessioni di tutti quei dispositivi che non vengono utilizzati, e che in genere restano per ore in stand by ma agganciati, appensantendo la linea.
2) Il secondo accorgimento può essere messo in atto durante le videoconferenze. Se ci si connette in una fascia oraria "affollata", meglio disattivare il video e utilizzare solo l’audio, così da limitare i consumi.
3) C’è poi il capitolo dei film o delle clip in streaming: quelli in Hd arrivano a consumare fino a 6 Giga all’ora. In questo periodo molte delle aziende più coinvolte hanno già ridotto in automatico la qualità dei video per renderli più leggeri ed evitare così fastidiose interruzioni, e tra i nomi più noti ci sono Netflix, Youtube e Instagram.
Ciascun utente può però ripetere l’operazione manualmente, prima o durante la visione del video, se ce ne fosse necessità. È sufficiente individuare ai lati dello schermo l’icona a forma di rotella, e una volta aperta selezionare l’opzione "qualità". Da quel momento sarà possibile modularla rendendola compatibile con la propria connessione. L’alternativa, come molti già sanno, è procedere in un orario poco trafficato con il download anticipato di ciò che si vuole guardare (meglio di notte o al mattino presto). Quasi tutte App di streaming hanno in evidenza l’icona "scarica" oppure "download".
Cosa resta da fare, se una volta ridotto al necessario i consumi, i problemi restano? Vale la pena di dare un’occhiata all’offerta internet casa dell'operatore, verificando che tipo di velocità prevede il contratto che per la connessione internet, e se è in linea con le nuove esigenze. Se la nostra offerta è adeguata, ma solo sulla carta, si può provare a fare uno speed test per verificare che la velocità sui cui viaggiano i nostri dati risponde realmente a quella promessa. Sul web ci sono decine di test gratuiti e velocissimi, ma non hanno valore legale. Se ci vuole ottenere una prova "certificata" si può però scaricare il programma messo a disposizione dall’Agcom, che invece può essere usato per far valere i propri diritti nei confronti dell’operatore.
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È sufficiente collegarsi al sito Misurainternet dell'Autorità, e da qui scaricare il software Nemesys, che analizza il collegamento alla rete e produce una certificazione sull’effettiva velocità di connessione. Se i dati sulla velocità non corrispondono a quelli indicati nella propria offerta si può chiedere al gestore di ripristinare la velocità promessa entro 30 giorni o, in caso di impossibilità, recedere dal contratto senza penali.
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Pugliese trapiantata in Emilia, giornalista professionista dal 2005, laurea in filologia romanza e master in giornalismo all’Università di Bologna.
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