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Il Governo Draghi ha dato l'ok all'avvio della riforma fiscale, per ora ancora sotto forma di bozza. Si tratta di 10 articoli, che riguardano dall'Iva al taglio dell'Irpef, fino alla riforma del catasto.
Entro 18 mesi dall'entrata in vigore della legge-delega, il Governo dovrà emanare i decreti legislativi di attuazione.
Vediamo gli aspetti che riguardano la maggior parte dei cittadini.
Probabilmente sarà attuato nel 2022 il taglio dell'Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) per i ceti medi, con la distinzione tra redditi da capitale e redditi da lavoro e la riduzione delle aliquote su quelli da lavoro. Per i redditi da capitale si prevede una tassazione proporzionale. Ci saranno anche la revisione delle deduzioni delle cosiddette spese fiscali, puntando su una maggiore equità, e il riordino della tassazione del risparmio.
Novità anche per l'Iva (imposta sul valore aggiunto): con diverse aliquote, questa pesa sulla cessione al consumatore finale di beni, merce (per esempio ciò che compriamo nei negozi) e servizi da parte di imprenditori, commercianti, artisti e professionisti (come il conto dell'idraulico o del dentista). Si vogliono rendere più razionali i livelli delle aliquote e la distribuzione delle basi imponibili. Lo scopo: semplificare la gestione e diminuire evasione ed elusione fiscali.
Sul fronte del catasto - che custodisce le informazioni relative a localizzazione, estensione e consistenza dei beni immobiliari (fabbricati di vario tipo), destinazione d'uso, caratteristiche e relativi redditi - l'obiettivo è quello di far emergere immobili e terreni non accatastati (quelli che non sono stati identificati e quindi non si conoscono dati di base e rendita fiscale).
A ciascun immobile saranno attribuiti una rendita catastale aggiornata in base ai valori effettivi di mercato e il relativo valore patrimoniale. Occorreranno 5 anni per concludere la revisione del catasto; il Governo assicura che gli attuali proprietari in futuro non pagheranno imposte più alte rispetto a oggi e che in certi casi spenderanno meno.
Si prevede anche la revisione della ripartizione tra Stato e Comuni degli introiti derivanti dai tributi sugli immobili destinati a uso produttivo. Obiettivo: rendere l’IMU (imposta municipale unica) pienamente comunale.
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