AI ACT: la nuova legge europea sull'intelligenza artificiale
4 mar 2025 | 4 min di lettura | Pubblicato da Eleonora D.

L’intelligenza artificiale è molto utile, ma un eventuale utilizzo improprio potrebbe essere pericoloso.
Per questo motivo, l’Unione Europea ha emanato l’AI Act: il primo insieme di norme contenente divieti ed eccezioni all’uso dell’intelligenza artificiale.
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La violazione di testi protetti dal copyright, la diffusione di fotomontaggi e video Ai spacciati per reali, nonché la falsificazione di voci umane a fini illegali, hanno portato l’Unione Europea a intervenire seriamente sull’intelligenza artificiale. Questo perché, oggigiorno, bisogna anche imparare a difendersi dall'AI in rete.
Il 2 febbraio 2025, infatti, sono scattati ii divieti previsti dall’AI Act: la legge europea sull’intelligenza artificiale.
L’insieme di norme si configura, in realtà, come il primo codice al mondo dedicato all’AI, contenente restrizioni allo sviluppo, alla commercializzazione e all’uso di tali sistemi.
Vediamo cosa prevede nel dettaglio.
Cos’è l’AI ACT: gli obiettivi e le classi di rischio
AI Act è l’acronimo di "Artificial Intelligence Act", una legge europea creata ad hoc per regolare l’uso dell’intelligenza artificiale negli Stati membri.
Questa legge, entrata in vigore il 1° agosto 202, racchiude il primo insieme di norme, regole e divieti all’impiego dell’AI, con lo scopo di garantire che le intelligenze artificiali utilizzate sul territorio europeo siano sicure, trasparenti, tracciabili e non discriminatorie.
Per conseguire gli obiettivi posti, l’AI ACT si avvale di un sistema basato sul rischio. In sostanza, classifica le applicazioni di intelligenza artificiale in base a dei range, come di seguito indicati:
- Rischio minimo (o nullo)
- Rischio Limitato
- Alto Rischio - Rischio Non Accettabile
Le app AI negli smartphone di ultima generazione sono molto utili. Tuttavia, alcune tipologie sono considerate pericolose. Ad esempio, nel caso del Rischio Non Accettabile, sono bandite le app che usano tecniche subliminali o manipolatorie per influenzare gli umani, arrecando danni gravi.
La classificazione serve, ovviamente, a intervenire sulla sicurezza. Quanto alla trasparenza delle app, invece, basti pensare all’obbligo gravante sui chatbot, che dovranno informare gli umani della loro natura artificiale.
Il Rischio Non Accettabile nell’AI Act
Come anticipato, il 2 febbraio 2025, è scattato il divieto europeo per tutti quei sistemi di intelligenza artificiale, o applicazioni, ritenuti a rischio Non Accettabile. Ecco alcuni esempi:
- Sistemi di categorizzazione biometrica. Basati su fattori sensibili come la razza, la religione di appartenenza o l’orientamento sessuale;
- Sistemi di Social Scoring. Basati su algoritmi di profilazione personale e sull’ impiego di pratiche subliminali o manipolatorie che attentano soggetti fragili e vulnerabili per età, disabilità o condizione economica;
- Sistemi di raccolta immagini non autorizzate. Basati sulla collezione di immagini prese da Internet o telecamere a circuito chiuso, per creare database di riconoscimento facciale.
Il riconoscimento biometrico nell’AI Act
La questione del riconoscimento biometrico è piuttosto delicata.
Identificare le persone tramite i sistemi di AI, d’altro canto, risulta utile soprattutto per le forze dell’ordine. Pensiamo, ad esempio, a quanti criminali o terroristi potrebbero essere riconosciuti nell’immediato.
In effetti, da una parte l’AI ACT vieta il riconoscimento biometrico, anche se impiegato dalle Autorità, dall’altra introduce alcune eccezioni. In tal senso, la legge europea ammette il ricorso a tali sistemi, purché nel rispetto di rigorose garanzie e limiti di utilizzo. Secondo la legge, infatti, il riconoscimento è lecito sono per prevenire atti di terrorismo o per le persone scomparse.
Inoltre, l’identificazione tramite AI richiederà sempre un’autorizzazione amministrativa o giudiziaria.
Le linee Guida della Commissione Europea sui sistemi AI
Il 6 febbraio 2025, la Commissione Europea ha emanato delle linee guida sulla definizione di intelligenza artificiale.
Nell’ambito delle classi di Rischio previste dall’AI Act, le linee guida europee aiutano a comprendere cosa si intende esattamente per intelligenza artificiale e quali differenze intercorrono fra AI e software tradizionali.
In base all'AI Act, un sistema di IA è:
"Un sistema basato su macchina progettato per operare con diversi livelli di autonomia e che può mostrare adattabilità dopo il suo impiego, e che, per obiettivi espliciti o impliciti, deduce, in base agli input che riceve, come generare output come previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali".
La differenza fondamentale tra i sistemi di AI e i software tradizionali, sta nelle capacità di inferenza. Rispetto ai software tradizionali, l’IA è progettata per dedurre come generare risultati a partire dagli ordini che riceve.
Questa capacità di inferenza si basa sull'apprendimento automatico che caratterizza l’intelligenza artificiale, mentre i classici software necessitano di regole definite da persone per eseguire ogni operazione, non potendo apprendere o modificare il loro comportamento senza il loro ausilio.
I sistemi di IA possono generare contenuti, consigli e anche decisioni che influenzano ambienti fisici o virtuali. In tal senso sono altamente complessi e flessibili rispetto ad un software di vecchia generazione. In sintesi: mentre il software esegue impostazioni predefinite, l’AI analizza dati, impara, crea e risulta in grado di adattare ogni contenuto in modo dinamico.

Eleonora D'Angelo, romana ma residente in Sardegna, si è laureata in Giurisprudenza all'Università Roma Tre nel 2013.
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