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Dispositivi digitali: sono in grado di ascoltarci a nostra insaputa?

27 mar 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Marco Brando

ragazza che interagisce con un dispositivo digitale domestico

Avere una buona connessione WiFi è ormai indispensabile, considerato che le nostre case - diventate "intelligenti" - si riempiono, oltre che di smartphone, anche di assistenti vocali, smart tv, lampadine, prese, telecamere e molti altri dispositivi connessi alla rete.

In molti si chiedono se questi dispositivi siano in grado di ascoltarci e “spiarci”: è davvero così?

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La sicurezza

Una domanda è lecita, sul fronte della sicurezza: quei dispositivi ci ascoltano o guardano anche quando non ce ne rendiamo conto? C’è chi teme che questi apparecchi effettivamente possano "sentire" (e in certi caso "vedere") quello che diciamo o facciamo.

La tutela della privacy

Spesso a molti viene il sospetto che un messaggio pubblicitario, relativo a qualcosa di cui abbiamo parlato, ci arrivi per questo motivo.

Se così fosse, si porrebbe un problema di privacy. La tutela della vita privata infatti è un bene essenziale da proteggere. Siamo in grado di tenere sotto controllo la domotica, nata ufficialmente per migliorare la qualità della vita nelle nostre case?

Ascoltati e tracciati?

A quanto pare questo è un obiettivo difficile da raggiungere. A confermarlo è stata una ricerca svolta da un team internazionale di scienziati spagnoli, statunitensi e canadesi, intitolata “Cosa accade nella stanza: caratterizzazione della comunicazione locale e delle minacce nelle case intelligenti”.

Da questa emerge che "Uno dei maggiori problemi è l'invasione della privacy", afferma David Choffnes, professore alla Northeastern University (Boston, USA), tra gli autori del lavoro.

Il ruolo delle app

Spiega Choffnes: "Abbiamo scoperto che alcune app (legate a sistemi digitali, ndr) raccolgono dati nelle case, per scopi che non hanno nulla a che vedere con la loro funzione. Mi sembra una grave violazione della privacy". 

Per giungere alle loro conclusioni, gli scienziati hanno creato un "laboratorio/appartamento vivente", con più di 100 dispositivi attivi, chiamato Mon(IoT)r Lab (IoT sta per Internet of Things, in italiano "Internet delle cose").

Comportamenti e relazioni

Nel laboratorio "domestico" si studia l'intera varietà di comportamenti e relazioni che esistono tra i vari dispositivi connessi alla rete e tra loro. La ricerca studia anche le connessioni di questi strumenti con le app: quelle che gestiscono i dispositivi, altre che sono sugli smartphone di chi vive in quella casa e di chi la visita. 

A quanto pare, gli utenti Android per ora sono i più esposti, mentre quelli iOS sarebbero maggiormente protetti.

Il nostro consenso

Tuttavia va sottolineato che non vengono carpiti i messaggi inviati o le conversazioni. Semmai il tipo di informazioni che circola sono:

  • indirizzi univoci dei nostri dispositivi (chiamati MAC)
  • numeri di serie
  • versioni di protocolli vulnerabili
  • nomi di dispositivi specifici (come “altoparlante in camera”)

Alcune di queste opzioni non sono vietate dalle leggi (quando sottoscriviamo un servizio forniamo il nostro consenso all’utilizzo di una serie di dati), altre sono illegali o poco trasparenti.

Esposizione e controlli

"L’esposizione di queste informazioni senza controllo", dice, al quotidiano spagnolo El Pais, Narseo Vallina-Rodríguez, ricercatore di Imdea Networks e coautore, "consente ai servizi pubblicitari o alle applicazioni spia di creare un'impronta digitale della casa, che la identifica in modo univoco e dalla quale si possono dedurre i livelli di reddito e le abitudini". 

Tutti dati che possono essere anche più a rischio se presi di mira da sistemi di spionaggio digitale usati da malintenzionati.

La personalizzazione mirata

"Molte pagine (aperte sul Web, ndr) creano una impronta digitale dell'utente per riconoscerlo tra una sessione e l'altra anche se si eliminano i cookie", spiega Juan Tapiador, professore all’Università Carlos III di Madrid e coautore dello studio. 

"Abbiamo visto che è possibile fare la stessa cosa in una casa utilizzando quei dispositivi. È una constatazione teorica, nel senso che oggi la personalizzazione mirata su specifiche case forse non si fa, ma la possibilità che si possa fare c'è".

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