25 gen 2019 | Pubblicato da Castiglia M.
Agli inizi di dicembre, con il via libera alla manovra da parte della Commissione Bilancio, il rischio di uno Fondo di garanzia prima casa sembrava scongiurato. Il testo approvato dalla Commissione prevedeva infatti il rifinanziamento del Fondo con anche l’obiettivo di “incrementare la misura massima della garanzia”, grazie al supporto della Cassa Depositi e Prestiti. Una promessa che è rimasta sulla carta.
L’atteso stanziamento, con la legge di Bilancio, non è arrivato e, salvo contrordini, l’operatività del Fondo non andrà molto lontano. Secondo le stime, se non verranno immesse a breve nuove risorse, la copertura per le nuove richieste di mutuo prima casa garantirà l’operatività del Fondo all’incirca sino a fine di febbraio.
Poi, essendo il Fondo di tipo rotativo, potrà contare solo sulla disponibilità economica costituita dai rimborsi effettuati dagli utilizzatori dello strumento. Poco per accogliere tutte le richieste che, dall’introduzione del Fondo (legge n. 147/13) a oggi, sono cresciute in maniera esponenziale, permettendo l’accesso al credito al consumo per l’acquisto della prima casa a una fascia di popolazione che, altrimenti, non avrebbe avuto le garanzie necessarie per ottenere il finanziamento.
Adiconsum ha lanciato un appello al ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria affinché il Fondo venga rifinanziato, facendo sapere al tempo stesso, per voce del presidente nazionale dell’associazione Carlo De Masi, che “alcuni istituti di credito stanno declinando le domande di accensione dei mutui con questa modalità già da alcuni mesi”.
Ricordiamo che il Fondo di garanzia prima casa offre la possibilità di ottenere una garanzia da parte dello Stato che copre il 50% della quota capitale per mutui ipotecari non superiori a 250mila euro contratti per l’acquisto o per la ristrutturazione o, ancora, per interventi finalizzati al miglioramento energetico dell’immobile.
Per accedere all’agevolazione, non ci sono limiti di reddito o di età, anche se la priorità spetta ai giovani sotto i 35 anni, anche con contratto di lavoro atipico, ai nuclei monogenitoriali con figli minori e agli affittuari di alloggi di proprietà degli enti di edilizia pubblica (case popolari).
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