Da quando il Governo Renzi ha presentato il nuovo DEF – vale a dire il Documento di Economia e Finanza in cui sono stati inseriti tutti i provvedimenti da prendere nei prossimi mesi su questi temi – sono circolate diverse voci in merito alle conseguenze dirette sul portafogli degli italiani. Per evitare ogni inutile preoccupazione è bene fare il punto e capire cosa accadrà davvero ai possessori di conti correnti e conti deposito.
La notizia da cui è partita una vera e propria spirale di allarmismo è quella dell’aumento della percentuale d’imposta sui rendimenti finanziari, che passa dal 20 al 26% – ne avevamo parlato anche qui. Questo innalzamento si era reso necessario per trovare le coperture finanziarie di numerosi progetti del Governo, in primis il taglio dell’IRAP.
In primo luogo sembrava che questo inasprimento dovesse riguardare tutti i prodotti finanziari al momento sul mercato, dai semplici conti correnti fino ai fondi d’investimento, ad eccezione dei Titoli di Stato per i quali Renzi era stato categorico: nessun aumento per obbligazioni emesse dal Ministero dell'Economia. Per BOT e BTP resta valida la tassazione al 12,5% (che però a questo punto vengono tassati meno della metà degli altri strumenti finanziari, cosa che ha scatenato più di qualche polemica).
In realtà, però, nemmeno conti correnti e conti deposito subiranno questo rincaro: Pier Carlo Padoan, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha infatti precisato che per questi strumenti l’imposizione rimarrà stabile al 20%. Timori infondati, quindi: i piccoli risparmiatori possono stare tranquilli, visto che le uniche tassazioni in vigore sono il bollo sul conto corrente (spesa pari a 34,20 euro per le persone fisiche) e quello sul conto deposito (passato dallo 0,15% allo 0,20% qualche tempo fa).
Gli unici penalizzati, in buona sostanza, sono coloro i quali investono in borsa, in fondi o polizze.