12 dic 2012 | 2 min di lettura | Pubblicato da Raffaele D.
Cosa succede se due importanti strutture ospedaliere come il Niguarda e il San Carlo di Milano smettono di assicurarsi contro il rischio di gravi disservizi nei confronti dei pazienti, a causa degli eccessivi costi delle polizze imposti dalle società di assicurazioni? Succede il patatrac, nel senso che il peso del risarcimento potrebbe ricadere quasi interamente sul patrimonio personale dei medici responsabili del danno.
Lo conferma un’interessante articolo del Corriere della Sera, citando due episodi piuttosto eclatanti accaduti recentemente nei due succitati ospedali milanesi.
La faccenda è assai delicata perché in entrambi i casi il Tribunale si è già espresso a favore delle famiglie di due pazienti vittime di malasanità, riconoscendo loro il giusto risarcimento milionario.
Nel primo caso il Niguarda è stato condannato a versare una provvisionale di un milione di euro alla vedova di un malato, morto poi nel 2007, a cui non è stata diagnosticata la giusta sindrome con le relative e fatali conseguenze; nel secondo, invece, al San Carlo spetta versare 1.180.000 euro alla famiglia di un paziente rimasto invalido al 90% dopo aver ricevuto cure incaute nel 2005.
Tutto risolto, quindi? Macché, visto che al momento le strutture sanitarie coinvolte non hanno ancora sborsato un solo euro. Il motivo? Facile: non sono più assicurate contro questo tipo di rischi, e le richieste di indennizzo sono troppo alte per poterle liquidare attingendo dal proprio fondo cassa.
E quindi chi paga? Bella domanda, ma a questo punto non è per nulla improbabile che le parti civili possano decidere di rivolgersi direttamente ai medici condannati in solido con i loro ospedali a risarcire i danni, arrivando addirittura a chiedere il pignoramento delle loro case o di altri beni privati.
Una soluzione che, ci vuole poco a prevederlo, provocherebbe un’enorme tensione all’interno degli ospedali di cui, francamente, faremmo tutti volentieri a meno: se infatti è giusto che ogni medico si prenda le sue responsabilità di fronte a errori o omissioni che possano mettere a rischio la salute dei pazienti, è altrettanto vero che nessun medico può esercitare serenamente la sua professione con una tale spada di Damocle sulla testa.
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